RITIRO ON LINE                                                                                                   
agosto
2014  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

«Il Signore mi liberò dal mio potente nemico.

Il Signore fu il mio sostegno.

Egli mi trasse fuori al largo, mi liberò.

Il Signore mi ha reso secondo la purezza delle mie mani.

Tu ti mostri pietoso verso il pio,

integro verso l'uomo integro;

ti mostri puro con il puro

e ti mostri astuto con il perverso;

poiché tu sei colui che salva la gente afflitta

e fa abbassare gli occhi alteri.

Sì, tu fai risplendere la mia lampada;

il Signore, il mio Dio, illumina le mie tenebre.

La via di Dio è perfetta;

la parola del Signore è purificata con il fuoco;

egli è lo scudo di tutti quelli che sperano in lui.

Poiché chi è Dio all'infuori del Signore?

E chi è roccia all'infuori del nostro Dio? »

 

(dal Salmo 18)

 

  

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

LE VIE PER LA FELICITA’

 Nelle beatitudini Gesù indica il cammino verso la vera felicità, che non è un sentimento bensì un’attitudine; non si basa su ciò che si possiede, ma su una gioia interiore, ben più profonda, che possiamo incontrare nell’intimo di noi stessi.

LA SESTA VIA: LA PUREZZA DEL CUORE

 

         

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   

  

«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio» (Mt 5,8)

 

«Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro; sono corrotte la loro mente e la loro coscienza» (Tt 1, 15)

 

«E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo» (Fil 1,9-10)

 

  

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

  

Sesta via: la purezza del cuore

 «Beati i puri di cuore perché vedranno Dio». (Mt 5,8)

La parola "purezza" sembra essere piuttosto in disuso oggi. Un uso talvolta eccessivo, in chiave moralistica, tempo addietro ha fatto sì che se ne parli poco o sia incompresa.

Il termine di per sé significa "condizione o stato puro", assenza di qualunque cosa che contamini, inquini o sporchi.

Per la tradizione cristiana, purezza significa non lasciarsi corrompere interiormente; in questo caso, possiamo dire che è il desiderio originale di Dio nel creare l'uomo e la donna a sua immagine e somiglianza.

Tutti abbiamo impresso in noi ciò che Dio è nella sua essenza; ma a noi è dato il libero arbitrio. Quando nasciamo, cominciamo a ricevere una serie di informazioni che in qualche modo vanno a plasmare la nostra personalità. In psicologia si studia che l'ambiente influenza, ma non determina; tutto dipende dalla personalità di ciascuno di noi.

Siamo diversi gli uni dagli altri e unici, ma abbiamo nelle nostre mani la grazia della libertà. È così che possiamo comprendere la purezza in una visione cristiana: il desiderio di mantenersi in uno stato puro senza nulla che ci contamini.

In altre parole, nonostante tutte le influenze negative che riceviamo, possiamo scegliere grazie al "DNA" divino che è impresso in noi. Questo non ha nulla a che vedere con la religione, poiché anche coloro che non credono sono orientati da una norma etica segnalata dalla coscienza. Tutti noi sappiamo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; secondo alcuni teologi, questa coscienza è il marchio, il sigillo, il "dito" creatore di Dio in noi.

 

La purezza è allora una scelta.

Non si tratta di separarsi da un mondo che consideriamo peccatore e pervertito, ma si tratta, in mezzo al peccato, di scegliere la santità. Se così non fosse, Dio non ci avrebbe dato il libero arbitrio. Sarebbe molto semplice: nasceremmo e vivremmo come robot, seguendo il programma prestabilito dal programmatore.

Ma non siamo stati programmati, siamo stati generati.

 

Comprensione inesatta

La comprensione inesatta della parola "purezza" è stata una seria perdita per il cristianesimo nel corso dei secoli, poiché il suo uso si è ristretto alla questione sessuale. Ancora oggi subiamo gli effetti di questa visione. Infatti, quantunque la purezza sia stata legata alla castità sessuale, questa espressione va ben oltre ed è da mettere in relazione con la santità nella sua totalità.

È abituale accusarsi in confessionale: «Padre, ho peccato contro la purezza». E i peccati che vengono confessati fanno riferimento al non aver vissuto la castità. Ma altri peccati, pur attinenti alla purezza, vengono dimenticati per mancanza di conoscenza.

