RITIRO ON LINE                                                                                                   
dicembre 2019

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Padre, mi conosci

per nome.

Prima ancora che io

pensi a te,

attendi la mia amicizia,

 

mi aspetti con amore,

mi vieni incontro

a braccia aperte.


Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

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IL VOLTO DI DIO – IL VOLTO DELL’UOMO

 

La lectio di oggi è tratta da una meditazione che don Massimo Grilli, docente alla Pontificia Università Gregoriana, propose ad un Convegno Nazionale delle Caritas Diocesane.

Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti. (Genesi 3,8-13)

 

8Poi (Adamo ed Eva) udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.

9Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». 10Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». 11Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». 12Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». 13Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

Il Volto come verità del sé  -  Adamo, dove sei?

 

 

  L’immagine del Volto

 Ogni esperienza di Dio, ogni autentica esperienza di fede, può essere ricondotta all’esperienza di un Volto, come esprime mirabilmente il Sal 27,8-9:

 “Il mio cuore ripete il tuo invito:  «Cercate il mio volto!». Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto”

 In effetti, la ricerca del Volto di Dio è il caso serio di ogni credente, come dimostra la storia di Mosè, desideroso di vedere il Volto di Dio, senza esserne in grado, perché:

« tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo»  (Es 33,20).

 

Un midrash racconta, però, che prima di morire sul monte Nebo, Mosè ricevette un bacio da Dio. E così, colui che non aveva potuto guardare il Volto di Dio, muore quando Dio lo bacia. È una bella metafora del mistero della vita e di Dio stesso.

Ma il Volto non connota soltanto Dio e la sua ricerca: il Volto è anche metafora dell’uomo nella sua più alta espressione. Si dice comunemente che l’uomo “ha un volto”, ma sarebbe meglio dire che l’uomo “è un Volto”. In effetti, il Volto - come del resto il Nome - concerne l’identità della persona, perché la definisce, la rivela, la mette in relazione. Cosa saremmo senza un Volto?

 Un’altra ragione per cui stiamo meditando e pregando sul “Volto” è perché, spesso, nelle nostre comunità ci imbattiamo in temi che portano la parola “Volto”: i volti di un territorio, i volti di una parrocchia, i volti dei poveri…

Devono essere molto fortunati quei territori, quelle parrocchie… che non sono definiti da una costellazione di individui anonimi, spesso concorrenti, ma che vengono percepiti, invece, come un insieme di “Volti”!

 

Adamo, dove sei? Il Volto come verità del sé

 Gn 3,8-13 è una di quelle pagine bibliche che devono essere comprese come un “archetipo fondatore”, in quanto fondano e spiegano la storia di ciascuno, di ogni Adamo che si trova sulla terra, di ogni Volto che si incontra sul cammino della vita. È la storia di tutti riportata “alle origini”. In effetti, il termine ebraico bereshit – con cui inizia la bibbia – significa principio, ma anche archetipo. Se questo è vero, allora ogni uomo è ’adam; Adamo era mio padre, mia madre, sono io… La domanda Adamo, dove sei? ci riguarda tutti, intimamente: come individui, come comunità, come Caritas, come Chiesa.

 

Una bella pagina di Dietrich Bonhoeffer, il testimone della chiesa confessante nei campi di concentramento nazisti, può costituire un buon punto di partenza per una profonda riflessione sul Volto come verità di sé:

Chi sono? si domanda Bonhoeffer,

Mi dicono spesso che dalla mia cella esco sciolto, allegro, sicuro come un signore nel suo castello..

Chi sono? Mi dicono che con i miei sorveglianti parlo libero, amichevole e chiaro, come fossi io a comandare.

Mi dicono anche che i giorni della disgrazia sopporto indifferente, sorridente e fiero come uno abituato a vincere.

Sono veramente quello che gli altri dicono di me? Oppure soltanto quello che io so di essere?

