RITIRO ON LINE
gennaio
  2010  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

Il mio Signore si nasconde,

il mio Signore si rivela meravigliosamente.

Egli m’ha con durezza imprigionato

e poi ha fatto cadere tutte le mie barriere.

Il mio Signore mi regala parole di dolore

e parole di gioia.

Offrirò a Lui il corpo e la mente.

Donerei la mia vita piuttosto che dimenticare

il mio Signore.

(Kabir, poeta e riformatore religioso indiano, XIV sec)

 

 Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

LECTIO          Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano dal Vangelo di Luca  (Lc 2, 36-38)

 

36C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 37era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 38Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

 Parola di Dio.

 

 

 

MEDITATIO            Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza.

Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarsi plasmare dal suo stesso "cuore".

 

Entrare in profondità

 

Questa figura di donna — profetessa, vedova, orante, penitente, missionaria - è propria solo a Luca; sembra quasi una presenza scaturita dal suo cuore attento, tenero, sempre alla ricerca delle minime tracce di amore lungo le vie percorse da Gesù.

Solo pochi versetti, appena qualche pennellata, eppure riceviamo un'impressione fortissima da questo personaggio. Per coglierlo con la maggior profondità possibile, dobbiamo anche noi entrare nel tempio, dove già è presente il Signore Gesù, Maria, Giuseppe, Simeone e, accanto a loro, Anna.

Il suo annuncio profetico risuona, in questo momento, nelle nostre orecchie; è dato per noi. Se dunque siamo tra coloro che attendono la redenzione, la liberazione di Gerusalemme, cioè dell'uomo e della donna di oggi, in questo mondo, dobbiamo fare attenzione a ciò che Anna dice. E lei parla non solo con le sue parole, ma con tutta la sua persona, la sua storia passata, le sue scelte di ieri e di oggi. Sembra instancabile, nonostante i suoi ottantaquattro anni! Sembra viva, qui davanti a noi, sopraggiunta, ancora una volta, per accogliere e donare il Signore, suo sposo.

 

 

Il contesto

 

Questi tre versetti del cap. 2 di Luca ci pongono all'interno del racconto più ampio della presentazione di Gesù al tempio, che si apre, al v. 22, con la descrizione del rito della purificazione della puerpera, trentatré giorni dopo la circoncisione del bambino e quaranta dopo la sua nascita (v. 21).

Luca si sofferma a descrivere l'incontro di Maria e Giuseppe con Simeone e la sua profezia riguardo a Gesù (vv. 29-32) e alla Madre (v. 35).

È a questo punto che compare Anna, dapprima silenziosa, quasi nascosta e poi, a mano a mano, descritta dalle parole precise dell'evangelista.

Siamo, dunque, nel contesto dell'infanzia di Gesù, proprio ai suoi primi giorni di vita, ma già la forza del vangelo ci pone davanti la luce sfolgorante del mistero di salvezza che è Cristo Signore: conforto, salvezza, gloria e redenzione di tutti gli uomini.

 

Approfondimento del testo

 

 

«Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser».  Il mistero di Anna è grande e molto ricco; siamo davanti a una figura gigantesca, nella sua umiltà e piccolezza. Aser, suo antenato, è l'ottavo figlio nato a Giacobbe. Suo padre pro­nunciò questa benedizione su di lui: «Aser, il suo pane è pingue; egli fornisce delizie da re», mentre Mosè, prima di morire, disse così: «Sia il favorito tra i suoi fratelli e intinga il suo piede nell'olio». Beatitudine, pane pingue e olio abbondante caratterizzano l'identità di questa tribù di Israele e già preannunciano la presenza salvifica del Messia: cibo sostanzioso, unguento di esul­tanza, felicità dell'anima.

