RITIRO ON LINE - giugno 2020













Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso. Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.



Cerco cose nascoste

ai dotti e ai sapienti

e anche a me.

Un venticello leggero

possa soffiare su di noi

e sussurrarci ancora che ci sei.

(Fraternità di Romena)



Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.





=============================================================



L’INCONTRO CON LA MISERICORDIA

La lectio di oggi prende spunto dall’ episodio evangelico narrato da Marco dove Gesù perdona (e poi guarisce anche fisicamente) i peccati del paralitico che gli era stato posto davanti.

Buona meditazione e buona preghiera.














LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti. (Marco 2,1-12)


1Entrò di nuovo a Cafarnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa 2e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.

3Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. 4Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. 5Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».

6Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: 7«Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». 8E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? 9Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? 10Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, 11dico a te – disse al paralitico –: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 12Quello si alzò e subito presa la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».













MEDITATIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio ! Il protagonista è lo Spirito Santo.

Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso “cuore”.



_________________________________________________________________________________

"TI SONO RIMESSI I TUOI PECCATI"

Il sacramento della misericordia


«Chi può rimettere i peccati?»

La misericordia di Dio è molto più che il semplice perdono dei peccati. Nel passaggio dall'Antico al Nuovo Testamento, notiamo un salto di qualità. Con la venuta del Verbo in mezzo a noi anche il perdono di Dio "si fa carne", si manifesta con gesti e parole concrete, prima nella vita di Cristo e poi nei sacramenti della Chiesa. Non è più annunciato "per mezzo dei profeti", ma dato direttamente in prima persona da Dio stesso.

 

In nessun momento del Vangelo questa novità appare con maggiore chiarezza come nell'episodio del paralitico calato dal tetto (Mc 2,1-12). Un giorno si venne a sapere che Gesù «era in casa». Si tratta quasi certamente della casa di Simon Pietro dove Gesù stava come "a casa sua", quando operava in Cafarnao. Si radunò tanta folla che non si poteva in alcun modo entrare dalla porta. Un gruppetto di persone che aveva un parente o amico paralitico pensò di aggirare l'ostacolo scoperchiando il tetto e calando il malato, per i lembi di un lenzuolo, davanti a Gesù. La cosa non è inverosimile se pensiamo alle case palestinesi del tempo (e in parte anche di oggi), tutte di un solo piano e con il tetto di legno e terra battuta. Gesù, vista la loro fede, dice al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Alcuni scribi presenti rimangono scandalizzati e pensano in cuor loro: «Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?» Ascoltiamo il resto direttamente dal Vangelo:

« Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Alzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: alzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua ». (Mc 2,8-11)

 

Gesù non smentisce la loro affermazione che solo Dio può rimettere i peccati, ma con il miracolo dimostra ad essi di avere sulla terra il potere stesso di Dio. L'uomo può "commettere" il peccato, ma solo Dio può "rimetterlo". Pensare il contrario, sarebbe come dire che un debitore può cancellarsi, di sua iniziativa, il debito che ha con qualcuno! È stata la pretesa dell'uomo moderno che è arrivato a dire "io stesso oggi mi accuso e solo io posso anche assolvermi".



Confessarsi, perché?

Gesù ha voluto che l'esercizio di questo suo potere di rimettere i peccati non fosse limitato al breve tempo della sua vita terrena. Ha perciò istituito un sacramento nel quale lo Spirito Santo continuasse, per mezzo del ministero della Chiesa, a rimettere i peccati. All'origine di questo sacramento, al di là di tutti gli innumerevoli cambiamenti e adattamenti subiti nella storia, c'è infatti una parola di Cristo, rivolta singolarmente a Pietro (Mt 16,19) e collegialmente a tutti gli apostoli:

«Ricevete Io Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati » (Gv 20,22-23).

In molti modi Cristo continua la sua opera di rimettere i peccati.

La Chiesa ha sempre riconosciuto all'Eucaristia un'efficacia generale per la liberazione dal peccato. In essa noi ci accostiamo alla fonte stessa della remissione dei peccati. «Ogni volta che tu bevi questo sangue tu ricevi la remissione dei peccati e ti inebri di Spirito», e ancora: «Questo pane è la remissione dei peccati» (sant’Ambrogio). Al momento di distribuire il corpo di Cristo per la comunione, la liturgia ci ricorda questa verità con le parole: «Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo!».

