RITIRO ON LINE                                                                                                   
luglio 2016

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Se ci sono molti santi che non amano danzare,

ce ne sono molti altri che hanno avuto

bisogno di danzare,

tanto erano felici di vivere:

santa Teresa con le sue nacchere,

san Giovanni della Croce con un

Bambino Gesù tra le braccia,

e san Francesco,  davanti al papa.

 

Se noi fossimo contenti di te, Signore,

non potremmo resistere a questo bisogno

di danzare che irrompe nel mondo,

e indovineremmo  facilmente quale danza

ti piace farci danzare, facendo i passi

che la tua Provvidenza  ha segnato.

 

Perché io penso che tu forse

ne abbia abbastanza della gente che

parla di servirti col piglio da condottiero,

di conoscerti con aria da professore,

di raggiungerti con regole sportive,

di amarti come si  ama in un

matrimonio invecchiato.

Signore, vieni ad invitarci.

Siamo pronti  a danzarti la danza del lavoro,

quella del caldo e quella del freddo, …

Signore insegnaci il posto che tiene,

nel romanzo eterno avviato fra te e noi,

il ballo della nostra obbedienza.

Insegnaci a indossare ogni giorno

la  nostra  condizione  umana

come un vestito da ballo,

che ci farà amare di te tutti i particolari.

 

Facci vivere  la nostra vita,

non come un gioco di scacchi dove

tutto è calcolato,

non come una partita dove tutto è difficile,

non come un teorema che ci rompa il capo,

ma come una festa senza  fine

dove il tuo incontro si rinnova,

come un ballo, come una danza,

fra le braccia della tua grazia,

nella musica che riempie l'universo d'amore.

 

Signore, vieni ad invitarci.

(Madeleine Delbrel)

 

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

DIO FA IL PASSO DELLA DANZA

“noi abbiamo suonato il flauto e voi non avete danzato”

 

Iniziamo, oggi, una piccola serie di lectio sui Salmi, aiutati da alcuni spunti di padre Moretti, dehoniano.

I Salmi sono una musica con cui Dio ci invita a danzare con lui la nostra vita.

I Salmi hanno il potere di svegliare ciò che dorme dentro di noi e di trascinarci in una festa capace di illuminare tutti i momenti della vita. I Salmi sono la "sinfonia" di Dio.

 Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.  (Salmo 150)

 

1Alleluia.

Lodate Dio nel suo santuario,

lodatelo nel suo maestoso firmamento.

2Lodatelo per le sue imprese,

lodatelo per la sua immensa grandezza.

3Lodatelo con il suono del corno,

lodatelo con l’arpa e la cetra.

4Lodatelo con tamburelli e danze,

lodatelo sulle corde e con i flauti.

5Lodatelo con cimbali sonori,

lodatelo con cimbali squillanti.

6Ogni vivente dia lode al Signore.

     Alleluia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

La preghiera

Pregare ha almeno due significati diversi, secondo che si rivolga a Dio o a un uomo.

-          Pregare un uomo significa convincerlo a concederci qualcosa cbe per noi è importante e che egli può darci (in questo caso facciamo leva sui nostri titoli di merito).

-          Pregare Dio non può significare la stessa cosa perché egli sa già ciò di cui abbiamo bisogno (sono le parole stesse di Gesù: «il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate» (Mt 6,8) ed è  più che disposto a darcelo non perché lo  abbiamo meritato, ma perché è "padre"  e  ci ama come figli (sono sempre le parole di Gesù: « …il Padre vostro che è nei cieli, egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti » (Mt 5,45).

La preghiera è un invito fatto a  noi ad “entrare  nella  danza”  della volontà di Dio,  la  più  affascinante  avventura per  l'uomo.

Spiace doverlo  ammettere  ma  non   di  rado le nostre preghiere sono, come le definiva il Maestro, "pagane": «Pregando,  non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole» (Mt 6,7). Il Padre dei cieli non ce ne farà una colpa, ma noi rischiamo di  perdere il piacere dell'intimità con  lui.

 

I Salmi una Sinfonia per  il cuore

Dire i Salmi... recitare i Salmi... leggere i Salmi... questo modo di esprimerci mette noi al posto del protagonista, quando il vero unico protagonista è lui, il Signore. I Salmi sono una musica con cui Dio ci invita a danzare con lui la nostra vita.  « Il Signore tuo Dio in mezzo a te  è un salvatore potente . Danzerà di gioia per te...» (Sof 3,17 – vers.1977). 

