RITIRO ON LINE                                                                                                   
gennaio
2015  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Oggi è Natale, Signore della storia.

Oggi è Natale e oggi si può pregare

finalmente con le Tue Parole.

Parole di pace dei cuori,

non delle armi.

Parole di pace dei cuori,

non delle chiacchiere.

Parole di pace dei cuori,

non delle mani.

Oggi è Natale e finalmente

possiamo muoverci con le Tue gambe

che si fermano, non corrono;

che si inginocchiano, non reggono;

che si  adorano, non calciano.

Oggi è Natale e possiamo finalmente

stare insieme alla Tua presenza

che non segue regole sociali,

che non impone regole politiche,

che non promette regole economiche.

La Tua presenza è semplice carità,

mano per mano a chi è accanto,

ora, adesso, a chi è accanto.

Tu, mano per mano, lo prendi

e tutto con Gratia.

Oggi è Natale ed è bello!

 

(liberamente tratto da una preghiera di Alberto Signorini)

  

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

Facciamoci “provocare” da alcune considerazioni di don Paolo Scquizzato della comunità dei sacerdoti

 

del Cottolengo, che analizza alcuni brani evangelici noti ma li rilegge sotto una luce un po’ diversa da

 

quella alla quale siamo in genere abituati.

 

Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto.  (Lc 2,1-20)

 

 

1In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. 3Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 4Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. 5Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 6Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

8C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, 10ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

14«Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

15Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. 17E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. 19Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. 20I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

  

Il brano del Vangelo di Luca che oggi proponiamo è importante per approfondire la nuova e vera idea di Dio che Gesù è venuto a testimoniare.

“C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge”. (v. 8)

Per capire la portata di questo brano, dobbiamo comprendere chi erano i pastori al tempo di Gesù.

 

CHI ERANO I PASTORI

Dobbiamo  liberarci da un'immagine fuorviante, legata  magari  all'aura  romantica dei  nostri  presepi,  pieni  di pastorelli con l'agnellino in braccio che vanno lieti verso la grotta. Al tempo di Gesù i pastori  erano dei disgraziati, la feccia della società, una  sorta  di  "paria". Si diceva,  in ambito religioso, che  quando  il Messia  avesse  fatto  la  sua  comparsa  sulla  terra  i  pastori  sarebbero stari tra i primi a essere fatti fuori.

Nella sinagoga si faceva catechesi con domande e risposte; il maestro diceva:  «Perché il regno  di  Dio  tarda  ad  instaurarsi?».

Risposta: «Perché ci sono i pubblicani, le prostitute, i pastori».

L'esistenza di questa triade di peccatori era considerata un impedimento all'avvento del regno di Dio.

Restiamo colpiti, perciò, nel considerare come Gesù abbia mostrato la sua misericordia principalmente verso i pubblicani - prendendone addirittura uno, Levi, al suo seguito -, le prostitute - tanto da dire che ci precederanno nel regno dei cieli - e i pastori, come ora vedremo. Le tre categorie che secondo la mentalità dei puri avrebbero tardato l'avvento del Messia sono proprio quelle a cui il Messia si rivolge!

Nel Talmud è scritto che i genitori non devono  insegnare ai figli il mestiere del pastore, perché è un lavoro da ladri. E i pastori erano ladri veramente, perché talmente sottopagati e sfruttati da dover rubare per sfamarsi. In quanto ladri, erano esclusi dal tempio, quindi  anche  dalla  relazione  con  Dio  e  perciò dalla possibilità della salvezza; erano  casi disperati  insomma,  considerati meno delle  bestie. Ancora il Talmud afferma: «Se cadono in un fosso, si tirino fuori tutti tranne i pagani e i pastori».

 

A CHI E’ RIVOLTA, PER PRIMI, LA BUONA NOTIZIA?...

La Parola di oggi apre il Vangelo, quindi introduce alla buona notizia, che è rivolta dall'angelo ai pastori.

“Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce”. (v. 9a)

I pastori si vedono raggiunti da Dio. Possiamo ritenere che anch'essi, pur nella loro condizione, conoscessero la Parola di Dio e sapessero - come tutti gli uomini religiosi - che in essa, quando Dio si fa presente agli uomini, fa fuori i malvagi  benedicendo  i  buoni. Ecco perché  il testo dice: «Essi  furono  presi  da  grande  timore»  (v. 9b);  consapevoli  della  propria  indegnità,  temono  che Dio  li voglia distruggere. Invece accade una cosa incredibile: avvolti di luce nella gloria del Signore, come in un abbraccio,  ricevono l'annuncio che il Messia, il Dio incarnato, il Salvatore dell'uomo è venuto proprio per loro, lontani, maledetti, disgraziati, ladri e violenti: «Oggi, nella casa d i Davide, è nato per voi  un salvatore» (v.  10).

 

…SOLO AI PURI O A TUTTI?

La visione dell'ambiente religioso del tempo si ribalta. Non esistono più uomini impuri, lontani da Dio, e soprattutto Dio non chiede agli uomini di purificarsi  per essere degni  di accoglierlo. Ma poiché la salvezza s'è fatta presenza, chi l'accoglie diventa puro, ovvero figlio perso nell'abbraccio del Padre.

