RITIRO ON LINE
agosto - 2007  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso di Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]

 

“Il Dio, diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini.”

[S. Messa di inizio del Ministero Petrino, Omelia di Benedetto XVI, 24 Aprile 2005]

 

Invoco lo Spirito Santo:

O Spirito Santo,

vieni in aiuto alla mia debolezza

e insegnami a pregare.

 

Senza di Te, Spirito del Padre,

non so che cosa devo chiedere,

né come chiederlo.

 

Ma Tu stesso vieni in mio soccorso

e prega il Padre per me,

con sospiri che nessuna parola può esprimere.

 

O Spirito di Dio,

Tu conosci il mio cuore:

prega in me come il Padre vuole.

 

O Spirito Santo,

vieni in aiuto alla mia debolezza

e insegnami a pregare.

Amen

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

LECTIO          Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano

            Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)

            1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

 

            3 “Beati i poveri in spirito,

            perché di essi è il regno dei cieli.

            4 Beati gli afflitti,

            perché saranno consolati.

            5 Beati i miti,

            perché erediteranno la terra.

            6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

       perché saranno saziati.

            7 Beati i misericordiosi,

            perché troveranno misericordia.

            8 Beati i puri di cuore,

            perché vedranno Dio.

            9 Beati gli operatori di pace,

            perché saranno chiamati figli di Dio.

            10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,

            perché di essi è il regno dei cieli.

            11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

 

Parola del Signore

 

 

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!

“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

MEDITATIO      Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

La bruciante attualità delle Beatitudini può essere capita solo se cogliamo a fondo la carica rivoluzionaria, "un misterioso capovolgimento antropologico" (card. Martini) che esse innescano. Proprio dentro una realtà socio-culturale tutta "giocata" nel "più avere", le beatitudini ingenerano, nello spirito, il passaggio dal bisogno di "avere di più" a quello di "essere di più", "dall'essere di più" a quello di dare, cioè dall'avere per sé a essere per gli altri. In questa beatitudine la fame e la sete, essendo "giocate" sulla giustizia, diventano fame e sete di donarsi. E non è questo il vero segreto della riuscita dell'uomo: il suo sapersi fare dono?

 

 

Approfondimento del testo:

Il testo greco dice: peinôntes kaì dipsôntes. E la Bibbia interconfessionale traduce molto liberamente: "Beati quelli che desiderano ardentemente ciò che Dio vuole, perché Dio esaudirà i loro desideri". Per approfondire ulteriormente cogliamo il senso dei termini giustizia, fame, sete, sazietà nella coralità dei testi biblici. Come risuona biblicamente il termine giustizia? Anzitutto, nello stesso discorso della montagna, leggiamo: “Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno di Dio” (Mt 5,10). Ancora in Matteo troviamo l'espressione giustizia: "Perché io vi dico che, se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli" (Mt 5,20). La nostra giustizia (la giustizia dei seguaci di Gesù) si connota dunque per un fatto d'interiorità che è la radice del nostro bene-operare, mentre la giustizia di scribi e farisei è all'insegna dell'apparire, del mietere consensi. Siamo confermati in questa interpretazione da Mt 6,1 dove leggiamo: "Guardatevi dal fare la vostra giustizia (cioè le vostre opere buone) davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro dei cieli". In Mt 6,33 c'imbattiamo poi in un'altra importante sfaccettatura del termine giustizia. Si tratta non delle buone opere fatte da noi ma della giustizia-santità-regno di Dio: "Cercate il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in aggiunta". Possiamo dunque evidenziare anzitutto una giustizia di Dio che è la sua stessa santità ed è quella che rende possibile e modella la nostra giustizia, cioè il desiderio e la volontà e il fatto di realizzare buone opere: un agire retto, secondo Dio. C'è poi di conseguenza una giustizia sociale, con l'impegno per la difesa della vita e dei diritti dei fratelli più poveri, ecc. Anche i termini "fame" e "sete" vanno colti nell'intensità del loro significato. Fame e sete indicano i bisogni primari in ordine strettamente alla sopravvivenza. Se non mangi e non bevi, muori. Ciò dà il peso, la pregnanza del valore metaforico di questi due termini che, soprattutto accostati, esprimono un bisogno ineluttabile, profondo che vuole essere appagato, se non si vuole incorrere nel malessere e nella morte spirituale. Nel contesto delle Beatitudini "fame e sete" vengono dunque a significare un ardentissimo desiderio di quella giustizia che - come abbiamo visto - è, nella sua essenza, la santità stessa di Dio, il suo largo e sapiente regnare nei cuori che si aprono al Suo amore e desiderano compiere il suo progetto. E' da questa giustizia-santità di Dio operante in noi che procede la mia fame e sete di realizzare opere giuste e buone, dunque sante. E' da questa radice santa che è la giustizia e santità di Dio che procede poi anche l'azione della giustizia sociale da parte del vero cristiano.