Dentro ciascuno di noi Dio ha nascosto tracce della sua grandezza. Sono tesori spesso sepolti sotto cumoli di banalità. I Salmi hanno il potere di svegliarli e di trascinarci con loro in una festa capace di illuminare tutti i momenti della vita. I Salmi sono la "sinfonia" di Dio: una musica che nasce da tanti strumenti diversi. Gli strumenti diversi sono le diverse capacità, le diverse energie della persona; sono come i diversi colori di una tavolozza. Una ricchezza straordinaria di tonalità che potrebbero (e talvolta lo fanno) esprimersi in una dissonanza.

L’orante fa confluire nella preghiera del Salmo tutte le energie del suo mondo interiore. La preghiera dei Salmi trasforma il rumore caotico del cuore in armonia: pace con se stessi, con la propria vita, con Dio, con gli altri... Questa è la forza educativa dei Salmi.

Una musica che ci può fare compagnia in tutte le situazioni della vita è la premura che i Salmi ci assicurano che Dio ha per noi. Immergersi nei Salmi è come abbandonarsi a un abbraccio rassicurante, quello del Padre. Nei momenti critici della vita (e capitano a tutti) invece di aggrapparsi disperatamente a qualche appiglio occasionale (persone, cose, circostanze...) si può trovare una roccia sicura su cui fissare i nostri progetti. La preghiera dei Salmi può offrirci questo.

 

I "Salmi": una preghiera a 360 gradi

L’orante, che rappresenta tutti gli oranti della Bibbia, è il "salmista". Benché la tradizione abbia assegnato a Davide il merito di molti Salmi, in realtà gli autori di questa preghiera sono tanti e per lo più sconosciuti. La maggior parte dei Salmi comincia con un versetto introduttivo che ne attribuisce l'autore o descrive le circostanze per le quali furono composti. Così rappresentano meglio la complessità degli uomini che rivolgono la preghiera a Dio. Rappresentano le attese, le paure, le domande, le delusioni, le gioie, le meschinità... del cuore dell'uomo. Dio è l'approdo a cui tutti gli oranti  tendono.

Quello che sorprende nella preghiera dei Salmi è che riesce ad accogliere questo momento magico. L’uomo della Bibbia trasforma in preghiera tutte le realtà che popolano la sua vita: fatti, persone, emozioni, cose... Quello che troviamo nei Salmi (e che spesso scandalizza i cristiani che non vi sono  abituati) è la presenza  di tutti i sentimenti umani. Nell'orante del salterio vibrano volta a volta tutte le corde del cuore umano: la gioia, la festa, l'amore coniugale, la gelosia, la delusione per il tradimento dell'amico, il rancore per un torto subìto, l'amarezza per una sentenza ingiusta, la voglia di rivalsa, l'umiliazione per il peccato compiuto e la voglia di purificazione, la paura della  morte e dell'Aldilà ... Ci sono anche i sentimenti collettivi come la celebrazione dei grandi eventi della storia o  la  domanda  comunitaria  del perdono…

Il Salmo accoglie il caos delle musiche del nostro spirito e lo trasforma in un'armonia. Nella preghiera del Salmo si placano le burrasche  del cuore.

 

Il salmo della musica e della danza: il Salmo 150

Cominciamo la nostra serie di lectio sui Salmi, dall’ultimo anziché dall’inizio: dal Salmo 150.

L'ultima lirica del salterio è una fastosa, solenne, musicale dossologia il cui alleluia sembra quasi non spegnersi mai in una spirale sonora simile all'esaltante Hallelujah del Messia di Handel.

Questo squillo di tromba accompagnato dall'orchestra del tempio chiude tutto il salterio, che si era snodato con il filo sonoro delle liriche fatte spesso di lamenti, intrise di poche gioie e di molte lacrime, percorse dal respiro della vita, dal brusio del mondo e persino dalle urla delle battaglie; la «preghiera» diventava, però, sempre meno, «supplica», e sempre più «lode».

