RITIRO ON LINE                                                                                                   
febbraio
2012  

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

Ti parlo sottovoce,

per non confondermi

con chi grida.

Non ho recriminazioni,

non ho lamentele,

non ho domande sull’universo

e nemmeno consigli

per migliorare il mondo.

Ho solo qualche parola

lasciata riposare

sul fondo caldo

dell’anima.

Ho solo una preghiera

di poco valore,

che tu saprai trasformare

in qualcosa di bello.

 

Ti parlo sottovoce, Padre,

perché so che tu ascolti

anche quello che ti dicono i miei occhi,

anche quello che sussurrano

i miei capelli

che avrebbero bisogno

di una sistemata

di tanto in tanto.

Ti parlo sottovoce, Padre,

perché le parole sono povere

e tu sai di che cosa ho bisogno

prima ancora che te lo chieda.

Per questo,

sottovoce,

mi basta dirti grazie.

E tu sai già perché.

(Lynda Sawyer)

  

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

LA CASA DI NAZARET

 

      

 

 

 

 

 

LECTIO   Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto.   (Lc 2,22-24.39.41-52)

« 22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore – 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore... 39Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret…

   41l suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. 42Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo la consuetudine della festa. 43Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. 44Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; 45non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. 46Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava.

47E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. 48Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". 49Ed egli rispose loro: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". 50Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.

51Scese dunque con loro e venne a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. 52E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini»

Parola di Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITAZIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza.

Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

Trasmettere un' eredità

 Nel suggestivo racconto della nascita e dell'infanzia di Gesù, si presta molta attenzione ai suoi contatti con la città di Gerusalemme e la devozione che la sua famiglia riservava alla Legge di Mosè. I genitori di Gesù sono degli ebrei osservanti ed Egli viene educato secondo la tradizione:

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore ... come prescrive la legge del Signore... Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret.

Questo fatto permette di fare la prima riflessione: l'educazione di un figlio è compito primo di ogni famiglia. Essa consiste nella trasmissione di un'eredità, di una memoria morale e spirituale.

Come nulla si genera dal nulla, così non c'è figlio che possa formarsi e crescere senza un deposito di valori che i suoi genitori gli trasmettono e gli insegnano ad apprezzare, finché egli stesso, una volta maturo, possa farne una personale analisi critica.

E qui troviamo la prima grande distanza tra la famiglia di Nazaret e le nostre. Nelle nostre famiglie, infatti, spesso i genitori faticano o addirittura rinunciano a educare i loro figli, a passare loro quegli insegnamenti di vita indispensabili per il rispetto di sé e degli altri. Sembra che l'unica cosa necessaria da fare sia, piuttosto, quella di fornire loro ogni comodità, ogni benessere materiale, ogni cura del corpo, dimenticando la cura della mente, del cuore e dell'anima.

Invale una sorta di inibizione dinanzi ai figli per cui sembra che siano essi a dover decidere del loro comportamento e delle loro tensioni, fin da quando sono molto piccoli. Come è possibile che lo facciano sul serio, se non possiedono i più elementari registri dell'etica, cioè i poli di ciò che è bene e di ciò che è male? Se non viene mostrata loro l'importanza del rispetto di ciò che vive intorno a loro, persone e cose? Se tutto, come diceva uno spot pubblicitario di qualche tempo fa, «gira intorno a me»? Se non si instilla nel loro cuore l'amore per la libertà, per la giustizia, la responsabilità della concordia civile e della pace?

A causa del silenzio, della mancanza di "parole" così importanti da parte della famiglia capita, di frequente, che i giovani crescano e arrivino all'età adulta, insicuri, fragili, incapaci di relazione e di impegno, di fare delle scelte convinte e durature per la loro vita. In virtù della solida pedagogia di Maria e Giuseppe, Gesù invece «cresceva  in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini».