Inquieto, nostalgico, malato, come un uccello in gabbia,

lottando per un soffio di vita, come se qualcuno mi serrasse la gola,

assetato di colori, di fiori, di voci d’uccelli, bramoso di buone parole, di calore umano, tremante di rabbia dinanzi all’arbitrio e all’ingiuria più meschina,

roso dall’attesa di grandi cose, anelando impotente amici infinitamente lontani, stanco e vuoto per pregare, per pensare, per creare, esausto e disposto a prendere congedo da tutto?

Chi sono? Questo o quello? Oggi sono questo e domani un altro? L’uno e l’altro contemporaneamente?

Un ipocrita dinanzi agli uomini e

davanti a me stesso un disprezzabile, compassionevole rottame?...

Chi sono? L’interrogativo solitario si prende gioco di me. Chiunque io sia, tu mi conosci, sono tuo, o Dio!

 

Come Bonhoeffer, anche noi siamo chiamati a partire proprio da questa domanda che Dio rivolge ad Adamo: Adamo chi sei? Adamo dove sei? È la domanda sul Volto come verità del sé. Proviamo a comprenderne il senso, come credenti, come appartenenti alla Chiesa di Cristo, come operatori di giustizia all’interno della Caritas.

 

La domanda come invito a non nascondersi, a riconoscersi per ciò che si è: il Volto dell’Altro

 

Nel racconto più antico della creazione, l’ingresso dell’uomo nello scenario dell’universo viene descritto con queste parole: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo (adam) con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.   (Gn 2,7).

Ecco il volto dell’uomo! Il testo ci dice anzitutto che l’uomo è adam, e dunque “argilla, polvere” (’adam ha la stessa radice di ’adamah = terra ). Questo significa che il nostro orizzonte è costituito dalla fragilità, dal limite.

Riconciliarci con questa verità essenziale è principio di saggezza, perché la presunzione acceca e solo chi ha il senso della fragilità rincomincia sempre daccapo, con fiducia. Avere il senso della fragilità significa essere consapevoli che l’essere umano è sempre frammentario e frammentato, condizionato dalla parzialità nelle sue visuali e nei suoi progetti, nelle sue formulazioni e nei suoi giudizi. Il nostro primo dovere è di non fuggire di fronte alla realtà e di non voltare le spalle alla caducità che contrassegna le nostre intenzioni e le nostre opere. Questo ci rende umili e discreti nel confronto quotidiano con altri progetti e altri uomini che operano in strutture diverse.

La domanda però ha un’altra funzione. Per introdurla, vorrei citare una pagina di Martin Buber ne Il cammino dell’uomo. Buber parte dalla domanda che Dio pose ad Adamo nel giardino di Eden: Adamo, dove sei?”. Ed ecco il suo commento:

 

Adamo si nasconde per non dover rendere conto, per sfuggire alla responsabilità della propria vita. Così si nasconde ogni uomo… Proprio nascondendosi così e persistendo sempre in questo nascondimento… l’uomo scivola sempre, e sempre più profondamente, nella falsità. Si crea in tal modo una nuova situazione che, di giorno in giorno e di nascondimento in nascondimento, diventa sempre più problematica… Ed è proprio in questa situazione che lo coglie la domanda di Dio: vuole turbare l’uomo, distruggere il suo congegno di nascondimento, fargli vedere dove lo ha condotto una strada sbagliata… A questo punto tutto dipende dal fatto che l’uomo si ponga o no la domanda.

Di fronte a questa domanda non possiamo e non dobbiamo fuggire. Ogni uomo e ogni associazione, ogni comunità e ogni chiesa è nella situazione di Adamo. Non possiamo sfuggire alla responsabilità della vita e delle scelte che ci sono richieste. Non possiamo sfuggire, anche se siamo costituiti essenzialmente dalla precarietà e dalla nudità. Fuggendo, si rischia di trasformare l’esistenza in “un congegno di nascondimento” (Buber), che di giorno in giorno diventa sempre più problematico.

La domanda di Dio “dove sei?” viene a distruggere questo congegno, e a mostrare la strada da percorrere.

