RITIRO ON LINE
marzo - 2009  
 

 

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

 

Invoco lo Spirito Santo:

Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di sapienza:
donami lo sguardo e l'udito interiore,
perchè non mi attacchi alle cose materiali,
ma ricerchi sempre le realtà spirituali.

Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito dell'amore:
riversa sempre più
la carità nel mio cuore.

Vieni in me, Spirito Santo,
Spirito di verità:
Concedimi di pervenire
alla conoscenza della verità
in tutta la sua pienezza.

Vieni in me, Spirito Santo,
acqua viva che zampilla
per la vita eterna:
fammi la grazia di giungere
a contemplare il volto del Padre
nella vita e nella gioia senza fine. AMEN.

(s. Agostino)

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam

 

 

LECTIO      Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi (4,4-9)

4Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto  ancora, rallegratevi. 5La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! 6Non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti; 7e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. 8In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. 9Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!

 

Parola di Dio

 

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!

“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

 

MEDITATIO        Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

È un brano molto significativo all'interno di quella lettera agli abitanti di Filippi (Macedonia) considerata la più personale tra quelle scritte da San Paolo. L'Apostolo scrive dalla prigione (forse a Efeso); eppure è lieto ed esorta a quella pace che nasce dal sapersi con Cristo, dentro il progetto del Padre che è sempre Amore Pace e Salvezza, da quella pace che non è prodotto nostro ma "frutto dello Spirito".

 

 

 

Contesto:

Immediatamente prima di questo brano, la lettera esorta due donne, Evodia e Sintiche, a "essere del medesimo sentimento nel Signore" (4,2) cioè a superare una lite, con la pace di Cristo. La lettera vibra delle note toccanti della riconoscenza di San Paolo per tutto quello che i Filippesi gli hanno mandato in dono. La sua è un'espressione di gratitudine per ciò che è stato donato a lui ma che è anche "profumo di soave odore, sacrificio accetto e gradito a Dio" (v. 18), un'opera, potremmo dire, di grande concordia e di pace.

 

 

Approfondimento del testo:

 

vv. 4-5a "State sempre lieti nel Signore; ve lo ripeto: state sempre lieti. La vostra affabilità si renda a tutti manifesta"

L'invito alla letizia va di pari passo con quello alla pace. Anzi lo precede. Perché un cuore contento non si adira facilmente, non è incline ad essere distruttivo della propria e dell'altrui gioia con litigi e discordie che rendono impossibile la pace. La manifestazione di questa interiore contentezza e concordia è "affabilità" verso tutti. Si tratta di una calda luce interiore che irradia intorno. E in che consiste questa calda luce? Paolo era stato esplicito nel sottolineare ciò a cui bisogna tendere: "avere lo stesso pensare, la stessa carità, un solo animo, un solo sentire". E aveva anche stigmatizzato ciò che è assolutamente da evitare: "Non fate nulla per spirito di parte, né per vanagloria, ma ciascuno con umiltà stimi gli altri come superiori a sé, e abbia a cuore non il proprio interesse, ma quello degli altri" (Fil 2,2-4).

 

v. 5b Il Signore è vicino.

La comunità cristiana primitiva era entrata nella persuasione che la fine di questo mondo sarebbe avvenuta molto presto. Di qui quel suo tipico terminare sempre la preghiera con MARANATHA che significa "Vieni, Signore!". Oggi è per molti rivisitata come preghiera del cuore. Infatti vivere non significa forse attendere la venuta del Signore? Egli sì, è vicino. Non dice forse il salmista che la vita dell'uomo è come "un soffio, come un fiore dell'erba" (Sal 103,15)? Beati noi se viviamo percependo che il nostro Dio, in Gesù, è un Dio che viene. Ci viene incontro. E ci salva.

 

v. 6a Non vi affannate per nulla.

Questa raccomandazione è davvero "mirata". E quanto attuale! Dentro le mille cosa "da fare", l'uomo d'oggi si affanna. Se ne va il sonno, l'armonia, la pace. La sua e quella dell'ambiente familiare o comunitario in cui vive. Gesù aveva detto e ripetuto più volte: "Non affannatevi" (Mt 6,25,32,34) e aveva rimproverato Marta: "Tu ti preoccupi e ti affanni per troppe cose" (Lc 10,41). L'affanno è la malattia dell' "essere" e del "fare". Una malattia distruttiva e mortale!

 

v. 6b Invece, in ogni necessità, esponete a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.

Il vivere e il dover affrontare le difficoltà del vivere ci espone di continuo a varie "necessità" che riguardano il bene nostro personale e quello delle persone di cui siamo responsabili: all'interno della famiglia, della comunità, della società. Spesso queste "necessità" sono urgenze tali che rischiano di turbarci, di far saltare equilibri serenità di consuetudini fraterne. Sono come il lampeggiare, a volte, di un fulmine nel temporale. Il segreto per non perdere la pace? La preghiera. L'Apostolo esplicita come devono essere le nostre richieste a Dio:

ü  con "preghiere", cioè con lo sguardo del cuore rivolto fiduciosamente a Dio,

ü  con "suppliche", cioè con quel crescendo dell'impetrare grazia che s'appoggia alla certezza della sua Parola: "Cercate e troverete, chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto" (Lc 11,9),

ü  con "ringraziamenti" Siamo talmente certi che il Signore risponde al nostro pregare, che ringraziamo in anticipo! Gesù ce ne dà l'esempio: "Ti ringrazio, o Padre - dice prima di risuscitare Lazzaro - perché so che sempre mi dai ascolto" (Gv 11,42).

