RITIRO ON LINE                                                                                                   
maggio 2016

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

 

O Gesù,

quando mi assale la paura e il dubbio,

mi chiudo in me stesso,

alla ricerca di una sicurezza,

che non arriverà mai.

Tu però sei il Risorto,

colui che ha vinto la morte,

e niente, neanche la mia paura,

ti impedisce di raggiungermi

e portarmi il dono della pace.


(don Canio Calitri)

 

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

CAMMINO DELLA FEDE E DELLA LIBERTA’

Mostrò loro le mani e il fianco

 

La serie di lectio, iniziata alcuni mesi fa, ci ha portati finalmente a incontrare Gesù Risorto.

“Venne Gesù, stette in mezzo a loro”. Oggi meditiamo sul significato dello “stare” di Gesù in mezzo ai discepoli: uno “stare” non giudicante, ma carico di comprensione, di compassione, di speranza…  

Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.  (Gv 20,19-29)

 

19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Il cammino della fede e il cammino della libertà.

Vorrei radunare intorno a questi due temi una riflessione sulle pagine del vangelo di Giovanni che ci ricordano le manifestazioni di Gesù risorto agli apostoli, nel primo giorno di Pasqua, assente Tommaso e otto giorni dopo in sua presenza.

A radunare tali pagine del vangelo è l'immagine del cammino, un’immagine imprescindibile. Quasi a dire che se non è cammino, la fede non è, non può essere fede; e se non è cammino, la libertà non è, non può essere libertà.

 

II cammino della fede.

Leggendo il racconto di Giovanni può venire di pensare come spesso si giochi sulla fede un equivoco, questo: che il fatto di vedere per i credenti sia una fortuna da privilegio: se fossimo stati ai tempi di Gesù, se l'avessimo visto, se ci fossimo estasiati al timbro della sua voce, se fossimo stati presenti nei giorni della Risurrezione, credere, pensiamo, sarebbe stata la cosa più facile, quasi una cosa ovvia.

E invece nella pagina di Giovanni, ma non solo, in tutte le pagine che narrano del Risorto,  colpisce osservare quanta fatica sia costato il cammino della fede proprio in quei giorni. E vedi la fede inoltrarsi, non supponente come un cingolato o come una portaerei in mare, ma umile come una barca, conscia di tutta la sua fragilità e debolezza. Piccola umile barca della nostra fede, che non viene accecata da uno sguardo indignato o inceneritore del Signore, ma confortata, sollevata dai suoi occhi, colmi di comprensione, di compassione, di speranza.

 

«Venne Gesù, stette in mezzo». 

«Stette in mezzo», dunque non prese le distanze da quei discepoli barricati per la paura. Non li spinse a credere con metodi bruschi o violenti, inveendo contro le loro paure, contro le loro fughe nei giorni della sua passione e della sua morte.  Non alzò la voce contro la loro vigliaccheria.  «Venne  Gesù, stette  in mezzo, disse loro: "Pace a voi "». Non mostrò il volto abbuiato, come succede a noi. Che cosa mostrò?  «Mostrò  loro le mani e il fianco».  Che li contemplassero!

 

Dalla paura alla gioia

Che, ancora una volta, in quelle ferite, ferite di passione per noi, scoprissero fino a che punto arriva l'amore. Ed ecco il cammino della fede: i volti che erano un Iago di paura ora si stemperano, si stemperano in un Iago di gioia.

 

Il cammino di fede

Passi di un cammino. Da dove ha inizio un cammino di fede? Dal segno dei chiodi! A volte ci interroghiamo: da dove partire per il nostro cammino di fede o per quello di coloro che ci stanno a cuore? Non partire dai miracoli! Parti dal segno dei chiodi del Signore Gesù, parti dal racconto del suo amore. E’ per questo che Gesù è credibile, è affidabile. E dovremmo rifletterci. Riflettere anche come chiesa, perché la cosa riguarda anche noi. Ma pensiamo di essere credibili per gli altri? Per le nostre condanne o per le nostre scenografie? Potessimo anche noi mostrare i segni dei chiodi, segni evidenti che abbiamo amato e amiamo! Forse anche per questo Tommaso stentava a credere. Che cosa vedeva sul viso dei suoi amici barricati? Se non il gesto di chiudersi per garantire se stessi, gesto di una logica vecchia e risaputa, non il gesto del loro Maestro che la vita l'aveva rischiata. A caro prezzo. A prezzo di croce. Quando allora una chiesa diventa credibile nel suo annuncio? Gesù insegna.

