RITIRO ON LINE - aprile 2023     










Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

 

Osservo la tua Parola che disegna il Tuo volto

nelle pieghe di questa vita.

La tua Parola mi cerca, mi trova, mi prende per mano e mi conduce

oltre ogni notte, oltre ogni morte verso la pienezza dell’amore, verso la Vita

(Luca Rubin)

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

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INCONTRI  DI  GESU’  LUNGO  LE  STRADE  POLVEROSE DELLA  PALESTINA

 

In parrocchia recentemente è stata proposta una serie di Lectio incentrata sugli incontri di Gesù con alcuni “personaggi” colti nella concretezza della loro vita quotidiana, narrati nel Vangelo di Luca. Sono dei “ritratti dal vivo”! In questi personaggi si possono riscontrare molti  aspetti presenti anche nella vita di ciascuno di noi, nonostante la distanza temporale.  Sono spazi di concreta umanità ma anche di svelamento della verità.

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.  Lc 24,13-35

 

13Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, 14e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. 15Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. 16Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 17Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; 18uno di loro, di nome Cleopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». 19Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; 20come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. 21Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. 22Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba 23e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. 24Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 25Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! 26Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». 27E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.  28Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. 29Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 30Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. 31Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. 32Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 33Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, 34i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». 35Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore"

 

 

GESÙ CON I DUE DISCEPOLI

VERSO EMMAUS

 

L’EPISODIO

Il racconto dei discepoli di Emmaus è l’episodio più significativo nel Vangelo di Luca per quanto riguarda le apparizioni del Risorto.

Il brano si articola in due momenti: il primo (24,13-27) considera il cammino fisico e interiore che due discepoli compiono per giungere alla fede piena nel Cristo risorto. Essi passano dalla disperazione alla speranza, dalla delusione a una nuova attesa, dal buio alla luce, da un cuore indurito e sfiduciato a un cuore che incomincia ad ardere.

 Nel secondo momento (24,28-35) Gesù finalmente è riconosciuto dai due discepoli allo spezzare del pane, nell’intimità di un trovarsi insieme conviviale, in una casa del villaggio di Emmaus.

Due momenti entrambi fondamentali  e necessari in quanto uno non può esistere senza l’altro, per giungere a un’autentica scelta di fede in Cristo morto e risorto.

 

Il brano non contiene soltanto il resoconto di un’esperienza pasquale che ha toccato due discepoli, né la semplice attestazione della risurrezione di Cristo, ma offre una profonda luce sul mistero cristologico, per far emergere la duplice componente dell’azione salvifica compiuta da Gesù: quella umiliante e fallimentare della morte in croce e quella gloriosa e trionfante della resurrezione.

Due elementi inscindibili, poiché secondo la testimonianza della Scrittura: il Salvatore doveva passare attraverso la sconfitta della morte per ottenere la pienezza della vita. Questa è la strada unica della redenzione messianica.

Luca intende presentare con plasticità e vigore questa verità attraverso la viva descrizione di un insolito percorso di due discepoli che vanno e tornano da Gerusalemme a Emmaus in una medesima giornata.

 

LA SITUAZIONE CONCRETA

Nei vv. 13-16 Luca presenta la situazione.

«Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo

Precisa subito il tempo e il luogo. Per quanto riguarda il tempo, si tratta del primo giorno dopo il sabato, cioè il primo giorno lavorativo dopo il riposo; per i cristiani diventerà il giorno di Pasqua.

Per quanto riguarda il luogo si tratta della strada che va da Gerusalemme al villaggio di Emmaus.

La vicenda dei due discepoli è descritta tenendo conto delle circostanze concrete nelle quali essa accade e che gradualmente permettono ad essi di riconoscere con certezza Gesù risorto.