 

L'ambiente sociale

 La seconda differenza che la storia della famiglia di Gesù ci mostra, rispetto alle famiglie attuali, riguarda l'ambiente sociale e la stessa configurazione familiare. Qui siamo proprio agli antipodi! Per noi genitori moderni sarebbe impensabile ripartire dopo un viaggio in una grande città - come doveva essere la Gerusalemme di allora in confronto con il piccolo centro di Nazaret - e prendere l'autobus o il treno senza accorgerei che nostro figlio non c'è, senza essere più che sicuri che anch'egli sia salito sul mezzo di ritorno. Dal racconto di Luca sembra, infatti, che

Maria e Giuseppe non si fossero preoccupati per nulla di sapere se Gesù fosse nel gruppo che ritornava al paese, dopo aver festeggiato la Pasqua a Gerusalemme: “credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio”.

Noi li giudicheremmo dei genitori incoscienti! Forse li denunceremmo perfino per abbandono di minore. Gesù aveva, infatti, solo dodici anni e il testo greco lo definisce chiaramente "fanciullo". Noi che siamo iper-protettivi e non lasciamo andare i nostri figli a scuola da soli, neanche nel caso in cui essa distasse soltanto poche centinaia di metri da casa, noi che li accompagniamo e gli portiamo lo zainetto dei libri, perché non pesi sulle loro spalle!

Al di là di questi eccessi, sarebbe davvero impossibile, in una società costituita come la nostra, avere la serenità di Maria e Giuseppe che, anche non vedendo Gesù dopo una giornata di viaggio, non si preoccuparono più di tanto e aspettarono il secondo giorno per cominciare a cercarlo: “e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti”.   Questo era possibile perché la famiglia, ai tempi di Gesù, era molto diversa da come è oggi nel nostro contesto.

La sua struttura era clanica, cioè allargata a fratelli e sorelle, zii e zie, cugini e cognati. E dove finivano i legami di sangue, iniziavano quelli sociali fatti di conoscenti, amici, gente di cui erano noti i volti e le vicissitudini e di cui, ovviamente, ci si fidava. Quella carovana di pellegrini che tornava dalla Pasqua, da Gerusalemme a Nazaret, era gente garantita da legami profondi, da una solidarietà necessaria. Molto diverse sono le nostre famiglie mono-

nucleari, spesso lontane dai parenti e ancor più spesso isolate dai vicini, immerse in una società ostile, anonima e, il più delle volte, temuta. Il potersi muovere in una società coesa, come quella di Nazaret, doveva contribuire alla crescita serena di Gesù a differenza dei bambini di oggi, costretti a diventare grandi in un mondo di diffidenza e  di paura.

 

Strane risposte

 Arriviamo, infine, alla terza differenza. Quando Maria ritrova Gesù sentiamo lo stesso amore di madre che vibra nei nostri cuori verso i figli, specialmente dopo aver vissuto la paura di perderli. «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Un rimprovero carico di premura e di ansia. Che fa capire quanto Maria sentisse suo quel Figlio. Ma la risposta di Gesù è inaspettata e strana. Il tono delle sue parole secco e distaccato. Non sembrano parole di un ragazzino della sua età: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”.

Con esse Gesù opera un primo distacco dai suoi genitori umani. E qui comincia la grande differenza tra Lui, il Figlio di Dio, e i nostri bambini, figli della nostra carne.

Tanto doveva essere grande quella differenza che neppure Maria e Giuseppe capirono le sue parole! Neppure loro compresero cosa volesse dire la paternità di Dio sul loro figlio! Maria stessa, che pure aveva ricevuto la visita dell' Angelo, avrà bisogno di abituarsi pian piano (“sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore”)  a considerare quel figlio suo, prima di tutto, Figlio di Dio! Con il suo comportamento e le sue parole Gesù inizia a rivelare la sua vera identità. Egli era rimasto nel Tempio a discutere coi Dottori, poiché era un bambino speciale ed era “affamato” di conoscenza della Legge di Mosè, al pari e più di uno studente delle scuole rabbiniche.

Nelle parole del Dio del cielo e dell' Alleanza ritrovava l’eco delle parole di suo Padre. Gesù si mostrava Figlio di Dio, poiché conosceva la lingua di Dio ed era a Lui legato nell'intimità. Occuparsi delle cose di suo Padre faceva parte della missione di Gesù sulla terra, che Egli avrebbe svolto da grande, nella sua vita pubblica, ma cui doveva prepararsi fin dagli anni della fanciullezza.