Ma nella storia di Aser c'è ancora un elemento importante da sottolineare: all'ingresso nella terra promessa, gli fu destinata la porzione di territorio lungo la fascia costiera della Galilea, che va dal monte Carmelo fino a Tiro e Sidone. Dunque Aser abita una terra pagana inquinata dalla presenza dei Cananei. Eppure, proprio qui, in mezzo agli infedeli e impuri, nasce Anna, figlia di Fanuele, cioè di colui che ha visto Dio faccia a faccia, come dice il suo nome. E lei non si allontana da Dio, anzi, vive un'esperienza fortissima di fede e di amore al Signore, Dio di Israele. Tanto da spingerla a lasciare ogni cosa, dopo la morte del marito, per raggiungere la terra benedetta e sacra, la città della Presenza, il luogo mirabile della discesa di Dio: il tempio di Gerusalemme. Noi la troviamo qui, come a casa sua, a vivere, a respirare di Dio, del servizio a lui. E bellissimo pensare a questo pellegrinaggio d'amore e di fede che Anna ha compiuto: è scesa dalla Galilea alla Giudea, dalla periferia al cuore e, scendendo, ha compiuto la più grande risalita che una creatura possa realizzare nella sua vita: quella verso Dio. Anna apre la strada a tutti coloro che, per mille motivi diversi, si trovano lontani da Dio, in un'esistenza inquinata, infelice e indica il cammino da percorrere: bisogna scendere verso Gerusalemme, verso il tempio, verso il volto di Dio e lì presentarsi, lì rimanere. Così come si è. Anche Giuseppe e Maria, con il bambino Gesù, compiono la stessa strada: scendono, infatti, da Nazaret, in Galilea, a Gerusalemme. Per questo si incontrano, loro e lei, nel cuore di Dio, che è il tempio.

 

«Era molto avanzata in età».  Questa stessa espressione la troviamo riferita a Zaccaria ed Elisabetta in Luca 1,7 e sta a indicare un avanzamento continuo, come nella conquista di tappe progressive. Di giorno in giorno, di situazione in situazione, si va avanti, si attraversa, si giunge al di là. È uno spostarsi in avanti, un progredire. Non importa l'età, la fatica, le condizioni sfavorevoli: Elisabetta e Zaccaria, Anna e tanti altri, sono andati avanti, senza stancarsi, senza cedere e ora risplendono pur nella loro età avanzata.

 

«Era rimasta vedova». Anna non sperimenta la vedovanza solo negli ultimi anni di vita, come succede molte volte, ma fin da giovane lei è sola, senza marito. Sette anni solamente hanno camminato insieme, dal tempo in cui lei era ragazza, e adesso ha ottantaquattro anni. Un'età incredibile per quel tempo! Probabilmente Luca la usa come simbolo di pienezza, di completezza.

Ma proviamo a vedere cosa significhi veramente questa vedovanza prolungata nella vita di Anna. Il verbo da cui deriva l'aggettivo «vedova» esprime privazione, vuoto, mancanza, solitudine, abbandono, separazione. Ce n'è abbastanza per comprendere quanto dolore porti con sé questa sorte che tocca moltissime persone, anche oggi, donne e uomini, senza distinzione. In definitiva la Scrittura sembra presentarci una situazione di solitudine estrema, inguaribile; con la morte della persona amata sopraggiunge il vuoto più ampio, che avvolge ogni cosa, ogni pensiero. E una mancanza irrimediabile. Eppure la storia di Anna dimostra che una via di uscita c'è e tale da permettere di vivere ancora a lungo dopo il dramma di questa separazione. La via d'uscita è precisamente la discesa, il viaggio verso Dio, luogo vero dell'incontro per eccellenza. Infatti è proprio dalla man­canza di incontro e di presenza che occorre guarire e risorgere.

 

 

«Non si allontanava mai dal tempio». Il vangelo, a questo punto, ci presenta un'altra parola chiave: il verbo allontanarsi. Anna lo bandisce dalla sua vita, perché il male sta proprio qui: nel mettersi da parte, tenersi lontano e distaccarsi. La ferita è questa e lei la cura rimanendo, cercando presenza costante, fedele, forte, insistente. Ricostruisce relazioni, incontri, unioni, con chiunque capiti, ora qui ora là, offrendosi alla prima occasione che capita. Comincia dal rapporto per eccellenza che è quello con Dio. Certo, la sua, bisogna dirlo, è una scelta estrema, particolarissima, che ovviamente non è per tutti: vive, infatti, in continua preghiera, in penitenza, chiusa nel santuario. Ma tutto questo è immagine della scelta fondamentale di vivere la relazione, l'incontro, la presenza.