 

IN CAMMINO

I due, di cui uno viene indicato con il nome di Cleopa, (« uno di loro, di nome Cleopa…») non avevano creduto all’annuncio della risurrezione fatto dalle donne; si mettono così in cammino, con animo pensoso e triste, discutendo tra loro. Sono presi totalmente dagli avvenimenti accaduti in quei giorni a Gerusalemme e li vanno ricordando.

Di fatto sono “ricurvi sul passato”, e pur allontanandosi dalla città, il loro cuore è rimasto ancorato a quella realtà sconcertante del venerdì scorso, a Gesù di Nazaret crocifisso e poi sepolto prima del tramonto del sole.

Sono profondamente delusi a causa della crocifissione di quell’uomo. Essi commemorano un morto, uno che, pur avendo promesso tante cose, è rimasto vittima della cattiveria altrui e ha fatto la fine di un fallito o di un illuso.

 Tutto sembra fermo a quel momento triste, dopo il quale non c’è stato altro avvenimento di speranza.

I due discepoli hanno atteso fino al terzo giorno dopo la crocifissione, ma inutilmente.

 

UN COMPAGNO DI  VIAGGIO

Mentre così discutono, Luca racconta che Gesù, il Risorto in persona, si accosta e cammina con loro, si fa ad essi vicino.

«Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro.»

Ma subito aggiunge: «I loro occhi erano impediti a riconoscerlo».

Non si tratta tanto di vederlo, ma di «riconoscerlo». Il loro desiderio di vedere Gesù è forte, ma non basta la visione fisica, occorre ravvisare la sua presenza di Risorto. Per i due discepoli, Gesù è come se non ci fosse, pur essendo in loro compagnia. Egli è vivo, prossimo ad essi, per i quali però è come se fosse ancora morto.

Lo sguardo dei due uomini, chiuso nella tristezza di un ricordo doloroso del passato e ripiegato verso un senso umano di considerare gli eventi messianici, non poteva avere la luce sufficiente per comprendere l’uomo nuovo, il vincitore della morte che era lì, accanto ad essi e parlava con loro come un amico.

Per vedere è necessaria la luce. Per riconoscere Gesù vivo e presente occorre un’apertura di mente che consenta di superare le restrizioni terrene e di cogliere il senso vero dell’essere nuovo di Cristo. Questa luce è la fede che ancora non era germogliata nell’animo dei due compagni.

 

IL CAMMINO INSIEME

Nei vv. 17-24 i due raccontano allo sconosciuto quello che è capitato in quei giorni a Gerusalemme e molto sinceramente fanno la confessione del loro stato d’animo.

« Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Cleopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».»

Essi avevano creduto in Gesù di Nazaret e avevano sperato nel suo annuncio messianico, ma invano, perché di lui non si sa più nulla.

In altre parole avevano compreso ciò che Gesù era e si prefiggeva, ma solo in parte e secondo le loro intenzioni, che corrispondevano alla mentalità corrente di un messianismo profetico e politico.

Gesù era considerato un profeta potente in parole e opere, colui che poteva finalmente guidarli e aiutarli. Avevano riposto in lui le loro speranze messianiche, pensando che avrebbe liberato Israele da tutti i nemici e avrebbe stabilito apertamente e definitamente il regno di Dio.

Invece è stato crocifisso e sepolto.

 

SCANDALIZZATI  E  DELUSI

Essi erano rimasti scandalizzati della fine indegna di questo profeta, sebbene continuino a credere che sia stato un grande profeta mandato da Dio, che abbia subìto la sorte di tanti profeti. Ma quanto a riconoscerlo come Messia, per loro il discorso è chiuso. Un uomo che è stato crocifisso ed è morto non può essere il Messia.

Non tanto perché era inconcepibile la morte di un profeta, ma perché le autorità religiose e politiche avevano prevalso su di lui. Dio non aveva impedito la sua fine ingloriosa e non aveva accreditato la sua testimonianza.

 Gesù era morto e con lui era morta la loro speranza. Le stesse testimonianze di alcune donne che hanno visto la tomba vuota e gli angeli, non riescono a dissipare il loro dubbio, anzi portano maggior scompiglio e abbattimento.

