RITIRO ON LINE                                                                                                   
dicembre
2013  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

Cantate al Signore un canto nuovo;

la sua lode nell’assemblea dei fedeli.

 

Gioisca Israele nel suo creatore,

esultino nel loro re i figli di Sion.

 

Lodino il suo nome con danze,

con tamburelli e cetre gli cantino inni.

 

Il Signore ama il suo popolo,

incorona i poveri di vittoria.

 

Esultino i fedeli nella gloria,

facciano festa sui loro giacigli.

 

Le lodi di Dio sulla loro bocca

 

 (dal Salmo 149)

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

DIROTTAMENTI DELLO SPIRITO

  Gesù passa per le strade nel quotidiano della vita di donne e uomini, sfiora i loro sguardi, parla al cuore, suscita interrogativi e desideri profondi, spinge a fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa.

 MARIA DI NAZARET

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

“Ultima” o “prima”?

 

Ultima, o prima, figura del Nuovo Testamento che incrociamo in questo itinerario, è Maria, la madre di Gesù.

 

Questa riflessione sarà per noi come assolvere un debito del cuore verso Maria. Una riflessione che venga però dalle pagine del Nuovo Testamento, lei prima figura del Nuovo Testamento. Ricordando che un pericolo che la devozione a Maria ha corso lungo i secoli fu quello di una celebrazione lontana dai contenuti della Scrittura. Diceva a questo proposito Teresa di Lisieux:

 

“Non bisognerebbe raccontare [di Maria] cose inverosimili o che non si conoscono ... Perché un sermone sulla santa Vergine mi piaccia e mi faccia del bene, bisogna che io veda la sua vita reale, non la sua vita come la si suppone ... La si mostra inavvicinabile, invece occorrerebbe mostrarla imitabile, fare risaltare le sue virtù, dire che viveva di fede come noi ... Va bene parlare delle sue prerogative, ma non bisogna dire che il giusto. Chi sa se qualche anima non giungerebbe a sentire anche un certo allontanamento per una creatura talmente superiore...”

 

Vita “colorata” o vita comune?

 

Perché si è rischiato di espropriare Maria della sua vita vera, reale? Forse perché non era vita abbastanza “colorata”? Colorata di eccezionalità? Ma non sta proprio qui la notizia buona, un vangelo per noi che non abbiamo una vita colorata? Pensando a Maria di Nazaret  dovremmo concludere: ecco Dio è nella vita comune, quella che non attira attenzione. I compaesani non dicevano forse:

 

“Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?” (Mc 6,3).

 

Dentro o fuori?

 

“Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».

A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».

Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

(Lc 1,26-38)

 

Ebbene Maria - in questo è grande! - già il giorno dell' annuncio aveva colto, stupendosi, la differenza tra i nostri pensieri e quelli di Dio. Che sono diversi. Disse: "Eccomi" (Lc 1,38), diede una disponibilità. A uscire dal "dentro" dei nostri pensieri verso il "fuori" dei pensieri di Dio.

Sforiamo, se ci riesce, questa categoria del "dentro" e del "fuori", che attraversa tutta la vita di Maria. Lei per tutta la vita chiamata a sconfinare dai suoi pensieri per essere nei pensieri di Dio.

 

Avendo la letteratura religiosa insistito sul privilegio, facciamo tutto facile per Maria. Nell'ora dell' annuncio certo ci fu tutta l'emozione  per lo sguardo di Dio che si era posato su di lei. Già è emozione sentirsi guardati da qualcuno, pensate poi da Dio!

 

Emozione dunque, ma anche turbamento, perché se è vero che sulla sua piccolezza si era acceso lo sguardo di Dio, lo sguardo della tenerezza di Dio, di un Dio che cuce vestiti per Adamo ed Eva, di un Dio che riprende nelle sue mani il vaso incrinato della storia, lo riprende in mano nel suo Figlio e rimodella a salvezza la storia dell'umanità, è anche vero che a Maria e anche a noi è chiesto di prestare la nostra parte. L'angelo chiede a Maria di prestare la sua parte. Maria si mette a disposizione. Però Maria interroga l'angelo, vuol capire. Siamo molto lontani da certe interpretazioni che di Maria danno un'immagine slavata, come di una donna arresa, passiva, senza moti d'anima, senza una sua personalità.

 

Maria interroga, vuoI capire. E scoprirà anche lei a poco a poco, che cosa significhi mettersi a disposizione di Dio. Lei c'è, questo sì. Lei c'è in quella parola, piccola parola che fa la vita: "Eccomi". Se qualcuno dice: "Eccomi", "Ci sono", "Ci sono per te", nasce la vita, nasce una speranza. Perché è il contrario del "tirarsi indietro", del non prendersi una responsabilità, è il coraggio di rispondere: "Ci sono, eccomi".