 

Tenerezza paziente.

Abbiamo visto come furono lenti i primi passi dei discepoli e quanta tenerezza da parte  del Signore risorto per quel loro lento progressivo cammino. Poi, ecco la lettura degli Atti degli Apostoli: era intervenuta la Pentecoste, ora non sono più al chiuso, la loro è una fede sulle strade. E non per sbandierare se stessi. Ci tengono a dire che, se quello storpio che sostava alla porta Bella si era rialzato, non era stato certo per merito loro. Era in forza di un altro, che invisibile ancora operava:

«Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato».

 

Gesù è vivente

Ecco il cammino della fede: credere che Gesù è risorto significa arrivare a pensare che Gesù è vivente ancora oggi e che ancora  oggi opera in mezzo a noi.

Ma vorrei aggiungere che se la fede si mette in cammino, in cammino si mette anche la libertà. Erano barricati, prigionieri delle loro paure. Certo a barricarli era il timore dei Giudei. Ma a barricarli nell'anima era anche il timore dei loro tradimenti. Penso che sia anche per questo che Gesù risorto «soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo» e lo diede <per il perdono dei peccati». Quasi dicesse loro: «Non lasciate nessuno sotto la condanna del peccato, altrimenti lo lasciate sotto l'incubo del timore e del fallimento, come sequestrato in una prigione. Perdonate. Fate camminare, liberate. Alzati e cammina!».

 

Il cammino della libertà.

E’ entusiasmante vedere il progresso nella libertà dei primi discepoli. Loro che erano barricati per  timore dei  Giudei,  ora stanno a testa alta. Davanti a chi? Ma, pensiamo, davanti al sinedrio, davanti ai capi dei sacerdoti, davanti  agli anziani, loro che erano degli illetterati. E quelli si meravigliano e non sanno più come tenere loro testa. Incredibile! E’ scritto: «Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti». La fede in Gesù li aveva liberati da ogni soggezione, da ogni obbedienza a un'autorità che diventa autoritarismo. All'ordine di tacere rispondono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicate voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Così liberi! Liberi davanti a un'autorità che, non potendo affidarsi alla forza della ragione passa alla forza delle minacce!

Capita, capita in tutti i tempi, ad ogni stagione. Di contro c’è la bellezza di gente semplice e senza istruzione che resiste.

Il cammino della fede,  lo abbiamo visto,  se  è vero,  se è autentico, porta a un cammino di libertà. Vorrei dire che la libertà nei tuoi occhi e sul tuo viso è il segno che tu sei un vero credente. C'è da stupire e c'è da pregare. Per il cammino della nostra fede, per il cammino della nostra  libertà.

 

==============================================================================

 

 

 

 

 

 

 

 

ORATIO  Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Mi piace san Tommaso, santo del dubbio, Signore.

Come me, spesso incapace

di «stare con loro», i compagni di fede,

perché troppo preso dai suoi pensieri.

Non è facile «rallegrarsi con chi è nella gioia

e piangere con quelli che sono nel pianto».

E forte è la tentazione di isolarsi.

Ma tu appari «tra loro»: nella Tua chiesa!

Mi piace san Tommaso, Signore,

per la sua capitolazione finale.

«Mio Signore e mio Dio»;

il “mio” di chi, più che possedere,

si sente posseduto

da un Amore forte,

fatto di ferite che salvano.

Ho bisogno del tuo Spirito, Signore,

perché possa «piegare ciò che è rigido» in me,

perché vinca le mie resistenze a riconoscere

che «dalle tue piaghe siamo stati guariti».

Voglio imparare a «piegarmi»,

rendimi flessibile!

«Come un atleta disciplinato in tutto»

non per essere il migliore,

ma perché la tua Grazia

gli ha fatto comprendere

che nel tuo nome, Signore,

si piega ogni ginocchio

e tu solo puoi aiutarci a «piegare il cuore»

ai tuoi insegnamenti.

E il cuore dei figli a quello dei genitori.

E il corpo al servizio dei fratelli.

(Stefania Perna – da “50 preghiere per i cercatori di speranza”)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

           

(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati, della Chiesa di Milano)