RITIRO ON LINE
marzo - 2008  
 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso di Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]

 

“Il Dio, diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini.”

[S. Messa di inizio del Ministero Petrino, Omelia di Benedetto XVI, 24 Aprile 2005]

 

 

 

Invoco lo Spirito Santo:

 

Vieni, Spirito Santo,

e irrompi come un vento impetuoso nelle nostre comunità,

vieni a sconvolgere le nostre liturgie troppo rigide,

i nostri consigli parrocchiali pastorali

troppo convenzionati,

le nostre catechesi troppo dotte,

vieni a portare vita in queste nostre comunità

troppo polverose, ammuffite, troppo ordinate.

 

Vieni Spirito Santo come un fuoco ardente,

brucia tutto ciò che ci impedisce di seguire il Vangelo di Gesù,

brucia ogni nostro atteggiamento meschino,

brucia ogni carico inutile,

brucia ogni paura e ogni gelosia.

 

Infiamma il nostro cuore di un coraggio a tutta prova,

di una generosità senza limiti,

di una misericordia inesauribile.

 

Vieni, Spirito Santo,

e insegnaci a parlare l'unico linguaggio che tutti possono comprendere:

il linguaggio dell'amore, della salvezza, del perdono.

Liberaci da tutto ciò che complica,

indebolisce e annienta le nostre parole.

 

Donaci di portare a tutti il lieto annuncio

con parole cariche di bontà e rispetto.

 

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

LECTIO          Apro il Vangelo e leggo in piedi il brano dal Vangelo secondo Luca (7,1-10)

 

1Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. 2Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. 3Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. 4Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, 5perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga».

6Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; 7per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. 8Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa».

9All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». 10E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

 

Parola del Signore

 

 

 

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!

“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

MEDITATIO            Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

A ogni Eucaristia, la Chiesa c'invita a ripetere quello che dice il centurione, protagonista del brano: "Signore, io non son degno che tu entri nella mia casa, ma dì una sola parola e io sarò guarito" (7,6). Così, attraverso i secoli, ancora risuona l'espressione di un atteggiamento di fede talmente verace e attuale da poter ora stimolarmi ad interiorizzarlo, facendolo mio nella lettura orante del brano.

 

 

Contesto:

È appena terminato il discorso sulle beatitudini o del Regno (cap. 5-6). Gesù, rivoluzionando la logica mondana, ha proclamato : "Beati" i puri di cuore, gli operatori di pace, i miti, i misericordiosi, i perseguitati a a causa della giustizia, i poveri. Al centro di questa "magna cartha" della sua "lieta notizia", ci ha invitati a diventare misericordiosi com'è misericordioso il Padre (6,36). È infatti solo questo percorso di bontà, d'amore, di misericordia a farci ricuperare quella "immagine e somiglianza" con Dio (cfr Gen 1,26 ) con cui siamo sgorgati, pieni di dignità, da Dio-Amore. In questo brano si colloca il rivelarsi di Gesù come misericordia del Padre che arriva a sanare tutti, non i giudei soltanto.

 

 

Struttura:

Introduzione, quattro nuclei, conclusione.

v.1      Quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao.

È terminato il discorso del Regno e Gesù entra in Cafarnao, città di confine. Inizia l'attività missionaria di Gesù: portare la salvezza anche ai lontani.

vv. 2-3      Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo.

Viene presentata l'urgenza di un servo che sta per morire ed è caro a un centurione. Quest'uomo, un ufficiale dell'esercito straniero occupante la Palestina, appartiene a chi è nemico degli Ebrei. Tuttavia gli è nota la fama del grande Rabbi e, nella paura di perdere il servo a cui vuol bene, manda da Gesù alcune persone meritevoli di stima a chiedere che operi la guarigione.

vv. 4-5      Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: «Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga».

Il drappello insiste perché Gesù intervenga. Attraverso il loro dire, la figura del centurione acquista rilievo. È un pagano, ma ha buon cuore. Merita ("è degno"- dice l'originale) di essere esaudito perché ama la gente della nazione occupata e ha perfino fatto costruire la loro sinagoga.

vv. 6-8      Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non stare a disturbarti, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fà questo, ed egli lo fa».