 

«Sopraggiunta in quel momento». Il vecchio Simeone ha appena pronunciato le sue profezie e benedetto Maria e Giuseppe, in mezzo alla loro meraviglia per le cose che si dicevano del bambino (vv 29-35), ed ecco sopraggiunge Anna. Proprio in quel momento, mentre risuonano parole di sofferenza, di ferita nell'anima. Ma lei, avvezza al dolore e vittoriosa su di esso, non si spaventa, non fugge, perché è capace di condividere anche la prova di chi le sta accanto. Infatti si accosta, si fa vicina, si ferma e rimane accanto. E non parla di sé, non offre semplicemente se stessa, con la sua esperienza e la sua saggezza; lei dona ciò che ha di più caro e prezioso, proprio ciò che l'ha fatta rinascere, che ha ridato speranza alla sua vita. Anna comincia a lodare Dio e a parlare di lui, di quel bambino lì presente, che è la redenzione, la liberazione, la rinascita di chiunque voglia accoglierlo, riceverlo, attenderlo.

 

«Si mise anche lei a lodare Dio». E veniamo a un particolare bellissimo, che nasconde tutta la grandezza di questa donna. Cosa fa? Luca sceglie un verbo meraviglioso: Anna loda Dio, cioè è come se lei e Dio dicessero la stessa cosa l'uno di fronte all'altro. La sua lode è accettazione, è accoglienza, è sintonia col pensiero e la proposta di Dio. Insomma, lei dice il suo sì: alla vita, alla condizione che le è piombata addosso e che sicuramente la fa soffrire, a Dio, così difficile da capire veramente. Scorrendo un po' i vari significati del verbo, capiamo che Anna acconsente, viene a un accordo, riconosce; infine anche rende grazie, esprimendo la sua riconoscenza. Tutto questo è lode, quindi canto e gioia. Non c'è altro modo per venir fuori dal peso opprimente della solitudine e del vuoto. E’ questo l'annuncio che Anna offre a tutti coloro che la incontrano, lì, nel tempio di Gerusalemme.

 

La Parola m’interpella:

Soffermiamoci su quanto abbiamo meditato e poniamo la nostra vita, la nostra espe­rienza a confronto con la vita di Anna. Proviamo a ripen­sare, allora, al suo lungo cammino, alla sua discesa verso il tempio, al suo incontro col volto di Dio. Proviamo a seguirla, con la mente, col cuore. Entriamo anche noi nel santuario, dove già ci attende il Messia, il Signore Gesù; lui, che è qui, anch'egli disceso in mezzo a noi. Lasciamo che sia proprio lui a svelare i pensieri del nostro cuore.

 

 

ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

  

Signore, sto scoprendo

che vivere significa danzare con Te,

partner invisibile.

Prendimi dunque fra le tue braccia

e introducimi nella tua danza.

Unito a Te,

tutta la mia vita è come una danza,

un ballo d’amore.

La tua danza è frutto

di una fantasia sfrenata,infinita;

in essa non c’è monotonia, rigidità, schemi fissi,

se non per le anime vecchie, per i cuori rinsecchiti

che non sanno cosa sia una danza d’amore.

Signore, avvicinati a me

e invitami al tuo ballo.

Sono pronto a danzare.

Sono pronto, Signore, a danzare

l’insonnia di questa notte,l’attesa interminabile,

la situazione insostenibile,la frase che mi ha ferito,

l’incidente, il contrattempo, il problema irrisolto,

la delusione che ancora mi brucia,

la scadenza che mi fa paura.

Se la tua danza mi porta, a occhi chiusi,

dove non vorrei,

non mi lagnerò del ballo.

Signore, insegnami il ballo dell’obbedienza.

Fammi accordare all’orchestra

dei tuoi disegni imprevedibili.

Signore, mi raccomando, vieni.

Invitami sempre a danzare con Te.

Io mi lascerò sedurre come la prima volta,

mi lascerò portare con l’anima innamorata

di chi ha indovinato il segreto del tuo amore folle.

(A. Pronzato)

 

 

Amen

 

  

CONTEMPLATIO   Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!

L'anima mia languisce e brama gli atri del Signore.

Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova la casa,

la rondine il nido, dove pone i suoi piccoli,

presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio.

Beato chi abita la tua casa: sempre canta le tue lodi!

Beato chi trova in te la sua forza

e decide nel suo cuore il santo viaggio.

Passando per la valle del pianto la cambia in una sorgente,

anche la prima pioggia l'ammanta di benedizioni.

Cresce lungo il cammino il suo vigore,

finché compare davanti a Dio in Sion.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,

porgi l'orecchio, Dio di Giacobbe.

Vedi, Dio, nostro scudo, guarda il volto del tuo consacrato.

Per me un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove,

stare sulla soglia della casa del mio Dio

è meglio che abitare nelle tende degli empi.