Qui ci accorgiamo che, dopo le differenze, insorgono le uguaglianze tra i nostri figli e Gesù. Come Gesù anche questi ultimi dovrebbero prepararsi all'età adulta con la conoscenza e la disciplina, con il dialogo intimo con i genitori e il progressivo confronto con le persone che hanno intorno e da cui possono ricevere e imparare molte cose. E come Gesù anche i nostri figli sono, prima di tutto, figli di Dio. Questa è una lezione che devono imparare i genitori: che i figli non sono loro proprietà, che non è lecito volerli modellare a piacimento, così come non è lecito distruggerne la dignità.

Essi sono creature del Padre celeste che ce li ha affidati affinché ne custodissimo i sogni, e li pretende per le opere del suo amore. Ce li ha dati affinché li aiutassimo a crescere, appunto: «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini».

Per la riflessione

La Legge del Signore: che rapporto ho con la Legge del Signore? è qualcosa completamente al di fuori di me? è da me “sopportata”? è considerata come parte di una “storia ormai lontana”? oppure è da me “amata” (anche se vissuta talvolta con difficoltà)?

 

 La trasmissione dei valori: trasmetto e testimonio ai miei figli (figli “dalla carne” e figli “dallo spirito”) quei valori umani, etici e religiosi che riconosco essere stati essenziali per l’impostazione della mia vita? oppure tendo a tenere per me le mie “ricchezze” pensando che ognuno debba trovare le proprie? oppure, all’opposto, mi viene spontaneo “forzare la mano” e quasi imporre, inculcare i principi che ho abbracciato senza tenere conto della maturazione graduale e libera che ciascuno deve fare nella propria vita?

 

 L’attenzione al prossimo: sono attento ai fratelli/figli/coniuge? mi accorgo se essi “rimangono indietro”? oppure se essi  hanno delle esigenze inespresse? oppure se essi “vanno avanti” e mi sorpassano?

 

 Le cose del Padre: mi occupo delle “cose del Padre”? amo ciò che ama il Padre? mi chino su coloro sui quali si china il Padre? vivo “una storia d’amore” con il Padre?

 

 Crescere in sapienza e grazia: la mia vita è in tensione verso una crescita nella fede, nell’amore, nella fraternità, nella solidarietà, nella giustizia,… oppure “mi sono seduto e ho attaccato il cappello”?

 

 

 

ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Come ogni figlio anche tu, o Gesù,

sei stato una sorpresa per Maria e Giuseppe.

 

Ti hanno accolto come un dono inaspettato e, col loro lavoro e il loro affetto, ti hanno nutrito, allevato, educato.

 

Tu hai imparato da Maria e Giuseppe

l'onestà e l'impegno nel lavoro,

lo spirito di servizio e lo stile della condivisione, l'adesione alla volontà di Dio insieme all'umiltà e al silenzio.

 

Da sempre in comunione con il Padre,

divenuto bambino, hai continuato a sperimentare la sua tenerezza

attraverso l'attenzione amorevole di Maria tua madre e del tuo padre adottivo Giuseppe.

 

Essi sono stati per te il segno visibile e tangibile dell' amore del tuo Padre celeste.

 

Come per ogni figlio, così anche per te, o Gesù, arrivò il momento, inatteso e tuttavia indispensabile,

in cui prendesti in mano la tua vita

perché cosciente di avere una missione.

 

Come ogni figlio anche tu hai chiesto ai tuoi genitori di lasciarti andare per la tua strada.

 

Pronti a fare la volontà di Dio fino in fondo, senza imporre le loro attese e i loro desideri,

Maria e Giuseppe hanno faticato non poco a comprenderti e ad accettare le tue scelte.

 

Eppure tu sei stato loro sottomesso.

 

Hai scelto il modo di crescere proprio degli uomini, vale a dire attraverso dialoghi, incomprensioni ed ubbidienze reciproche.

 

La fatica, che la tua famiglia ha fatto

per prepararti alla vita

fino al giorno in cui hai imboccato la tua strada per una meta a loro ignota,

è fonte di forza e di consolazione

per le nostre famiglie.

 

(don Canio Calitri)

 

   

 

 

  

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo,

 ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli. AMEN

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

  

(spunti da una riflessione della biblista Rosanna Virgili)