Gesù acconsente e va con loro. Quando stanno per arrivare, nuovo cambiamento di scena. Gli vengono incontro alcuni amici del centurione e parlano a nome suo: egli non è "degno" che Gesù entri da lui e non si reputa neppure "degno" di andare ad incontrarlo. Di una cosa però egli è certo: la Parola che dirà opererà la guarigione. Infatti, se lui che è un subalterno ottiene obbedienza alla sua Parola, quanto più Gesù otterrà che la sua Parola, ben più potente si realizzi.

v. 9  All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!

Si evidenzia l'ammirazione che Gesù prova per questo uomo dalla fede umile e ferma: Da notare: è l'unica persona che Gesù ammira, mentre l'incredulità della sua gente è l'unica cosa di cui si dice che lo stupisce (cfr Mc 6,6).

v.10  E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

La Parola di Gesù intanto ha operato a distanza; gli inviati, come entrano in casa, lo constatano.

 

 

Approfondimento del testo:

La figura del centurione è sorprendente! Come ha potuto lui, uomo ragguardevole presso il governo della potenza occupante, percepire con lucidità che quel Rabbi nativo dell'oscura Nazareth, avrebbe potuto guarire il servo che gli è caro? Certamente in lui, buono benché pagano, timorato di Dio al punto da far costruire una sinagoga per gli Israeliti, affezionato ad uno "schiavo" (tali erano i servi presso i Romani) c'è un'apertura di cuore che consente alla grazia di raggiungerlo.

Del suo essere "degno", parlano a Gesù gli "anziani dei Giudei" (v.3); egli invece sottolinea la sua "indegnità". Coglie il confronto tra la sua persona impotente di fronte alla morte che incombe su chi gli è caro, e la persona di Gesù, il rabbi in cui "opera la potenza del Signore" (Lc 5,17). L'esito però non è schiacciante senso di ripiegamento su di sé, ma spazio di umiltà in cui la fede diventa fiducia assoluta. Il percorso del centurione può essere il mio, quello di ogni uomo. Mosso da estrema necessità, avendo ascoltato da altri il grande potere di guarigione di Gesù, cosciente della propria impossibilità di accedere a Lui, eccolo ricorrere alla mediazione di altre persone; poi, informato che Lui viene, percepisce contemporaneamente e a fondo due importantissime cose: la propria miseria e la misericordia di Dio in Cristo.

È proprio dall'incontro tra senso della miseria e senso della misericordia che nasce la fede. Attenzione: non è fede generica, ma fede concreta nella Parola di Gesù.

Questa Parola può sempre operare con potenza, dunque anche oggi! Come l'impeto di un fiume ha però bisogno di un alveo. Che cos'è in questo caso l'alveo? L'apertura del cuore in cui senso della propria miseria e della misericordia del Padre di cui Gesù è il volto, diventano respiro di fede autentica, incondizionata fiducia.

 

 

 

La Parola m’interpella

·         La salvezza qui si compie in assenza di Gesù, per la fede che un pagano ha nella sua Parola, neppure udita direttamente, ma attraverso mediatori. Com'è la mia fede?

 

·         Lascio emergere la potente personalità di Cristo nell'orizzonte del mio quotidiano? Avverto la necessità di coordinare a Lui, al suo amore-salvezza tutto quello che sento, penso, agisco nel mio ambiente?

 

·         La Parola di Gesù, anche nel mio oggi, dentro le mie situazioni, ha efficacia di salvezza. Sono però persuaso/a che essa può operare solo nell'alveo della mia fede? ("tutto è possibile per chi crede" (Mc 9,23)).

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

A livello contemplativo,

in uno spazio di silenzio orante

chiedo allo Spirito di riscoprire la forza di fede-fiducia

che è nel cuore del centurione.

Sul ritmo del respiro,

davanti al tabernacolo o in un angolo di natura in pace,

ripeto:

"SIGNORE, DÌ UNA PAROLA ED IO SARÒ SALVO".

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!