RITIRO ON LINE                                                                                                   
febbraio
2015  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

O Signore, Signore nostro,

quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,

con la bocca di bambini e di lattanti.

Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,

 

la luna e le stelle che tu hai fissato,

che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,

il figlio dell’uomo, perché te ne curi?

O Signore, Signore nostro,

quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

 

(dal Salmo 8)

 

 

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

Facciamoci “provocare” da alcune considerazioni di don Paolo Scquizzato della comunità dei sacerdoti

 

del Cottolengo, che analizza alcuni brani evangelici noti ma li rilegge sotto una luce un po’ diversa da

 

quella alla quale siamo in genere abituati.

 

Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto. (Lc 4, 16-30)

16Venne  a Nàzaret, dove era cresciuto,  e secondo  il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere.  17Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

18Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo  mi ha consacrato con  l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, 19a proclamare l'anno di grazia del Signore”.

20Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi ditutti erano fissi su di lui. 21Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

22Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». 23 Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!"». 24Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. 25Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; 26ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. 27C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».

28All'udire  queste cose, tutti  nella sinagoga si riempirono di sdegno. 29Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. 30Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

GESU’ PRESENTA IL SUO “PROGRAMMA DI VITA”

La prima importante osservazione, nel leggere questo brano del Vangelo, è che Gesù, all'inizio della sua missione, attraverso le parole del profeta Isaia presenta ai  suoi  concittadini  il  suo programma  di vita, di rivelazione del volto del Padre: l'annuncio della bella notizia ai poveri,  la liberazione ai prigionieri,  la vista  ai ciechi...

La sua citazione di Isaia non  è  però  letterale,  ma  incompleta; dopo le parole «a promulgare l'anno di grazia del Signore» (Is 61,2), il profeta aggiunge: «il giorno di vendetta del nostro Dio».  Gesù nella citazione non legge questo versetto. Perché Dio non è venuto a portare vendetta. Per questo possiamo dire che Gesù è venuto a correggere, o meglio a perfezionare, l'immagine di Dio sedimentata nel popolo  ebraico.

Non solo  i farisei  si aspettavano  che Dio,  quando  fosse venuto, avrebbe fatto un  po'  di pulizia:  anche Giovanni  Battista  lo sperava. La sua  previsione  era:  «Egli  quando  verrà  vi  battezzerà  in  Spirito santo e fuoco» (Lc 3,16). Negli Atti degli Apostoli, il Signore risorto dice ai  suoi  discepoli:  «Giovanni  battezzò  con  acqua,  voi  invece, tra  non  molti  giorni, sarete battezzati  in Spirito Santo»  (At  1,5).

Il fuoco non c'è. Gesù distrugge l'idea di  fondo che quando Dio verrà distruggerà  con  il  fuoco,  manderà  all'inferno,  consumerà  i  cattivi, premierà  i buoni.

 

I “SUOI” (noi?)

Una seconda osservazione. Gesù si trova nella sinagoga di Nazareth, là dove era cresciuto  (v. 16). In quel luogo preposto  alla preghiera, vi si trovano i "suoi": i suoi concittadini, quelli che sanno tutto su Gesù, sulla sua famiglia, sulla sua vita, che lo conoscono bene insomma. E inizialmente rimangono entusiasti  di  Gesù,  delle sue  parole:  «Tutti  gli  davano  testimonianza   ed  erano   meravigliati delle parole di grazia» (v. 22). Ma solo inizialmente;  infatti Gesù non tarda molto a metterli in crisi: "Voi pensate di conoscermi così bene, tanto da pretendere qualcosa da me", in questo caso miracoli...

In fondo, i “suoi" siamo noi. Siamo  coloro che rischiano di ragionare in questo modo: «Io sto molto con te, Gesù, frequento la chiesa, cerco di comportarmi bene, a volte leggo anche la Parola, assolvo i comandamenti e i precetti, non ho mai fatto male a nessuno... Però tu, per questo, devi riconoscermi, e darmi qualcosa in cambio».  È in fondo l'«io ti do e tu mi dai» proprio di tante religioni, già accennato in queste nostre riflessioni.

È la religione del commercio, della pretesa:

se io mi comporto così, Dio allora dovrà  comportarsi così nella mia vita...

Gesù vuol farci uscire da questa religiosità per introdurci  ed educarci alla fede, quella vera. Fede vuol dire seguirlo per conoscerlo, non conoscerlo  per addomesticarlo.

Dio è sempre, e irrevocabilmente, dono. E per questo non va preteso, ma semplicemente atteso e accolto.

Dio opera là dove non si pretende nulla, solo dove ci si fa pura accoglienza.

L'essere dei suoi, l'essere "di chiesa",  l'essere moralmente irreprensibili, il farsi trovare senza peccati, "puliti", integri e santi... ebbene, tutto questo dinanzi a Dio conta relativamente! Egli non elargisce il suo bene a questa categoria di perfetti, perché l'amore non è premio né merito. Dio elargirà il suo bene innanzitutto a chi non rinviene in sé nulla che possa attirare il suo amore.

«Tutto è  grazia» (Georges Bernanos).

Dio cerca coloro che si fanno  accoglienza, vuoti, coloro che non vantano credenziali, per poter concedere il suo dono, la sua vita, il suo amore. Un  proverbio  cinese recita: l'essenziale di un vaso  non sta nella forma o nella preziosità del materiale, ma nel fatto d'essere vuoto.