C'è però un modo specifico al quale è obbligatorio ricorrere quando si tratta di rotture gravi con Dio, ed è il sacramento della penitenza che i Padri chiamavano «la seconda tavola di salvezza, offerta a chi fa naufragio dopo il battesimo».

Perciò nulla può rimettere la Chiesa senza Cristo e Cristo nulla vuole rimettere senza la Chiesa. Nulla può rimettere la Chiesa se non a chi è pentito, cioè a colui che Cristo ha toccato con la sua grazia.

Chi rimette i peccati non è la Chiesa, ma lo Spirito Santo. La Chiesa esercita solo un ministero, ma un ministero indispensabile. Gesù ha detto agli apostoli: «A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi», ma come possono gli apostoli e i loro successori decidere se rimettere o no i peccati, senza conoscerli?

Il modo scelto da Dio per rimettere i peccati, che passa attraverso la loro confessione, corrisponde, del resto, a un bisogno quanto mai naturale e profondo della psiche umana. La stessa pratica della psicanalisi si basa su questo fatto e ne costituisce una involontaria conferma e talvolta un surrogato. Il modo di liberarsi dal peccato confessandolo a Dio attraverso il suo ministro, corrisponde al bisogno naturale della psiche umana di liberarsi da ciò che opprime la coscienza manifestandolo, portandolo alla luce e dandogli espressione verbale. Il Salmo 32 descrive la felicità che scaturisce da una tale esperienza:

« Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato... Tacevo e si logoravano le mie ossa, mentre gemevo tutto il giorno... Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe", e tu hai rimesso la malizia del mio peccato ».

La confessione è il momento in cui la dignità del singolo credente è più chiaramente affermata. In ogni altro momento della vita della Chiesa, il credente è uno tra tanti: uno di quelli che ascoltano la Parola, uno di quelli che ricevono l' Eucaristia. Qui, egli è unico e solo; la Chiesa esiste in quel momento soltanto per lui o per lei.

La confessione ci permette di sperimentare su di noi quello che la Chiesa canta la notte di Pasqua nell'Exultet:

«O felice colpa che ci ha meritato un tale Redentore!». Gesù sa fare di tutte le colpe umane, una volta riconosciute, delle "felici colpe", delle colpe che non si ricordano più se non per l'esperienza di misericordia e di tenerezza divina di cui sono state occasione!



Misericordia e pentimento

Il nostro modo di accostarci al sacramento della penitenza deve essere rinnovato nello Spirito, per diventare veramente efficace e risolutivo nella lotta al peccato. Rinnovare il sacramento nello Spirito significa viverlo non come un rito, un'abitudine, o un obbligo, ma come un bisogno dell'anima, come un incontro personale con Cristo risorto che, attraverso la Chiesa, ci comunica la forza risanatrice del suo sangue e ci rende «la gioia di essere salvati» (Sal 51,14).

I grandi ritorni a Dio si sono spesso conclusi con una confessione, dalla quale ci si è rialzati con la sensazione di essere letteralmente rinati.

La misericordia di Dio, fuori e dentro il sacramento della riconciliazione, non ha condizioni, ma ha un presupposto: il pentimento del peccatore. Senza pentimento, non c'è misericordia possibile. Pretendere il contrario, sarebbe volere "farla franca" con Dio, ma, è scritto, «Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare (prendere in giro) » (Gal 6,7).

 

Nella sua onnipotenza Dio può fare tutto, eccetto una cosa. Non può fare, da solo, «un cuore contrito e umiliato». Per fare questo gli occorre il consenso della nostra libertà. Non è una condizione, ma un limite che Dio stesso si è posto, quando ci ha creati liberi.

 

Egli può sollecitare con la sua grazia, bussare alla porta, ma non la sfonderà, se chi è dentro è asserragliato nel suo rifiuto. L'ostacolo vero alla misericordia di Dio non è la gravità del peccato dell'uomo, ma l'indurimento del cuore, il cuore "impenitente".