 

 

 

Meditiamo attualizzando:

E' molto bello vedere come, dentro la fabbrica dei bisogni indotti dall'ipermercato che è la nostra società, nel cuore di chi appartiene a Gesù si fa strada una fame e una sete che è il prepotente desiderio del regno di Dio e il pieno realizzarsi del suo progetto santo, consono alla sua santità che è amore. Fa parte della confusione attuale il fatto che l'uomo (giovane e non) è preda di chi vuole accaparrarsi i suoi soldi esasperando bisogni secondari. E' in questo modo che, nel contempo, ineluttabilmente, si viene soffocando a poco a poco la grande fame e sete di Dio. La sua giustizia che è santità cioè ampiezza, profondità, splendore del suo amarci e chiamarci a realizzarci amando i nostri simili, è sostanzialmente ciò di cui anche in modo inconsapevole ha fame e sete il cuore di ogni uomo. In fondo vivere questa beatitudine vuol dire entrare nella consapevolezza della nostra identità di uomini e di cristiani che è proprio connotata dalla profonda fame e sete di Dio e della sua santità come radice e linfa, alimento del nostro vivere santo. Posso vivere in pace (anzi più in pace) se non soddisfo la falsa fame e sete di cose e realtà gratificanti solo la superficie di me. Sto male e muoio spiritualmente se non capisco e non soddisfo la mia fame e sete essenziale di profondità, cosa che mi è resa possibile, se, giorno dietro giorno, io compio ciò che a Dio piace.

 

 

La Parola m’interpella

*      Il mio nutrimento spirituale: quello per cui so di far crescere la mia vita in Cristo è la mia volontà o la ricerca assidua, dunque fame e sete, della volontà di Dio?

*      Nella preghiera, nell'ascolto interiorizzato e giornaliero della Parola di Dio, so di orientare bene questa "fame e sete" perché venga saziata appunto dal fare ciò che a Dio piace e come a Dio piace?

*      I miei rapporti interpersonali si basano sulla giustizia o sono calcolo e sfruttamento egoistico? Questa mia giustizia è fredda retribuzione o "germoglia" da quella radice che è la giustizia-santità ampiezza dell'amore di Dio?

*      Quando mi do ad opere sociali, lo faccio per filantropia o dentro questa ottica ampia e profonda che mi rassicura e impegna evangelicamente?

 

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Mi metto alla presenza di Dio, all'aperto o ai piedi del Tabernacolo.

Poi prego le due domande del Padre Nostro:

"Venga il tuo Regno",

"sia fatta la tua volontà".

E' una preghiera ripetitiva sul ritmo del respiro, sul battito del cuore.

Mi consente di immergermi nella giustizia-santità di Dio,

di averne fame e sete e di esserne saziato interiormente:

per me e per quanti amo.

E' il segreto della mia pacificazione e del mio concreto impegno

perché trionfi la giustizia attorno a me.

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!