RITIRO ON LINE
Febbraio - 2009  
 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

 

Invoco lo Spirito Santo:

 

Vento del Suo Spirito che soffi dove vuole, libero e liberatore,

vincitore della legge, del peccato e della morte... Vieni!

 

Vento del Suo Spirito che alloggiasti

nel ventre e nel cuore di una cittadina di Nazareth... Vieni!

 

Vento del Suo Spirito che ti impadronisti di Gesù

per inviarlo ad annunciare una buona notizia ai poveri

e la libertà ai prigionieri... Vieni!

 

Vento del Suo Spirito che ti portasti via nella Pentecoste

i pregiudizi, gli interessi e la paura degli Apostoli

e spalancasti le porte del cenacolo

perché la comunità dei seguaci di Gesù

fosse sempre aperta al mondo, libera nella sua parola

coerente nella sua testimonianza

e invincibile nella sua speranza... Vieni!

 

Vento del Suo Spirito che ti porti via sempre le nuove paure della Chiesa

e bruci in essa ogni potere che non sia servizio fraterno

e la purifichi con la povertà e con il martirio... Vieni!

 

Vento del Suo Spirito che riduci in cenere la prepotenza, l'ipocrisia e il lucro

e alimenti le fiamme della giustizia e della liberazione

e che sei l'anima del Regno... Vieni!

 

Vieni o Spirito perché siamo tutti vento nel tuo Vento,

vento del tuo Vento,

dunque eternamente fratelli.

(Pedro Casaldaliga)

 

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

 

 

LECTIO          Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano dalla lettera ai Romani (5,12.15-21)

 

12Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato. 15Però, la grazia non è come la trasgressione. Perché se per la trasgressione di uno solo, molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti. 16Riguardo al dono non avviene quello che è avvenuto nel caso dell'uno che ha peccato; perché dopo una sola trasgressione il giudizio è diventato condanna, mentre il dono diventa giustificazione dopo molte trasgressioni. 17Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell'uno, tanto più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo di quell'uno che è Gesù Cristo. 18Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. 19Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l'ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti. 20La legge poi è intervenuta a moltiplicare la trasgressione; ma dove il peccato è abbondato, la grazia è sovrabbondata, 21affinché, come il peccato regnò mediante la morte, così pure la grazia regni mediante la giustizia a vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore.

 

Parola di Dio

 

 

MEDITATIO            Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Contesto:

L'argomentare di Paolo è lucido e coerente, entusiasta. Ci ha immersi nella conoscenza del “mistero di iniquità”: il peccato del quale ci porta a conoscenza la legge. Ora, ci afferra perché ci rendiamo conto della dismisura del dono. Non c'è paragone in confronto della misura, in sé opprimente, della realtà del peccato. Proprio non c'è paragone! Come uno stagno putrido in confronto non al mare ma all'oceano dalle acque terse con bianche onde spumeggianti su sconfinati orizzonti. L'immagine è suggestiva; però non rende l'intensità della realtà.

 

Approfondimento del testo:

v. 12    Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.

Adamo è ricordato qui come un solo uomo (v 12 ma anche vv 15-19). Campeggia lui! È l'uomo primordiale che ha lasciato la sua impronta su tutti gli uomini: quelli venuti prima e dopo di lui. È il regime del peccato che ha spalancato nel mondo la porta alla morte come potenza cosmica negativa (cfr Rm 5,14-17; 7,5; 8,38-39; 1Cor 15,21-22.26). E l'Adamo primordiale ci ha trasmesso, se vogliamo parlare per immagini, il suo DNA di peccatore. E il peccato essendo il NO a Dio, il vivente, l'autore della vita, è un tale cataclisma che introduce la morte. Certo, la morte è entrata nel mondo con Adamo, ma dato che noi ne abbiamo seguito le orme, essa continua ad essere una divoratrice, una distruttrice. Non solo dell'uomo nella sua realtà fisica ma anche psichica, intellettiva, emozionale, spirituale. La morte è il telos (= il fine, la meta, l'anelito) del peccato. Potrebbe sembrare una visione di una negatività così assoluta che condanna il cristiano (e il cristianesimo stesso) a un pessimismo senza speranza. È invece una precisazione realistica che va correlata e completata con quello che la lettera dice poi. E l'esito è esattamente il contrario.

vv 15-17          Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini. E non è accaduto per il dono di grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio partì da un solo atto per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

Con questa congiunzione avversativa "MA" eccoci alla sottolineatura che conta. Non è equivalenza: tot di peccato, tot di grazia. Non è un opposto: nero il peccato, bianco la grazia ma dentro la stessa misura. Qui sono visti in contrapposizione due nette personalità: Adamo, col suo DNA di peccato e di morte, Cristo Gesù che ha distrutto il peccato e ha strangolato la morte, però prendendo queste due realtà su di sé, assumendole in toto per amore! Nel caso di Adamo si tratta di un morente, nel secondo di uno che è totalmente vivo da far entrare anche noi, ogni credente, nella vita (cfr 2Cor 4,22). Il dono che si è riversato su tutti (= questa grazia di Dio in Gesù) si è riversato proprio su tutti con un'incredibile abbondanza. San Paolo ci dice: va oltre e innamorati della grazia, anzi della persona che la dona: Gesù. Scrive Karl Bart: “L'unità dinamica del mondo umano in Adamo e in Cristo, nella caduta e nella giustizia, nella morte e nella vita non è un equilibrio di due stati. Questa unità si compie in favore del secondo stato contro il primo, come vittoria del secondo sul primo”. Così, prosegue poi l'eminente esegeta, “Cristo è il nuovo e ultimo Adamo e il nuovo mondo (questo della grazia) è assai più che una variante del vecchio”.

vv 18-19          Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.

