RITIRO ON LINE                                                                                                   
luglio
2015  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Signore, ti ringrazio perché mi hai messo

al mondo.

Aiutami perché la mia vita

possa impegnarla

per dare gloria a te e ai miei fratelli.

Ti ringrazio di avermi concesso questo privilegio: tra gli operai scelti,

tu hai preso anche me.

Mi hai chiamato per nome perché io

collabori con la tua opera di salvezza.

Voglio poter essere più pronto

a darti una mano,

 

più agile perché i miei piedi,

che annunciano la pace sui monti,

possano essere salutati da chi sta a valle.

Concedimi il gaudio di lavorare in comunione.

Salvami dalla presunzione di sapere tutto.

Toccami il cuore e rendi trasparente

la vita, perché le mie parole,

quando veicolano la Tua,

non suonino false sulle mie labbra.

 

(don Tonino Bello, Preghiere)

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

Facciamoci "provocare" da alcune considerazioni di don Paolo Squizzato della Comunità dei sacerdoti del Cottolengo, che analizza alcuni brani evangelici noti ma li rilegge sotto una luce un pò diversa da quella alla quale siamo in genere abituati.

Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto (Gv 8, 1-11).

1Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. 2Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. 3Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e 4gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.  Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. 7Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». 8E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. 10Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

La pena prevista

Entriamo nel fatto raccontato da Giovanni.

La pena prevista dalla Torah per il peccato di adulterio era la morte di entrambi: per lapidazione nel caso in cui fosse commesso con una ragazza fidanzata e quindi vergine, per strangolamento se la donna era sposata.

Questo dato di riferimento è importante perché indica che la donna in questione è molto giovane, in età di fidanzamento.

Secondo gli spiriti pii che la conducono a Gesù, questa ragazzina merita la morte, perché essi sono fedeli alla Parola di Dio. In realtà a loro non importa nulla di lei; vogliono solo mettere alla prova Gesù «per avere motivo di accusarlo» (v. 6).

 

I personaggi del dramma

Chi sono veramente i personaggi di questo dramma? Chi è la donna, chi sono i sinistri personaggi che la circondano con le mani occupate da pesanti pietre?

Ancora una volta il Vangelo mi fa da specchio, mi chiama in causa.  «…gli condussero una donna sorpresa in adulterio»:  la donna scoperta in flagrante adulterio sono io, l'uomo di sempre, la Chiesa: sempre adultera, perché da sempre ha tradito l'amore. E vi sono mille modi per tradire l'amore, anche se in realtà riconducibili ad una sola causa: l'egoismo.

Io sono, insieme, l'adultero e il mio partner.

«Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa»:  quegli uomini pronti ad uccidere, ancora una volta sono io, siamo noi, nel senso che tutti ci portiamo dentro questi personaggi mortiferi; essi sorgono in noi dopo il male commesso e, con in mano pesanti pietre, tentano di lapidarci, di farci del male. Questi signori prendono il nome di "sensi di colpa”, sempre pronti a giudicarci ed accusarci.

 

Dio è davanti a me

Dio, manifestatosi in Gesù di Nazareth, ora è dinanzi a me, povero e peccatore con i peccatori. E cosa fa? Cosa può fare un Dio dinanzi alla sua creatura che gli ha rubato la vita, l'amore, si è sporcata nel fango dell'esistere, ha già un piede nella fossa per tutte quelle pietre che già si librano in aria?

Scende giù, si china «Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.». Si noti che Gesù era già seduto. Ora, davanti a una povera disgraziata, scende ancora più in basso: «chinatosi di nuovo, scriveva per terra.»

Splendido! Questo è il Dio di fronte al nostro male: si fa ultimo di tutti, e più piccolo di tutti, per recuperare tutti, anche l'ultimo disgraziato.

In quel Venerdì santo, quando l'amore giungerà alla sua massima manifestazione, il medesimo Dio scenderà talmente in basso da salire su di una croce, per recuperare il ladrone perduto e condurlo con sé in paradiso.

Perché potessimo uscire dalle nostre paure mortali, perché cessassimo di sentirci giudicati, perché non scappassimo più dinanzi al Padre che ha come unico sogno quello di riconciliarmi con lui, Dio è sceso, sceso più in basso di me.

E lo troviamo pugno di carne in una grotta a Betlemme (Lc 2, 16), uomo che fa del bene a tutti quelli che incontra (At 10,38), oggi a terra di fronte ad una povera donna, domani appeso ad una croce come un delinquente...

Qui abbiamo un Dio che si abbassa perché la donna non si senta schiacciata a terra. Le sta dicendo, col suo eloquente silenzio: «Donna, ti bastano già i tuoi fantasmi interiori. Io non ti dico nulla».

 

Gesù scrive in terra

E scrive su di una lavagna grande quanto il mondo.