 

Dicevamo che noi la facciamo facile per Maria.

 

Ma immaginate che cosa abbia significato quella maternità "fuori"? Riappare la categoria del "dentro-fuori"! Ma pensatela, ragazza con quel gonfiore nel corpo. Quel gonfiore che la abitava, era la cosa più bella del mondo. Ma vi immaginate gli occhi del paese su di lei, immaginate i commenti?

 

Le erano state dette dall'angelo parole alte: nel grembo il figlio dell'Altissimo. Ma tutto avveniva come per tutte le donne. Anche per lei ci sarebbero voluti nove mesi come per tutte le donne. E già si sentiva un po' gonfia, come una terra quando il contadino vi mette un seme a dimora.

 

Nove mesi anche per lei. Non ci sono sconti, anche se l'angelo le aveva cambiato il nome, chiamandola "infinitamente amata, supergraziata” (L c 1,28).

 

E lei si andava chiedendo perché la sua casa e non un'altra casa, meno povera della sua. E perché il suo corpo e non un altro più robusto del suo. Ma Dio - lei lo aveva capito leggendo le Scritture - è per natura un sovversivo, rovescia i criteri mondani. Dio è “fuori”. Maria sperimentava il "fuori" di Dio.

 

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

46Allora Maria disse:

«L’anima mia magnifica il Signore 47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,

48perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

49Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome;

50di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.

51Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;

52ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili;

53ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

54Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia,

55come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

56Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

(Lc 1,39-56)

 

E, dopo l'annuncio, accaddero i giorni della visitazione. Rimane nei nostri occhi quell'andare, l'andare della donna di Nazaret, "in fretta" (Lc 1,39) per i monti di Giuda. E sui monti, nel silenzio dei monti, avvertì con trasalimento che la grandezza vera era quell’ “essere abitata" e che ancora una volta Dio, per i suoi strani giochi, aveva fatto cose "grandi" in una serva "piccola", sovvertendo ancora una volta gli abusati criteri di grandezza umana: "Ha guardato - dirà nel Magnificat - la pochezza" (v. 48), non l'umiltà, non una virtù. Ha guardato una pochezza.

La grandezza, pensava la donna, dipende dall'essere abitati. Dipende da chi e da che cosa ci abita. Noi certe volte persistiamo a chiamare "grandi" quelli che contano sulla terra… Forse qualche volta abbiamo ecceduto nel “celebrare” il potere dei così detti grandi dimenticandoci che Dio, invece, ha rovesciato i troni, ha rovesciato i potenti dai troni.

Forse dovremmo celebrare di più, invece, il grembo abitato delle donne, di ogni donna. Ci stia a cuore ogni grembo!

E beati coloro cui rimane un brivido di luce negli occhi, per riconoscerlo, per non essere indotti nell'inganno, per discernere tra rigonfiamento e rigonfiamento, tra il gonfiore sterile dell'arroganza umana e il gonfiore tenero della vita.

 

 E poi nacque!

 

E poi nacque. Maria sperimentò l'emozione di un cucciolo d'uomo che ti sguscia a fatica dal grembo, l'emozione di guardarlo e di dirgli: "Sei il Figlio di Dio". Lo mise fuori, ma fuori in tutti i sensi, fuori dalle previsioni, fuori dai pensieri che avremmo detto "normali". Pensate, a una ragazza viene detto: "Concepirai un figlio, lo darai alla luce ... verrà chiamato figlio dell' Altissimo" (Lc 1,31-32) e quel figlio, figlio dell'Altissimo, che sta nello spazio tenero dell'incavo di due mani, quel figlio dell' Altissimo di cui le era stato detto: "Il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo Regno non avrà fine" (vv. 32-33), nasce “fuori”, non c'è posto nemmeno in una casa. E a riverirlo, a vedere quel figlio che è la buona notizia di Dio, chi vedrà arrivare, la donna? Vedrà arrivare pastori, gente sospetta e scomunicata. Non poteva non chiedersi "dentro" di quale immagine fosse quel figlio, visitato da gente dubbia e ignorato da gente ortodossa. Ed ecco il verbo: “Maria - così dice il verbo greco - metteva insieme" (Lc 2,19), tentava di mettere insieme nel suo cuore ciò che era distante, tanto distante.

 

Figlio incompreso

 

41I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. 47E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». 49Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

51Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini. 