Ora, con l'ultima parola del salterio è solo «lode»: ed è questa la lezione di congedo del salterio: d'ora innanzi la preghiera dev'essere solo inno, lode pura, celebrazione della gloria divina, ringraziamento a Jahweh per il solo fatto che egli esiste. L'ultima parola della preghiera dev'essere sempre hallelujah come nella liturgia celeste dell'Apocalisse. È una lode che si esprime attraverso la poesia, il linguaggio dell'infinito, e attraverso la musica.

 

Entriamo ora direttamente in questo concerto corale e strumentale, abbandonandoci alla sua musica, alla sua passione, in accordo con tutta l'innologia della Bibbia, con tutto il respiro di preghiera che sale dal nostro pianeta e dal cosmo.

 

La simbologia del carme

Poche osservazioni bastano ad esprimere la compattezza simbolica del carme che ruota interamente attorno allo schema dell'armonia, della cosmicità nel senso etimologico greco (kosmein, «ordinare e ornare»). Non per nulla la creazione è espressa nel linguaggio simbolico biblico come una «separazione» della confusione caotica per ritrovare una trama perfetta ordinata e ornata, «estetica».

L'essere e il bello si identificano senza esitazioni.

L'armonia cantata dal salmo parte dall'infinito di Dio, il cui indizio simbolico è il cielo (v.1) passa attraverso la storia santa (v. 2) e avvolge tutta l'umanità come emblema più alto e rappresentativo della vita (v. 6 e la lode del tempio), ma è particolarmente condensata e tipizzata in quel «microcosmo» che è il culto musicale gerosolimitano, sul cui sfondo è collocato ora tutto il salterio ed è posta ogni preghiera personale. La musica del tempio è, quindi, il paradigma più degno per manifestare tutte le risorse della visione «estetica» del mondo e della storia e tutte le loro dimensioni teologiche (creazione, salvezza, rivelazione).

 

 

Lettura esegetica

Siamo davanti a questo testo liturgico certamente di epoca recente come tutta la collezione dell'Hallel finale. Gli echi dei suoi alleluia si diramano per l'universo e per i secoli, il loro crescendo ritmico conduce verso l'estasi come in una danza sacra. Lodare e cantare Dio è tutto per il salmista ed è tutto per il credente.

 

Primo movimento (vv. 1-2): cosmo e storia.

1Alleluia. Lodate Dio nel suo santuario, lodatelo nel suo maestoso firmamento.

2Lodatelo per le sue imprese,  lodatelo per la sua immensa grandezza.

 

La lode sale innanzitutto dal cosmo considerato nella sua dimensione più grandiosa e «trascendente», quella celeste (v. 1).

Il primo nodo da cui si svolge il filo gioioso della lode è «il suo santuario» .  Il termine, che indica un'area sacra, pura, trascendente, con fine allusività rimanda al tempio celeste, ma contemporaneamente rimanda in modo implicito al tempio di Gerusalemme, collegato attraverso un ideale canale di comunicazione col tempio infinito del cielo.

Il v. 2 fa partire la lode dalle opere di Dio, cioè i suoi interventi salvifici, segno della sua potenza liberatrice. Sono opere «forti», sono manifestazioni della sua grandezza trascendente e abbracciano tutta la storia della salvezza, compresa la creazione, in pratica si evoca tutta la sostanza della fede d'Israele e la materia poetica di molti carmi del salterio.  La creazione e la storia sono continua presenza di Dio e quindi devono essere «laus perennis».

 

Secondo movimento (vv. 3-5): la musica.

3Lodatelo con il suono del corno, lodatelo con l’arpa e la cetra.

4Lodatelo con tamburelli e danze, lodatelo sulle corde e con i flauti.

5Lodatelo con cimbali sonori, lodatelo con cimbali squillanti.

 

Entriamo nel cuore della sinfonia, nell'interno del tempio ove tutta l'assemblea partecipa alla liturgia in sintonia con l'orchestra e i cori levitici e in armonia coi cori celesti.

Sulla pedana si presentano sette strumenti che intoneranno il loro .concerto sacro. Seguiamoli brevemente, cercando di cogliere in questa coreografIa il valore laudativo, innico, spirituale fondamentale.