 

Il piano originale di Dio

Peccare contro la purezza, oltre la sfera sessuale, e non solo, è non vivere il piano originale che Dio ha sui suoi figli, è non vivere il grande marchio della presenza divina in noi e che ci fa simili a lui, cioè la capacità di amare.

Ogni peccato che consiste in una mancanza di amore è peccato contro la purezza, poiché ci stiamo lasciando contaminare.

In questo senso possiamo affermare che tutte le persone pure sono caste, ma non tutti coloro che sono casti sono puri.

La purezza è precisamente una virtù che viene dal cuore: «Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro; sono corrotte la loro mente e la loro coscienza» (Tt 1, 15).

 Essere casti non è garanzia di purezza agli occhi di Dio, poiché l'ascesi corporale non ci fa progredire se la nostra anima è corrotta.

Alcuni si considerano puri perché si privano di questo o di quello; ma sono poi implacabili nel giudicare e condannare gli altri. Purtroppo questo accade spesso nella vita religiosa. Il voto di castità è una testimonianza di amore illimitato per il mondo, ma se non è fatto nella purezza originale non serve a nulla e finisce per essere un peso per chi lo fa e, peggio ancora, si corre il rischio di compensare il voto di castità con comportamenti di dominio autoritario di tutto ciò che ci circonda: persone, attività lavorative e di altro tipo.

Nessuna pratica ascetica ha senso se la carità viene messa in secondo piano. Il voto di castità, o la castità in sé, ha senso soltanto se tutta la potenzialità di amore che portiamo in noi diventa dono gratuito agli altri, soltanto così essa sarà riflesso della purezza che ci muove. Diversamente corriamo il rischio di sentirci dire da Gesù: «Le prostitute vi precederanno nel Regno dei Cieli» (cf. Mt 21, 31).

La castità non deve essere un'imposizione, ma una conseguenza della purezza che viviamo. Non è infatti la castità che ci fa puri, ma la purezza che ci fa casti.

L'apostolo Paolo scrive di pregare per la comunità dei Filippesi perché ricolmi di carità possano comprendere e così scegliere (criterio del discernimento) ciò che è perfetto, in altre parole, ciò che ci avvicina a Dio, e così la purezza possa manifestarsi: «E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo» (Fil 1,9-10).

Parlando del posto della donna nella Chiesa, Pietro ci dà una vera lezione di ciò che è gradito a Dio; il suo insegnamento serve a tutti noi cristiani, uomini e donne: «Il vostro ornamento non sia quello esteriore: capelli intrecciati, collane d'oro, sfoggio di vestiti, ma piuttosto, nel profondo del vostro cuore, un' anima incorruttibile, piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti a Dio» (1 Pt 3,3-4).

Nel Salmo 18 il Signore si compiace di coloro che sono puri ai suoi occhi. Il salmista manifesta una profonda intimità con Dio, intimità che è frutto di purezza, poiché generalmente quanto più inquiniamo la nostra anima, più vogliamo andare lontani da Dio, forse per la vergogna.

«Mi liberò dal mio potente nemico.

Il Signore fu il mio sostegno.

Egli mi trasse fuori al largo, mi liberò.

Il Signore mi ha reso secondo la purezza delle mie mani,

poiché ho osservato le vie del Signore

e non mi sono allontanato dal mio Dio.

Tu ti mostri pietoso verso il pio,

integro verso l'uomo integro;

ti mostri puro con il puro

e ti mostri astuto con il perverso;

poiché tu sei colui che salva la gente afflitta

e fa abbassare gli occhi alteri.

Sì, tu fai risplendere la mia lampada;

il Signore, il mio Dio, illumina le mie tenebre.

La via di Dio è perfetta;

la parola del Signore è purificata con il fuoco;

egli è lo scudo di tutti quelli che sperano in lui.

Poiché chi è Dio all'infuori del Signore?

E chi è roccia all'infuori del nostro Dio? » (dal Sal 18).

 

La felicità nella purezza del cuore

Le persone pure di cuore, che lo sono veramente e non in apparenza, sono facili da distinguere: basta una conversazione per avvertire qualcosa di diverso quando stiamo con loro.