(Lc 2,41-52)

 

Altro episodio: lo portano al tempio a dodici anni e nel ritorno si accorgono che non c'è segno alcuno di lui nella carovana. E non è che si sia smarrito, come spesso ci succede di dire. Questo non è un incidente di percorso. Quel figlio sceglie lui, è lui a scegliere, di stare "fuori" o, se volete, di stare" dentro", dentro un'altra cosa.

 

Fuori per quelli che, come Maria e Giuseppe, pensavano che il "dentro" fosse la carovana. E lo sentono dire: "Non sapevate che io devo essere nelle cose del Padre mio?". Lui è "dentro" altre cose. Maria faceva fatica a capire: "Ma essi non compresero" (vv. 49-50). Figlio incompreso.

 

E Luca riprende per Maria il verbo dell'episodio dei pastori: “mettere insieme” con una sfumatura diversa che dice una fatica maggiore: non si tratta solo di "mettere insieme", ma di creare un confronto tra il "dentro" di loro genitori e il "fuori" di quel figlio dodicenne che va per altri sogni. Non basta stare insieme, ma occorre dialogare, confrontarsi. Anche se le parole sembrano dure.

 

Si potrebbe osservare che poi quel figlio ritornò "dentro", dentro la casa, dentro il paese. Ed è vero. Ma Maria non finirà di far interagire nel suo cuore cose diverse, perché quel figlio, ritornato con loro a Nazaret, ora era sì "dentro", ma era come abitato da altro, da un "fuori" .

 

 C’è chi pensa che Gesù sia “fuori” e lo vuole riportare “dentro”

 

20Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 21Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

22Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni». 23Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? 24Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; 25se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. 26Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. 27Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa. 28In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; 29ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». 30Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

31Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 32Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 33Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». 34Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! 35Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».     (Mc 3,20-35)

 

Andiamo ora a un brano dei sinottici, meno ricordato, meno citato, forse per una sorta di imbarazzo. Lo leggiamo nella versione di Marco. Si parla dei familiari di Gesù al versetto 21 e al versetto 31. E - dobbiamo confessarlo - i familiari di Gesù non fanno una gran bella figura: "I suoi - è scritto - uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: E’ fuori di sé". Così all'inizio del brano. E alla fine: "Stando fuori [dalla casa in cui Gesù si trovava], mandarono a chiamarlo". Ma Gesù non esce. Come se avesse una nuova casa. Ancora un "fuori" e un "dentro".

C'è una casa da cui Gesù è uscito, quella dalla quale escono i suoi: "Uscirono per andare a prenderlo". Gli esegeti fanno notare che questo verbo "prendere" in greco non è un verbo dolce, non è un prendere dolcemente, non è il verbo che usavano i fidanzati il giorno del matrimonio per promettersi l'un l'altro: "lo prendo te come sposo ... come sposa". Ma è un verbo duro che significa "impossessarsi", il verbo che sarà usato ben quattro volte nel racconto della passione per dire l'arresto di Gesù. I suoi dunque vogliono impossessarsi di Gesù. Dicono: "E’ fuori di sé" .

 

E lo dicono "fuori di sé"  perché è fuori casa, fuori dal recinto della casa, fuori dal modo di pensare di quella casa, fuori dai legami che si vivono in quella casa.

 

Ognuno si fa una sua misura e, se l'altro non è secondo quella misura, esagera, è fuori di sé.

 

E’ come se dicessero a Gesù: "Ci vuole un po' più di misura. Hai preso le cose un po' troppo alla lettera, ti stai identificando nel personaggio. Possibile che non ci sia per te neppure il tempo di mangiare?" .

 

Gesù ha un' altra misura. Ha abbandonato la casa, non nel senso dell'allontanamento dalle persone, ma nel senso dell'allontanamento dai criteri che sequestrano le persone, dagli affetti che soffocano le persone, dai rapporti iperprotettivi.

 

E, stando fuori, mandano a chiamarlo ... Gli dissero: "Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano". Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli!" (Mc 3,31-34).

 

Il brano riprende questo contrasto tra "fuori" e "dentro". Fuori e dentro sono concetti che spesso anche noi usiamo. Chi è fuori e chi è dentro? E spesso, poi, il fuori e il dentro hanno come spartiacque le nostre appartenenze. Nel giusto siamo noi, Gesù deve uscire e muoversi verso di noi. "Stando fuori, mandarono a chiamarlo ... Sono fuori e ti cercano".

 

Ma ci chiediamo: chi sono quelli "fuori" in questo momento, fuori dal disegno di Dio? Chi sono? Sono sua madre e i suoi fratelli. E’ come se Gesù avesse creato un altro "dentro", ed è dove c'è lui, e dove c'è lui c'è la folla, attorno a lui c'è la folla.