“L’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo”. (v. 10)

Questo brano, aprendo il Vangelo di Luca, ne costituisce la cornice insieme all'episodio  che lo conclude:  il brano del cosiddetto "buon ladrone”, un delinquente sulla croce. Dentro questa cornice drammatica si manifesta chi è Dio: la misericordia. Un amore che non è attratto dalle virtù, dal merito della creatura, ma solo dalla sua necessità.

La misericordia non è dono concesso a chi lo chiede: in tutto il Vangelo, Gesù è il perdono donato prima che gli venga chiesto o gli sia mostrato un segno di pentimento.

 

PRIMA CAMBIARE VITA O PRIMA L’AMORE?

Nella visione che ci viene naturale (che è in fondo la visione religiosa farisaica)  pretendiamo che per ricevere il perdono occorra cambiare vita; pensiamo di dover diventare buoni, santi e bravi, per poter ricevere l'amore di Dio. Invece è proprio ricevendo il suo amore che all'uomo è dato diventare buono e santo.

È l'esperienza vissuta da san Paolo. Per ventisette anni aveva pensato, da buon  fariseo, che una vita irreprensibile avrebbe attirato su di lui la gloria di Dio. Invece, solo quando cade a terra sulla strada di Damasco, lambendo la povere  della  terra, ovvero in un atto  di estrema povertà,  riceve  la gloria  di  Dio  cominciando  così  a vivere un'esistenza  rinnovata , divenendo il grande apostolo di Cristo.

La grazia si riceve, non la si produce.

Per i farisei occorreva purificarsi per accostarsi a Dio. Come se, essendo malati, per poter far avvicinare il medico occorresse prima guarire. Invece Gesù dice: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

E, successivamente, aggiunge che l'Altissimo «è benevolo verso gli ingrati e i malvagi». Quest'affermazione, inaccettabile per i farisei, non rende forse perplessi anche noi?  Perché anche in noi sorge una domanda, tremenda, perché profondamente destabilizzante: «Se Dio non premia i buoni, che senso ha dunque comportarsi bene?».

 

LEGARE DIO A SE’?

Da che mondo è mondo, la religione insegna come attirarsi la benevolenza di Dio conducendo una vita irreprensibile.

Religione viene da religo, religere: legare assieme, e ti dice che con le opere, il sacrificio, la bontà, la vita etica leghi Dio a te. Invece Gesù è venuto a dirci che Dio non si lascia legare dalle tue opere. Il Dio di Gesù Cristo non è più il Dio della “religione”.

Gesù ha inaugurato la via della fede, cioè il prendere coscienza che il fatto fondamentale nell'esistenza del credente è accogliere nella propria povertà assoluta il Dio che viene, indipendentemente dalle opere meritorie. Questa è la buona notizia. Il cristianesimo è una fede, non una “religione”.

Molta vita cristiana si è consumata nelle opere, nel fare, nella vita morale irreprensibile; come se il cristianesimo fosse ancora un darsi da fare qui sulla terra alla conquista del cielo.

 

ACCOGLIENZA DI UN PADRE CHE GIA’ MI AMA

L’avventura cristiana altro non è che accoglienza d'un Dio che ci ama per quello che siamo: figli, al fine di trasformarci, se lui vuole, secondo il suo cuore.

Il Vangelo è la buona notizia che Dio è dalla nostra parte. Con Gesù di Nazareth, Dio si è messo al fianco di chi non si è mai sentito all'altezza, degli ultimi, di chi non si è mai sentito meritevole di Dio, perché mai ce l'ha fatta a stare al passo di Dio.

Ci sono ancora cristiani che dicono: «Come fa Dio ad amarmi per quello che sono? Non può, con tutto quello che ho fatto!». Ebbene, è lì che dobbiamo proclamare il Vangelo: «Dio ama te in modo particolare, proprio perché sei così. Perché se tu fossi buono, irreprensibile, pulito, Dio non avrebbe bisogno di amarti in modo particolare».

 

CHIAMATI, PROPRIO NOI, ALLA MISSIONE

Osserviamo ora la reazione dei pastori all'incredibile annuncio ricevuto: da paria della società diventano missionari, glorificano e lodano Dio.

“E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori…. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. (v. 17-20)

Il Signore non ha chiesto loro di pentirsi, non li ha invitati a fare penitenza per i loro peccati. Li ha amati e li ha resi liberi. I pastori hanno sperimentato l'amore immeritato, gratuito: questa è la grazia!

La legge, i comandamenti, le norme non hanno mai cambiato il cuore di nessuno. La legge condanna, mentre invece l'amore trasforma. Se vogliamo aiutare qualcuno a trasformare il suo cuore, non serve dargli delle regole: sarà la misura con cui lo ameremo che lo cambierà.

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ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Signore, rendici capaci di vivere

con amore la nostra vocazione,

da veri innamorati

della bellezza spirituale,

rapiti dal profumo di Cristo

 

che esala da una vita

di conversione al bene,

stabiliti non come schiavi sotto una legge,

ma come uomini liberi guidati dalla grazia.

 

 (s. Agostino)

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

  

(spunti da una riflessione di don Paolo Scquizzato)