Infatti alcuni discepoli erano andati al sepolcro: «Ma lui non l’hanno visto». Egli non esiste più, non c’è neanche parvenza di un suo ritorno in vita.

Tutto è finito.

 

DISPONIBILITA’  E SCELTA

Per coloro che hanno compreso Gesù, il fatto del sepolcro vuoto è sufficiente per credere alla sua resurrezione; per chi invece è fermo alla propria mentalità, esso è solo motivo di disorientamento. L’annuncio della Pasqua fatto dagli angeli: «Egli è vivo», da solo non è bastante a creare la fede, occorre la disponibilità e la scelta dei discepoli. E i due di Emmaus questa scelta non l’hanno fatta, rimanendo legati al loro modo di pensare, alle loro attese umane. Lo sguardo retrospettivo che essi rivolgono ai fatti avvenuti riferisce la storia di una grande speranza e di una delusione ancora più grande. Questo non solo per quanto riguarda la sua morte, ma anche per i fatti concernenti la resurrezione: «Lui non l’hanno visto».

Tutto il loro pensare e dialogare continua a concentrarsi su di lui, non possono dimenticarlo. Ciò manifesta l’interesse, il legame, l’amore che questi due hanno per Gesù. Il loro discorso sembra non volersi fermare come un fiume in piena. Ad esso tuttavia è necessario porre un margine.

 

LA  LUCE  DEL “PELLEGRINO”

Per questo subentra la parola  del pellegrino. Ora è lui a intervenire con la luce del suo ammaestramento.

Nei vv. 25-27 si inserisce la sua parola saggia.

«Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.»

Egli anzitutto rimprovera la loro durezza e chiusura di cuore, con una forza e un’autorità che non è certamente quella di un estraneo e di un ignorante. La sua figura assume gradualmente un aspetto dignitoso e magisteriale. Si pone infatti come maestro in mezzo a loro, richiamandoli alla prospettiva del piano divino.

«Non bisognava che il Cristo patire tutte queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».

E’ questo il disegno salvifico del Messia, che doveva passare attraverso il dolore e l’umiliazione della morte per ottenere la glorificazione, secondo la via voluta da Dio. In altre parole i due discepoli non solo non credono alla resurrezione di Gesù, ma non hanno ancora capito l’evento della morte in croce. Vedevano  nella croce solo la fine miserevole di questo personaggio, contro cui si infrangeva e si disintegrava la loro speranza. Ne erano rimasti totalmente scandalizzati.

 

RILEGGERE  LE  SCRITTURE

Dovevano rivedere e leggere la morte nell’ottica divina.

Le Scritture vengono in aiuto, illuminano, spazzano via i dubbi. Esse liberano l’animo da strutture mentali preconcette o parziali. La necessità delle sofferenze del Messia non è un fatto strano e incomprensibile, perché si ricollega  a ciò che le Scritture affermavano  e che Gesù stesso in vita aveva più volte ricordato. Il pellegrino comincia a spiegarle nel loro senso più profondo, che confermano la concezione di una morte redentrice stabilita da Dio per gli uomini. É questa la nuova luce che rischiara via via la mente dei due discepoli, svincolandola dalla vecchia prospettiva terrena e aprendola all’accoglienza dell’evento pasquale.

La morte in croce non manifesta il fallimento del Messia, ma la sua incondizionata fedeltà a Dio. Il suo cammino redentivo non finisce con la morte, ma attraverso di essa conduce alla gloria. Gesù si rivela Messia proprio sulla croce, dove si manifesta la pienezza della potenza di Dio. Gesù chiarisce quali siano le attese destinate a cadere e all’opposto che cosa si possa attendere da lui con la più grande fiducia.