 

"Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui". Pensate alla tenerezza di quello sguardo di Gesù che andava al di là delle parentele di sangue. E non dovrebbe essere la tenerezza con cui ci guardiamo anche noi, per il semplice fatto di essere seduti intorno a lui?

 

C'è dunque un altro cerchio che disegna un nuovo "dentro": "Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre" (vv. 34-35).

 

 Come è più reale la storia di Maria, più reale e più intrigante, più vicina alle nostre storie e alle nostre fatiche, se letta secondo le Scritture!

 

Sotto alla croce

 

25Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Cleopa e Maria di Magdala. 26Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». 27Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.    (Gv 19,25-27)

 

Ricordiamo l'episodio di Maria accanto alla croce, secondo la redazione del Vangelo di Giovanni. Lei con Maria di Cleopa e Maria di Magdala. Ora sta arrivando alla fine di quel suo "mettere insieme" frammenti che sembrano così distanti. Ora comprende che il trono di Davide per quel suo figlio, il trono di cui le parlò l'angelo, "sta insieme" al legno della croce: il trono è la croce. Così come cantava la liturgia nell'inno Vexilla regis: "Regnò dal legno il Signore". Ora sappiamo che quando nelle preghiere della liturgia ci succede di pregare perché possiamo regnare, dovremmo subito ricordare a noi stessi che chiediamo la croce.

 

Maria, secondo i racconti dei vangeli, è entrata a poco a poco "dentro". Ora è dentro. Dentro il segreto di quel figlio. Ora sa fino in fondo dove andavano i pensieri di quel figlio. I pensieri di quel figlio erano dentro un amore incondizionato, fino a dare la vita per i suoi amici, per noi. Dentro la preoccupazione per gli altri anche nell'ultima ora. Le ultime parole che lei, la madre, sente sotto la croce sono di un figlio che pensa a lei, non vuole che rimanga sola, né vuole che si senta solo il discepolo. Lascia come testamento una custodia reciproca. Una casa che sia custodia e vita.

 

Non ci è detto dai vangeli se il giorno in cui madre e fratelli andarono in delegazione per portarlo a casa, alla fine poi, udite le sue parole, si siano messi nel cerchio della folla ad ascoltarlo. O rimasero fuori?

 

Nella stanza al piano superiore

 

12Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. 13Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: vi erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo Zelota e Giuda figlio di Giacomo. 14Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui.    (At 1,12-14)

 

Sappiamo invece che il giorno in cui quel figlio fu visto salire al cielo, erano a Gerusalemme "nella stanza al piano superiore" (At 1,13). Il libro degli Atti ricorda puntualmente i nomi degli apostoli, e continua scrivendo: "Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù e ai fratelli di lui" (v. 14). Eccola "dentro". Ora in questa casa più grande, nella chiesa e nell'umanità. A pregare e a ricordare.

 

Beata perché hai creduto

 

Beata Maria, perché ha creduto. Beata perché ha ascoltato. Beata, certo, perché madre di Gesù, sì, anche.  Ma non è la beatitudine maggiore. Quando un giorno una donna gridò a Gesù: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!", lui rispose: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,27 -28). E così svelò la vera grandezza della madre.

 

Saremo beati se ci proporremo questa beatitudine, quella di Maria. Questa è l'indicazione che ci viene da tutta la sua vita. A questo invita anche una delle poche, rare, sue parole, che ci sono rimaste nel vangelo. Disse agli inservienti alle nozze di Cana: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela!" (Gv 2,5). Fatela per la gioia del banchetto, per la vostra gioia e per la gioia di questa terra, di questa umanità.

 

"Qualsiasi cosa vi dica, fatela!''. E "beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” .

 

 

 

ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

O Maria, donna dei giorni feriali,


parlaci delle cose piccole e semplici


nelle quali si sente il sapore vero


del pane buono di un tempo,


impastato dalle mani della mamma.

 



O Maria, donna dei giorni feriali,


liberaci dalla tentazione della bontà


che cerca il palcoscenico


e si spegne insieme ai riflettori.


Aiutaci ad essere veri sempre e dovunque!

 



O Maria, donna dei giorni feriali, aiutaci


a riscoprire il fascino delle giornate normali:


fa che i nostri sguardi siano messaggi,


i nostri sorrisi siano abbracci di pace


e i nostri gesti siano regali colmi di gioia.

 

O Maria, donna dei giorni feriali,


aiutaci ad aprire la porta di casa


per condividere la festa della nostra vita


e per diffondere il canto dei figli di Dio


sulle strade della fatica di ogni giorno.

 



O Maria, aiutaci a capire


che la festa è Dio:


accolto e amato nella casa


dei giorni feriali.

 

Amen



(Card. Angelo Comastri)

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)