Sono stati scritti fiumi di inchiostro per immaginare cosa Gesù possa aver scritto su quella terra. Poiché sappiamo che gli evangelisti conoscevano molto bene la Scrittura, possiamo trovare una risposta nel libro del profeta Geremia: «O speranza d'Israele, Signore, quanti ci abbandonano resteranno confusi; quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato il Signore, fonte di acqua viva» (Ger 17,13). Gesù sta scrivendo nella polvere il nome di quei disgraziati che hanno pensieri di morte; un uomo che vuole la morte di un altro uomo è già morto. Spiega Giovanni: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1Gv  3,14).

Gesù s'inchina, l'amore si manifesta, Gesù parla e gli accusatori, come d'incanto, non ci sono più. Dove lasciamo entrare l'amore, che si è fatto piccolo per non spaventarci, i nostri fantasmi interiori non ci sono più. L’amore è più forte della paura. «L’amore scaccia il timore», dirà Giovanni in 1 Gv 4, 18.

 

La miseria e la misericordia

E rimangono in due, «la misera e la misericordia» (s. Agostino).

Non solo, la donna rimane sola con l'amore, un amore che l'ha posta al centro, «là in mezzo», immersa nel mezzo della misericordia di Dio.

Alla fine, ciò che rimane di ogni uomo è l'incontro della propria miseria con la misericordia di Dio. Gli accusatori, i fantasmi che ci portiamo dentro, i sensi di colpa, occorre che crollino tutti.

La situazione di male che ci portiamo dentro, il nostro peccato, il nostro lato oscuro, le nostre ferite interiori, non devono essere motivo di lapidazione da parte nostra, e neanche di mutilazione.

Perché farci del male ulteriore, nel tentativo continuo di estirpare la zizzania che ci portiamo dentro, o di uccidere il lupo interiore che tanto ci terrorizza? Gesù non ha forse detto che il grano e la zizzania devono crescere insieme (Mt 13,30)? Alla fìne la mietitura avverrà, ma sarà solo opera sua.

E con Cristo non è forse giunto il tempo messianico in cui, come predetto da Isaia, il lupo e l'agnello possono finalmente riposare insieme (Is 11,6), perché è giunto il fanciullo, ovvero Gesù, che li pasce insieme?

La nostra miseria, la nostra ombra interiore, è il luogo dove poter esperire il Dio della misericordia: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato» (Gv 11,4).

 

Perdono “gratuito”

Si noti che questa donna è perdonata senza previo pentimento. Purtroppo noi pensiamo che Dio ci perdoni solo perché pentiti, invece avviene il processo inverso: ci possiamo pentire perché previamente perdonati (altrimenti non ne avremmo la capacità).

Pentirsi vuol dire abbracciare nuovamente l'amato, ritornare, amareggiati dal male compiuto, al vero amore. Ma questo ci è possibile solo perché profondamente perdonati, riammessi alla sua presenza: «Amerà di più colui al quale è stato perdonato di più», dice Gesù! (Lc 7,47).

Noi ci possiamo pentire perché Dio ci perdona sempre e comunque.

Il pentimento quindi segue il perdono e consiste nel non chiudersi dentro la gabbia delle proprie colpe, al fine di aprirsi alla gioia di un amore più grande.

Si diventa capaci di amore e perdono nella misura in cui si sperimenta il perdono amante che non condanna: «Và e d'ora in poi non peccare più».

 

Il vero peccato dell’uomo

Quale potrebbe essere il peccato in questo caso? Non voler farsi guarire! La rinuncia al desiderio di salvezza, la disperazione, il preferire marcire nei propri sensi  di colpa, non voler credere che Dio voglia dare la vita ai suoi...

Ecco qual è il vero peccato dell'uomo: non desiderare di essere guarito, non rendersi disponibile a ricevere il dono, tentando di darsi la salvezza attraverso inefficaci surrogati.

Da lì a poco, il male dell'uomo prenderà quelle stesse pietre lasciate cadere dagli scribi e farisei e tenterà di uccidere Gesù, perché si è fatto Dio («Io sono»).

E ci riuscirà.

Ma questa donna (ciascuno di noi) è potuta uscire dal suo male illesa e salva, guarita e perdonata, proprio perché Gesù è stato ucciso! Questo è l'amore.

Non vale più la legge del mondo che recitava: mors tua, vita mea, ma quella di Dio che dice mors mea, vita tua...

 

 

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ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende

e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Signore, ti imploriamo,

 

discendi ancora una volta agli

 

 “inferi”.

 

Prendi su di te

 

tutte le disperazioni del mondo.

 

Seducile con le nostalgie del

 

Sabato Santo

 

e falle aprire alla tavola imbandita

 

della Pasqua.

Tu, semente che si disfa,

 

entra nelle zolle dell’umanità,

 

e noi, non più sgomenti,

 

“staremo ad ascoltare

 

la crescita del grano”.

 

 

(don Tonino Bello, Preghiere)

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

 

 

(spunti da una riflessione di don Paolo Scquizzato)