Entrare comunque nella logica di un simile percorso, attendere Gesù vivo e glorioso resta ancora nell’ambito della concettualità, non tocca la realtà, non dice ancora dove concretamente egli si trovi, quando riconoscerlo e come incontrarlo vivente e risorto.

Per giungere a questo, occorre ancora un segno concreto e sensibile, che avrebbe portato a termine la conversione.

 

L’INCONTRO  DI  FEDE  CON  CRISTO

Nei vv. 28-31 il segno è avvenuto a Emmaus. Luca indica, ancora una volta, il luogo preciso e il tempo, cioè la sera delle stesso giorno.

« Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. »

Il segno è stato posto sia da parte dei discepoli che hanno invitato Gesù a fermarsi sia da parte di Cristo che ha corrisposto con lo spezzare il pane. Nell’accostamento di questi due gesti si è creata una vera comunione di spirito che ha suscitato in essi la comprensione e l’accettazione dell’evento salvifico del Risorto.

Luca scrive che i due pregano con insistenza il pellegrino di fermarsi: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto», mentre egli sembra voglia proseguire il cammino. Gesù lascia che siano proprio essi a chiedergli di sostare con loro.

Non vuole imporsi; la sua presenza e la sua vicinanza devono essere liberamente sollecitate. In questo senso si può notare la sua esplicita volontà di muovere il cuore dei discepoli a un segno di amore. Di fatto essi dimostrano di desiderare un rapporto più lungo e profondo, di stabilire con lui una vera amicizia, invitandolo a restare con loro quella sera, a trattenersi a mensa con loro. Il mangiare insieme esprime molto bene l’intimità e la sincerità del rapporto.

Inoltre i discepoli escono dalla loro chiusura interiore, aprendosi all’accoglienza dell’altro, poiché si accorgono che il giorno sta per finire e non è cosa buona proseguire il cammino nella notte. Non pensano più a loro stessi, ma si preoccupano della situazione disagiata di quel pellegrino, le cui parole hanno toccato profondamente il loro cuore. Non sono più prigionieri del loro mondo interiore, ma si rendono disponibili a un nuovo modo di pensare e di essere.

Per questo Gesù accetta l’invito. Si siede a mensa con loro e assume il compito di spezzare il pane.

 

LO SPEZZARE  IL PANE

Lo spezzare il pane, azione compiuta da ogni capofamiglia od ospite d’onore al momento del pasto, indica il gesto di servizio e di amore di Gesù, segno di comunione fraterna. Tale segno unisce il passato, vissuto dai discepoli fino alla morte, al presente, all’evento nuovo della risurrezione.

 Esso rinvia non solo all’ultima cena, ma anche alla moltiplicazione dei pani. In questo modo i due sono consapevoli che è sempre lo stesso Signore e che essi stessi sono quelli di sempre. Si afferma così la continuità della storia della salvezza, che garantisce la concretezza e la realtà della visione di fede. Se non fosse avvenuto tale segno, poteva nascere il dubbio di un evento fantastico o puramente soggettivo.

 

LA  MANIFESTAZIONE  E  IL  RICONOSCIMENTO

Il gesto dello spezzare il pane non causa il riconoscimento del Risorto da parte dei discepoli, ma ne è l’occasione. Essi, che avevano seguito Gesù sulle strade della Palestina, avrebbero potuto riconoscerlo da molti altri segni. Se i loro occhi si aprono proprio in quel momento, allo spezzare del pane, è perché Gesù ha voluto così, egli ha deciso dove, quando, come manifestarsi.

Quel gesto è uno degli atti più semplici, anche banali, certamente comuni. Eppure ogni volta che il Vangelo ne parla, quell’atto provoca un grande risultato, una eccezionale trasformazione.

Nella moltiplicazione dei pani, alla semplicità del gesto fa da contrasto l’inaudito risultato: tantissima folla viene sfamata.

All’ultima cena quel pane spezzato da Gesù è il suo corpo dato, la sua vita comunicata.