Paolo parla di due facce opposte del modo di rapportarsi a Dio: quella della disobbedienza che è il no di Adamo; quella dell'obbedienza di Gesù, che col suo sì al Padre ci ha spalancato le vie della vita.

v. 20-21          La legge poi sopraggiunse a dare piena coscienza della caduta, ma laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.

Torna alla ribalta la legge! Solo un istante però: per sottolineare efficacemente che la legge ci ha reso coscienti del peccato (il nostro peccato) che è un furto a Dio, un'indipendenza usurpatrice, una lacerazione del patto di alleanza che unisce Dio e il mondo e l'uomo come il Creatore alla creatura, è porsi accanto a Dio, e farsi Dio fuori di Dio seguendo la finta sapienza del serpente: "Sarete come Dio!". È la morte la sposa del peccato. Adamo coi discendenti suoi instaura il regime del peccato (= disobbedienza - morte). Cristo Gesù, nuovo Adamo, e tutti quelli che credono in lui e lo seguono nella loro vita, instaura il regime dell'obbedienza a Dio per cui “per ogni uomo la morte è inghiottita dalla vittoria” (2Cor 5,4). E qui sta poi la scoperta che è di una luce folgorante: sì, c'è l'abbondare del peccato. E, grazie alla legge, te ne rendi conto. C'è stato un regime di peccato e di morte che può afferrarti ancora. Ma se tu ti lasci afferrare da Cristo sai che, se il dominio del peccato è la morte, proprio il sovrabbondare della grazia è quell'eccesso fuori da ogni misura, è il traboccare di una tale potenza di vita che strangola la morte proprio perché nasce dalla morte di Cristo-Amore e dalla sua risurrezione. Non c'è energia più potente del regime dello Spirito. Ed è appunto il sovrabbondare della grazia: di vita su vita.

 

 

Meditiamo attualizzando:

Ciò che la cronaca di questi tempi ci dice è il fatto che l'assenteismo, l'indifferenza religiosa o la mediocrità di una fede che non è vita spegne l'esistenza, gettandola nella depressione e nella disperazione. Oggi urge più di sempre spalancarsi a una conoscenza vibrante, penetrativa, entusiasta di questo nostro poter accedere al Mistero in qualche modo svelato, com'è svelato dalla Sacra Scrittura. Calarsi dentro alla conoscenza del peccato e del suo abbondare, spalancandosi contemporaneamente alla conoscenza della grazia e al suo sovrabbondare è sperimentare in qualche modo il bofonchiare della morte e subito venirne fuori, venendo tuffato in un infinito oceano di vita. Ti accorgi che Dio non è in primo luogo potenza infinita, ma amore infinto. Vivi dentro un cammino spirituale, proprio perché 'respiri' questa convinzione. È questa certezza che crea in te l'orrore del peccato che vedi bene, vedi giusto, identificandolo con un no all'amore e dunque alla vita vera, alla pienezza della vita. Ma inoltre, proprio per questo, riconosci te stesso peccatore: mai ti pensi migliore degli altri! Mai ti ergi a giudicarli, tu che conosci lo stagno putrido del peccato e conosci l'oceano infinito della grazia. Tu che hai capito l'eccesso dell'amore: ora sai che dove ha abbondato il peccato la grazia ha sovrabbondato non solo purificandoti, risanandoti dal peccato ma scovando le tue potenzialità buone e rendendole capaci di realizzare il meglio di te. Il segreto gigantesco del cristiano è la gioia. Sì, una gioia che nasce su questa sponda, davanti a questo orizzonte infinito.

 

La Parola m’interpella:

ü      Che idea ho del peccato?

ü      Che 'umore' mi trovo dentro nel sapermi peccatore? Indifferenza. Menefreghismo. Sconforto. Scoraggiamento o senso di colpa? O una profonda nostalgia dell'abbraccio di Dio, della salvezza di Gesù?

ü      Che cosa mi dice la parola grazia? È un concetto teologico che mi lascia pressoché indifferente? O fa scattare in me la certezza gioiosa che la vittoria è il sovrabbondare dell'amore di Gesù per me?

ü      Ha peso esistenziale per me questo verbo: sovrabbondare?

ü      E qual è la mia risposta a questo eccesso?

ü      Come vivo nel quotidiano il sì?

 

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Fa scendere in cuore le parole di S.Paolo:

"Dove abbondò il peccato sovrabbondò la grazia".

E ripeti: Signore Gesù, grazie!

Io credo in te.

Immergimi nell'oceano del tuo Amore.

Dammi di realizzare con gioia il progetto

che il Padre ha su di me per il sovrabbondare della Grazia.

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

 

 

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!