Poiché sole e scudo e il Signore Dio; il Signore concede grazia

e gloria, non rifiuta il bene a chi cammina con rettitudine.

Signore degli eserciti, beato l'uomo che in te confida.

 (dal salmo 83)

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Domandiamoci:

La prima caratteristica di Anna che il vangelo ci rivela è che lei era profetessa, cioè una che parla al posto di Dio, che diventa voce di Dio per il suo popolo. Il profetismo percorre la Bibbia fin dai primi libri; Dio, infatti, ha sempre scelto uomini e donne per trasmettere il suo messaggio, il suo invito, la sua dichiarazione d'amore. E continua a farlo anche oggi.

 

                        Forse è capitato anche a noi di incontrare un vero profeta, un uomo o una donna di Dio; cosa ne abbia­

                        mo fatto delle parole che ci ha detto e del ricordo che ci ha lasciato?

                        L'abbiamo semplicemente cancellato e dimenticato?

                        O ci siamo lasciati toccare da quell'incontro?

                        Quando ci accorgiamo che il Signore si avvicina a noi, in un modo o in un altro, magari anche con la profezia che viene da un

                        evento, da qualcosa che ci succede e ci sconvolge in modo positivo o negativo, noi come reagiamo?

                        Siamo superficiali?

                        O facciamo attenzione, aprendo il cuore, la vita a lui, che viene e si ferma?

 

Anna era molto avanzata negli anni, cioè aveva attraversato molte stagioni di vita, aveva fatto un lungo cammino, passo dopo passo. Forse a noi piace più volare, saltare le tappe; non abbiamo sempre la pazienza di aspettare e vivere i tempi della nostra esistenza. Vogliamo arrivare presto.

 

                        Proviamo a chiederci: c'è una meta precisa davanti a noi?

                        Sappiamo dove vogliamo arrivare?

                        Abbiamo un ideale chiaro, forte, che ci appassiona?

                            E per questo ideale siamo disposti a compiere tutti i passi necessari, aspettando i tempi, i momenti, i modi giusti?

                        Per esempio nella professione, o anche nell'amore?

                        Ci fermiamo al “tutto e subito” o accettiamo le tappe del cammino, gli attraversamenti, le salite, magari anche le soste di

                        riflessione e chiarimento?

                        E la lode, il rendere grazie a Dio, così come lo ab­biamo visto nella persona di Anna, che posto ha nella nostra vita, nel nostro

                        quotidiano?

                        Abbiamo mai fatto l'esperienza luminosa del trovarci davanti a Dio e dire la stessa cosa, noi e lui, l'uno di fronte all'altro?

                            Magari anche dopo giorni di lotta, dubbi, ripensamenti, rabbia. Ma alla fine ci siamo arrivati: abbiamo detto anche noi le stesse

                        parole che diceva Dio riguardo a questa o a quella cosa.

                        Insomma, abbiamo accettato il suo piano, la sua proposta; abbiamo acconsentito e abbiamo riconosciuto che aveva ragione lui?

                        E da un'esperienza così, è mai nata, in noi, la riconoscenza, il render grazie, il canto, la felicità?

 

Il nostro brano si chiude con l'immagine di Anna missionaria, annunciatrice. Quello che lei ha ricevuto, vissuto, sperimentato nella sua vita, ora lo vuole trasmettere anche agli altri. Non si chiude, non si nasconde, ma si apre nel dono. E’ bellissimo questo!

 

                        Noi abbiamo il coraggio di cominciare a parlare di Dio, del Signore Gesù, che è entrato nella nostra vita e ci ha visitato?

                        O rimaniamo muti, seppellendo i doni che lui ci fa?

                        Vediamo, accanto a noi, tra i nostri amici, nella famiglia, o fra coloro che frequentiamo per lavoro, nello sport, qualcuno che

                        aspetta l'annuncio della salvezza, di una speranza in questa vita?

                        Ci accorgiamo del desiderio che le persone si porta­no dentro di conoscere il Signore, di dare un senso alla loro vita?

                        Se noi abbiamo incontrato il Signore, ci rendiamo conto della ricchezza che abbiamo e che non possiamo tenerlo chiuso dentro di

                        noi, perché lui vuole visitare la vita di tutti?

                        Possiamo prendere un po' di coraggio e cominciare, anche noi, a parlare di lui, del suo amore, vivo in mezzo a noi?

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!

 

  

 

 

 

(spunti da una Lectio di suor Maria Anastasia)