Adesso allo spezzare del pane segue la trasformazione dei discepoli, la loro radicale conversione.

A questo punto «si aprirono i loro occhi e lo riconobbero».

Non si dice che lo vedono, ma che lo riconoscono. É l’evento della loro fede piena. Ma in quell’istante Gesù scompare dalla loro vista.

Venendo meno la visione terrena, si apre una visione spirituale che fa riconoscere il Signore per quello che veramente è, e attua con lui un incontro di amore e di unità. Egli ormai continua a vivere in coloro che credono in lui e che diventano i suoi testimoni nel mondo. Pur essendo invisibile ai loro occhi di carne, il Risorto resta presente e vivo: l’invisibilità non equivale all’assenza o alla morte.

L’improvvisa scomparsa di Gesù, dopo il riconoscimento, avrebbe potuto lasciarli tristi, interdetti, paralizzati. Invece neppure ne parlano, come se non li riguardasse o fosse cosa di nessun rilievo. Anche da questo particolare si mostra il loro cambiamento.

Infatti la loro comunione con Gesù è stata caratterizzata, fino alla sua morte, dalla sua presenza fisica. Il Risorto ora non sarà più presente in modo visibile presso di loro. Ma camminando con essi li ha introdotti a una nuova forma di comunione con lui, segnata dalla consapevolezza della sua vita perfettamente compiuta: «Davvero il Signore è risorto».

Nei vv. 32-35 Luca descrive le due reazioni dei discepoli, dopo che hanno riconosciuto il Risorto.

« Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. »

La prima consiste in una esternazione dei propri sentimenti interiori: «…essi dissero l’un l’altro…», aprono il cuore reciprocamente. Si raccontano a vicenda come Cristo abbia mosso i loro sentimenti, come la sua parola, che «apriva» la Scrittura, abbia riscaldato il loro animo. Si stabilisce fra di essi una sincera e fraterna unione nel medesimo spirito di fede.

 La seconda reazione spinge i due a ritornare dai loro compagni per testimoniare quanto avevano sperimentato.

«Partirono senza indugio…».

Essi partono subito per Gerusalemme, nonostante l’ora tarda. Sono ormai gli annunciatori di Cristo risorto, senza limiti né di tempo né di spazio, nella piena disponibilità di chi ha visto il Signore e vive unito a lui.

Ritornano pieni di gioia recando l’annuncio pasquale. Sono di nuovo al punto di partenza, a Gerusalemme, non più come superstiti privi di coraggio e delusi, ma messaggeri della risurrezione.

Quando giungono trovano gli undici e gli altri; erano partiti lasciando un gruppo di persone rattristate, ora costatano una comunità gioiosa: «Il Signore è risorto ed è apparso a Simone». La testimonianza dei due, aggiunta a quella degli altri, è un’ulteriore conferma che veramente Cristo  è risorto ed è vivo.

 

SCELTA DECISIVA  PER  CRISTO

L’idea centrale di tutto l’episodio è che la fede vera richiede una scelta decisiva per Cristo: l’adesione totale alla rivelazione che attesta l’intervento liberatore di Dio in Gesù, attraverso la morte in croce e la resurrezione. Questo atteggiamento porta l’uomo a liberarsi da strutture mentali o attese umane, per partecipare al movimento di salvezza che viene da Dio, adeguandosi al suo disegno salvifico e non a quello proprio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Il mio tempo è vicino,

farò la Pasqua da te.

Passi da me, Signore,

per visitarmi, per stare con me,

ma non solo: desideri che

la tua Pasqua sia la mia Pasqua.

Il nostro tempo è vicino:

possa fiorire la vita,

la tua in me,

la mia per te.

 

 (Luca Rubin – Un minuto con Dio)

 

 

CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente, 

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti

i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.   Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!                                                                   

                    

 

(tratto da Lectio sul Vangelo di Luca proposte in parrocchia)

 

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