Una volta o l'altra ci capita di incontrare uomini e donne che ci mettono immediatamente in Dio, come se fossero ambasciatori del cielo. Il contatto con queste persone ci fa credere nel paradiso e nella vocazione innata al bene che c'è nell' essere umano. Sono persone che ci fanno bene, una semplice vicinanza ad esse ci trasmette allegria, sicurezza. Costatiamo che è bene stare in loro presenza. Sono quelle che vivono la purezza di cuore. E non abbiamo bisogno di anni di convivenza per sperimentare questo, bastano alcuni minuti. La purezza di cuore traspare dagli occhi, dal sorriso e dai gesti.

«Nessuno accende una lampada e poi la mette in un luogo nascosto o sotto il maggio, ma sul candelabro, perché chi entra veda la luce. La lampada del corpo è il tuo occhio. Quando il tuo occhio è semplice, anche tutto il tuo corpo è luminoso; ma se è cattivo, anche il tuo corpo è tenebroso.

Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se dunque il tuo corpo è tutto luminoso, senza avere alcuna parte nelle tenebre, sarà tutto nella luce, come quando la lampada ti illumina con il suo fulgore» (Lc 11, 33-36).

In questo caso la felicità è una manifestazione diretta dello stato di santità; i puri non hanno bisogno di fare grandi giochi di prestigio per essere felici. E ciò che è più interessante è l'effetto terapeutico, quasi miracoloso, della felicità che contagia. Stare alla presenza di queste persone è sentire la felicità, la felicità reale, che ci fa respirare a fondo e sentire vivi.

«Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove. Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.

È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio»    (2 Cor 5, 17 -20)

I puri di cuore ottengono di riconciliare il mondo con Dio grazie alla loro bontà e docilità. Si potrebbero citare innumerevoli esempi che illustrano ciò, ma tutti noi già viviamo situazioni e incontri che ci consentono di toccare Dio attraverso dei  “mediatori", degli “ambasciatori”.

Potrebbe allora essere utile domandarci: come si sentono le persone quando mi incontrano, quali sentimenti produco in loro?  Sono un "mediatore" per il loro incontro con Dio?  Oppure ... ?

Le risposte a queste domande ci daranno un'idea del nostro grado di purezza.

 

Il frutto della purezza di cuore: vedere Dio

Come già detto, i puri di cuore sono quelli che non si lasciano contaminare dalle cose che ci allontanano da Dio, sono quelli che conservano grazie alla libertà di scegliere il desiderio di essere in ogni cosa immagine e somiglianza di Dio che ci ha creato.

Vedere Dio è il frutto di questa beatitudine. Gesù lo dice perché i puri di cuore sono coloro che sono più vicini a ciò che Dio è nella sua essenza. È l'applicazione o la realizzazione della preghiera sacerdotale di Gesù nel vangelo di Giovanni:

«Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. lo in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo

conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.

Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.

Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro» (Gv 17,21-26).

I puri di cuore sono felici anche perché ottengono di vedere e fare l'esperienza di Dio nella vita quotidiana, ottengono di percepire le manifestazioni di Dio nella loro propria vita, nella vita del prossimo e nella natura - tutto finisce per essere segno della provvidenza divina. E questo perché loro stanno in Dio.

Stare in Dio è bagnare la nostra anima nel mare dell'infinita bontà del Creatore.

Vedere Dio, più che stare faccia a faccia con lui, è percepirlo e sentirlo nella vita ordinaria, anche se sperimentiamo le più varie difficoltà nel percepire la sua vicinanza.

Il cuore è puro, l'anima è pura, per questo gli occhi vedono purezza, vedono Dio. Se vediamo solo il negativo, sia nella nostra storia che in quella degli altri, arrivando ad avere "la bocca amara", possiamo star certi che siamo lontani dalla purezza voluta da Gesù.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Chi siamo noi cristiani, poveri esseri umani?

Chi siamo?

 

Oggi ce lo ricordi,

oggi ci riveli la nostra più alta essenza,

oggi ci risvegli dal grigiore del tempo umano

che misura e calcola e nasconde.

 

Oggi…illumini!

Che bello!

Perché l’uomo veda se stesso!

Oggi ci ridoni noi a noi stessi,

noi poveri umani.

Ci richiami a riprendere

quella vita che è fin da allora:

siamo luce perché creati dalla Luce

e per questo il buio non deve farci paura.

 

Ma l’uomo potrà vedere,

attraverso di noi,

il Padre nostro che è nei cieli?

 

 (liberamente tratto da una preghiera di Alberto Signorini)

 

 

 

(Valentina Melis – Angelo)

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di padre Erlin, missionario claretiano)