Ma i "suoi" non sono vuoti, bensì pieni d'ira: «All'udire queste cose si riempirono di sdegno» (v. 28), e vogliono farlo morire.

 

LA SALVEZZA PER I PUBBLICANI E I LEBBROSI

Per il Vangelo, paradossalmente occorre giungere ad essere pagani e lebbrosi per sperimentare chi è Dio nella nostra vita, per poterlo accogliere! Infatti Gesù ricorda che al tempo del profeta Elia fu salvata dalla carestia, e le fu resuscitato un figlio, una povera vedova pagana e non un'ebrea osservante (v. 26), e che al tempo d'Eliseo fu guarito un lebbroso pagano e non un pio religioso israelita (v. 27): proprio perché non avevano nulla da vantare: loro che erano i "lontani", gli "impuri", sono stati salvati.

Pare di sentire Gesù quando dice: «Pubblicani e prostitute vi passeranno dinanzi nel regno dei cieli» (Mt  21,31).

L’unico salvato di cui ci dà notizia il Vangelo è il delinquente sulla croce, a cui Gesù ha detto: «Oggi sarai con me  in paradiso» (Lc 23,43); l'unico che torna  a casa giustificato,  dopo  la preghiera al tempio, è un pubblicano peccatore (Lc 18,14); l'unico  a godere dell'abbraccio  di Dio, e ad essere da lui rivestito da principe, è il disgraziato scappato da casa, detto anche figliol prodigo (Lc 15,l lss.); l'unico ad essere caricato sulle spalle dal pastore (dal Padre) e a sperimentare così la sua sconfinata gioia è la pecorella smarritasi nel deserto (Lc 15,4ss.).

 

NON C’E’ PIU’ RELIGIONE…

E i benpensanti, i suoi, non possono accettare una cosa del genere! Se Dio è così, non c'è più  religione...  Si è sempre sentito dire  che  il reprobo  va  punito,  e il  giusto  premiato.  Per  questo, i suoi, ora vogliono farlo morire. Un Dio così non può esistere: dove andremmo a finire?

Si è detto che Gesù risulta essere pieno di Spirito, di vita e di amore; i "suoi", invece, sono pieni di collera e d'ira, ovvero di spirito di morte. È impressionante come Luca, già al capitolo quarto, quello in cui si trova il nostro brano, stia delineando molto chiaramente il percorso della vita di Gesù che si concluderà sulla croce: è già questo il racconto della passione che Gesù vivrà a Gerusalemme.

Proprio quando lo abbatteranno, cioè quando lo innalzeranno sulla croce, lui sarà davvero il Messia. Il male, rifiutandolo, non fa che realizzare il dono che lui oggi viene a portare, cioè il dono della libertà per  tutti e dell'apertura  degli occhi sulla Verità.

 

METTERSI IN CAMMINO METTENDOCI NELLE MANI DEI FRATELLI

Egli potrà  mettersi  in  cammino «… passando in mezzo a loro, si mise in cammino» (v.  30)  perché,  e solo perché, è passato  in  mezzo  a  loro;  solo  perché l'hanno  preso,  ferito,  ucciso, egli può  camminare,  perché  "l'amore riporta vittoria  laddove viene sconfitto". L’amore dev'essere  ferito per  poter manifestare ciò che è: cammino in avanti, apertura infinita verso l'oltre.

«Si mise in cammino» esprime proprio questo: un inizio, una risurrezione destinata a non finire più. Questo è l'amore. L’amore funziona così: dà il meglio di sé solo se è abbattuto.

Ciò che ci farà camminare, e per sempre, sarà il fatto che siamo passati in mezzo ai fratelli, cioè ci siamo messi nelle loro mani in un  gesto di  amore, di  dono,  di  presa  in  carico. E ci troveremo  alla fine a fare un passo oltre il precipizio, per poi accorgerci di camminare per  aria.

 

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ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

 

«Non è costui il figlio del falegname?»
Ed era per loro motivo di scandalo.


Ti cerco, Signore, è vero,
nella mia vita di tutti i giorni.
E vorrei incontrarti.
Come senso nuovo, come «vino che rallegra»
per la stanca routine delle mie giornate.
Cerco con ansia qualcosa che mi stupisca
qualcuno che mi faccia sentire unico, speciale.

Ma tu non sei nel «vento impetuoso» delle novità.
Tu cammini sui sentieri dell'ordinario.
Tu incontri persone intente alla vita

di tutti i giorni.
Che attingono acqua alla fonte, come tutti i giorni.
Che riscuotono tasse, come tutti i giorni.
Che preparano reti, come tutti i giorni.
Che frequentano il tempio di sabato,

come al solito.

 

Aiutami a non trovare in questo,

 motivo di scandalo;
a non respingere con sdegno ciò che conosco;
a non cercare illusori «altrove»
nel tempo e nello spazio.

 

Ma ad amare ciò che mi hai messo tra le mani,
anche se è limitato.
Perché tu hai fatto bene ogni cosa.
Perché tu mi chiedi di benedire la mia vita,
tuo dono.

Perché tu vuoi che la prenda in mano
e ne faccia un capolavoro.


Perché tu sei lì, proprio dove
non avrei pensato di  incontrarti.
Nella realtà che volevo disprezzare.
Nel limite che non volevo riconoscere.
Nel fratello che non mi ama come vorrei.

 

(da “50 preghiere per i cercatori di speranza” di Stefania Perna)

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

 Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

  

(spunti da una riflessione di don Paolo Scquizzato)