1.II «corno». È il corno dì capra o ariete, usato tuttora nelle sinagoghe. Produce due suoni ma un suonatore abile può introdurvi delle variazioni. Il corno, come la  tromba strumenti sacerdotali, era originariamente il segnale militare delle cariche di guerra.  Il suo suono è «povero» ma di grande tensione.

2. L’«arpa». E’ l'arpa orizzontale. Strumento a corda dotato di cassa di risonanza trapezoidale, l'arpa è spesso unita alla cetra, ad essa affine.

3. La «cetra, lira». Lira verticale, spesso citata nella Bibbia da sola o in connessione con l'arpa,  era composta da corde fatte con budello di pecora, tese su un asse sonoro e una sbarra trasversale. Il suonatore toccava le corde con un plettro trattenendo con le dita quelle che voleva bloccare. La cassa di risonan.za aveva una forma triangolare.

4. Il «tamburo». Nome onomatopeico di uno strumento più vicino al tamburello da tam-tam che al timpano d'orchestra. Di uso «laico», accompagnava soprattutto le danze rituali e di vittoria, agitato da donne. Ed infatti nel v. 4 evoca la danza cultica, una componente rilevante della liturgia orientale.

5. Le «corde». Un termine molto generico per abbracciare gli strumenti a corda di vano genere, ammessi alle celebrazioni sacre.

.6. Il «flauto». Questo termine indica qualcosa di affine al flauto dolce (canna con fori), ben noto in Egitto, ma si estende anche ad abbracciare tutti gli strumenti a fiato.

7. I «cembali». Possono, sotto questo termine, essere catalogati tutti gli strumenti a percussione che con la loro sonorità squillante e stridente martellavano il ritmo dei canti e delle processioni.

 

La sequenza dei sette strumenti citati in questa sinfonia hallelujatica ricopre i tre settori della strumentazione musicale, a corda, a fiato, a percussione.

AI suono del corno sacerdotale, attraverso le melodie del flauto, dell'arpa e della cetra, nell'eccitazione della danza scandita dal tamburello e dai cembali, tutta l'assemblea canta al suo Dio la sua lode, il suo amore entusiastico, la sua gioia.

 

Terzo movimento (v. 6): cosmo-storia

6Ogni vivente dia lode al Signore. Alleluia.

 

Il culmine della sinfonia è l'uomo che può essere preghiera col suo stesso esistere. Per comprendere il valore di questa lode finale, che raccoglie quella celeste e quella del tempio, si deve fissare l'attenzione sul termine usato che possiamo tradurre «respiro». Questo vocabolo nella Bibbia ha una partIcolare connotazione essendo applicato solo all'uomo e a Dio. In Gs 11,11 indica la persona umana.

 

La liturgia cosmica

Il nostro respiro di vita può diventare lode e preghiera e portarci alla comunione piena con l'eterno e l'infinito. E con noi possiamo trascinare tutto ciò che respira. L'universo diventa un tempio per una liturgia cosmica, come affermava Teilhard de Chardin nella sua opera “La Messe sur le monde”, ricordando i momenti in cui nelle steppe asiatiche gli era impossibile celebrare l'eucaristia: «Mi eleverò al di sopra dei simboli sino alla pura maestà del reale e ti offrirò, Signore, io, tuo sacerdote, sull'altare della terra intera il lavoro e la pena del mondo».

 

 

 

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ORATIO  Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Lodate il Signore nel cosmo suo santuario

dal raggio di centomila milioni di anni luce.

Lodatelo per le stelle e gli spazi interstellari,

Lodatelo per le galassie e gli spazi intergalattici.

Lodatelo per gli atomi e i vuoti interatomici.

Lodatelo con il flauto e il violino e con il sassofono.

Lodatelo con i clarinetti e il corno,

con clarini e tromboni, con cornette e trombette.

Lodatelo con  viole e violoncelli, con piani e pianole.

Lodatelo con blues e jazz e con orchestre sinfoniche,

con spiritual negri e con la Quinta di Beethoven,

con chitarre e marimbe.

Lodatelo con giradischi e nastri magnetici.

Tutto ciò che respira lodi il Signore,

ogni cellula viva.

Alleluia!

 

(Ernesto Cardenal – rielaborazione poetica del Salmo 150)

 

  

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

           

(spunti liberamente tratti da alcune riflessioni del card. Ravasi e di padre Giuseppe Moretti, dehoniano)