Ecco, dunque, delineato l’imprescindibile punto di partenza, non solo a livello personale, ma anche a livello comunitario: chi siamo e dove siamo in un mondo che cambia, nelle parrocchie che non sono più le stesse, tra i poveri della terra che crescono in proporzione della nostra ingordigia? Chi siamo e dove siamo come Caritas, nel cammino di fedeltà a Dio e di fedeltà all’uomo? Dove siamo nel vortice di una vita che si presenta con i suoi successi e insuccessi, dominata dalla colpa, avvolta dalla crisi, nei suoi sentieri di tenebra, eppure, redenta e resa feconda, salvata e riempita di grazia? Dove siamo?

 

La domanda di Dio come invito a riconciliarsi con se stessi: il Volto della comunione di vita

 “Chiunque io sia, sono tuo o Dio”: terminava così la preghiera di Bonhoeffer. Ed ecco, allora, il secondo aspetto della domanda di Dio ad Adamo. “Adamo dove sei?significa abbandonare la concezione che Dio possa essere “altrove”, oltre il nostro limite e il limite dei nostri progetti, oltre quel sentiero che stiamo percorrendo. Nella Bibbia, Dio non è “altrove”, ma “qui”! E questo significa che si manifesta proprio là dove noi siamo: nella nostra storia e nella nostra vita, così come essa è; nella nostra parrocchia e nella nostra quotidiana fatica; in quei fratelli e sorelle con cui preghiamo, operiamo, speriamo… E’ nel luogo preciso dove siamo posti che risplende il Volto di Dio.

 

In fondo, la conversione di cui si parla nella Bibbia significa proprio questo. In ebraico conversione si dice teshuvah, che vuol dire ritorno; un termine caro ai profeti, che vedevano nel ritorno alla fedeltà, alla propria vocazione il segreto di ogni autentica trasformazione del mondo. Il conflitto con gli altri ha sempre radici in se stessi e questo significa che solo ritornando in se stessi, alla propria vocazione, là dove Dio ci ha posto, che possiamo ritrovare il senso di responsabilità l’uno di fronte all’altro, senza le alienanti accuse dell’uno contro l’altro (cf. invece, Adamo ed Eva…).

 

Un racconto rabbinico riferisce che Rabbi Mendel chiese a bruciapelo ai discepoli: dove abita Dio? I discepoli si meravigliarono: che cosa avete, rabbi? Il mondo non è forse pieno della sua gloria? E il Rabbi riprese: Dio abita dove lo si lascia entrare.

Oso aggiungere: lo si può lasciare entrare solo lì dove siamo veramente. Voglio dire che la nostra vita con le sue crisi e le sue disobbedienze è lì sotto gli occhi dell’Onnipotente: non abbiamo bisogno di nasconderla, ma di trasfigurarla; o meglio, di metterla nelle mani di Colui che può strapparla alla morte. Ritrovare la centralità di Dio negli impegni quotidiani significa ritrovare il senso; un compito non solo necessario, ma indispensabile. Proiettati come siamo alle opere socialmente utili, all’impegno politico, alla costruzione di una città a misura d’uomo - valori sublimi, intendiamoci – talvolta dimentichiamo che solo la ricerca  del Volto dà senso a ciò che facciamo e agli abissi di tenebra e di vuoto, di inconsistenza e di abbandono, che ogni vita comporta.

Forse potrà sembrare poco opportuno che a uomini e donne immerse nel mondo degli impegni e delle responsabilità si venga a parlare della centralità di Dio. Ma io penso che qui si gioca il futuro di ciascuno: dei singoli e delle comunità, della Chiesa e della Caritas.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Anche nel mio cuore,

o Signore,

hai nascosto il tesoro

del tuo Volto.

Donami la forza di togliere

le barriere che lo coprono,

anche se questo richiede

sacrificio, volontà, pazienza

e sganciamento di tutto ciò


che finora ho valutato prezioso,
anche se non lo era affatto.
Aiutami, Signore, a trovarti, perché sono sicuro che, sotto la scorza, che sono io, ci sei Tu,
Dio del mondo e degli anni miei.

(A. Dini)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!  

 

(tratto da una lectio di don Massimo Grilli – Convegno Nazionale Caritas Diocesane)