 

Nel Salmo 51, il Miserere, si dice: «Pietà di me, Signore, secondo la tua misericordia, nella tua grande bontà cancella il mio peccato», ma poi il peccatore aggiunge subito: ·«Riconosco la mia colpa... Contro di te, contro te solo bo peccato, quello che è male ai tuoi io l'ho fatto».

Il male non può essere semplicemente ignorato o ricoperto, deve essere distrutto e questo non avviene finché nessuno si assume la responsabilità di esso e lo "riconosce" come proprio. Questo non può farlo Dio, lo deve fare il peccatore.



Penitenti e confessori

È importante che i sacerdoti siano veri dispensatori della misericordia di Cristo in questo sacramento. La Chiesa latina ha cercato di spiegare la confessione con l'idea giuridica di un processo da cui si esce assolti, o non assolti. In questo processo il ministro riveste la funzione del giudice. Questa visione, se accentuata unilateralmente, può avere delle conseguenze negative. Diventa difficile riconoscere nel confessore l'agire di Gesù.

Nella parabola del figliol prodigo il padre non si comporta da giudice ma, appunto, da padre; prima ancora che il figlio abbia finito di fare la sua confessione lo abbraccia e ordina la festa. Il Vangelo è il vero "manuale per confessori"; il Diritto canonico c'è per servirlo, non per sostituirlo.

Gesù non comincia con chiedere in tono perentorio all'adultera, a Zaccheo e a tutti i peccatori che incontra "il numero e la specie" dei peccati. Si preoccupa anzitutto che la persona sperimenti la misericordia, la tenerezza e perfino la gioia di Dio nell'accogliere il peccatore. Sa che dopo questa esperienza sarà il peccatore stesso a sentire il bisogno di una confessione sempre più completa delle colpe. In tutta la Bibbia vediamo in atto la pedagogia di Dio di non chiedere all'uomo tutto e subito in fatto di morale, ma solo quello che, al momento, è in grado di capire. Paolo parla di una "divina pazienza" a questo riguardo: « …mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia nel tempo presente, così da risultare lui giusto e rendere giusto colui che si basa sulla fede in Gesù ». (Rm 3,26). L'essenziale è che ci sia un inizio di vero pentimento e la volontà di cambiare e riparare il male fatto.

Francesco d'Assisi, quanto era rigoroso e radicale con se stesso, altrettanto era misericordioso con i fratelli. A un superiore del suo ordine scrisse questa raccomandazione che si applica a ogni confessore:

« Non ci sia alcun frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che, dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli. »

 

Nel 1983, mentre era in corso il Sinodo dei vescovi su "Penitenza e riconciliazione", papa Giovanni Paolo Il volle proclamare santo, alla presenza dell'intero Sinodo, il beato Leopoldo Mandic, l'umile cappuccino che aveva passato la vita confessando. È nota l'affabilità, l'amore, l'incoraggiamento con cui san Leopoldo accoglieva e congedava ogni penitente. A chi lo rimproverava di essere "troppo buono" e che Dio gli avrebbe chiesto ragione della sua eccessiva larghezza con i penitenti, rispondeva: «Non siamo stati noi a morire per le anime, ma ha sparso Lui il suo sangue divino. Dobbiamo quindi trattare le anime come ci ha insegnato Lui con il suo esempio. Se il Signore mi rimproverasse di troppa larghezza, potrei dirgli: Paròn benedetto, questo cattivo esempio me l'avete dato Voi"» ("Paròn", in dialetto veneto, significa Signore!).



















ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.



Dio mio, sono risuscitato

e sono ancora con Te!

Dormivo ed ero coricato

come un morto nella notte.

Dio disse: «Sia fatta la luce» ed io mi sono destato.

Come si getta un grido!

Sono risorto e mi sono svegliato...

Il mio cuore è libero

e la mia bocca è pura.

Sono assolto da tutti

i miei peccati che ho

confessati uno a uno.

L'anello nuziale è al mio dito

e il mio viso è pulito.

Sono come un essere innocente

nella grazia che

mi hai concessa.



(Paul Claudel)













CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù. È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen














ACTIO Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita! Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(tratto da una serie di lectio sulla Misericordia proposte in parrocchia)