ü   

v. 7 e la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e i vostri pensieri, in Cristo Gesù.

La pace di Dio è salvezza. Più alta e più profonda di quello che noi possiamo concettualmente argomentare, consiste in un dono del Signore in cui si integrano le nostre sagge scelte di vita.

Interessante notare che alcuni manoscritti di questo testo hanno: "custodisca i vostri cuori e i vostri corpi". Di fatto, l'uomo e la donna di pace sono tali anche a livello psicosomatico. Le persone invece in preda all'ansia e all'angoscia vengono somatizzando queste forze negative anche nella loro corporeità. La pace di Dio custodisce la mente e il corpo, soprattutto le profondità del cuore dentro una rete di accettazione di noi stessi, e degli altri, nell'abbandono di tutta la nostra realtà a Dio. È questo il segreto della pace!

In Cristo Gesù! È importante! La nostra è pace in Cristo Gesù, perché ce l'ha ottenuta Lui: col suo mistero pasquale "Pace a voi!" disse più volte manifestandosi ai suoi, dopo la resurrezione. Anzi: possiamo dire con San Paolo: "Egli è la nostra pace" (Ef 2,14).

 

v. 8b E il Dio della pace sarà con voi.

Non dice "la pace", punto e basta! Qui non dice neppure la "pace di Dio", ma il Dio della pace. La chiave di tutto, infatti, è la fede. Verità, bontà, giustizia e altro possono esserci anche in chi non crede. Ma qui il salto di qualità è enorme: perché Dio stesso, per la potenza di Gesù crocifisso e risorto, si prende cura di custodirci nella pace. È per la forza dello Spirito di Dio che il cristiano può "fruttificare" pace e costruire pace attorno a sé.

 

 

 

Meditatio

Per pace ("shalom") la Bibbia intende un po' la sintesi di ogni bene umano e divino. Il suo contrario è ansia, agitazione, angoscia che sono tanto presenti nella società contemporanea. È vero: queste realtà non possono mai del tutto essere eliminate. Fin che vivremo quaggiù, potremo provarle, esserne a volte come sommersi. Ma se, come abbiamo visto nel brano, stiamo uniti al Signore con perseverante preghiera e con lieta apertura ai valori dell'esistenza, se siamo decisi a dare scacco matto all'affannarsi agitato (di cui anche noi siamo tentati) "il Dio della pace sarà con noi". Si tratta allora di fare spazio alla Parola di Gesù: "Abbiate sale in voi e pace tra di voi" (Mc 9,50). Le due cose sono intimamente correlate. Che cosa significa avere "sale"? Vuol dire anzitutto semplificare la vita, pazientare, prendere persone e cose per il loro verso. "Passa la scena di questo mondo" (1Cor 7,31). E dunque perché drammatizzare, essere pesantemente "seriosi" anche nel fare il bene?

"Sale" è sapienza evangelica che, dentro le relazioni, ti fa scegliere ciò che mette l'altro a suo agio; ti fa essere flessibile e tollerante, con una certa sana morbidezza di tratto. Riassumendo: la fisionomia dell'operatore di pace:

ü  Sorride alla vita, a se stesso, agli altri. Perché si percepisce amato da Dio.

ü  Sdrammatizza, lascia cadere ciò che divide ad ogni costo.

ü  Smussa le angolosità.

ü  Tace quando sente che la parola sarebbe spada o spillo. Parla quando sente che la sua parola sarà luce di verità e sole di comprensione.

ü  Prende in mano le tensioni, le conflittualità, i dispareri e non permette che diventino litigiosità endemica; fa invece in modo che, attraverso rapidi ma continui contatti con Dio che lo abita e gli dà forza, siano occasione di un confronto pacifico che rasserena e allarga l'orizzonte.

 

 

La Parola m’interpella:

Ø  Come si coniugano in me preghiera perseverante e pace?

Ø  In famiglia, dove studio o lavoro, dentro la realtà ecclesiale o civile, sono operatore di pace, cercando ad ogni costo ciò che unisce, dandomi da fare perché il giusto e il vero siano sì ricercati, ma ad ogni costo nella pace?

Ø  Nelle conversazioni, so essere responsabile perché il contenuto e il tono non scadano nella banalità, nel pettegolezzo, nei frizzi offensivi, nel litigio?

Ø  Getto nero fumo di pessimismo su rancori e spirito di vendetta o cerco, con l'aiuto dello Spirito Santo, di rasserenarmi e rasserenare nell'esercizio costante del "perdono facile"?

Ø   

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

 

 ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

In un angolo silenzioso,

lascio emergere sentimenti di non pace verso me verso Dio e verso il prossimo.

Invoco lo Spirito Santo perché è da Lui,

non da me che posso "fruttificare" pace:

per me e per l'ambiente in cui vivo e per questa società

che rischia di essere distrutta da invadenti violenze.

E poi ritmo in cuore l'invocazione: "Gesù, mia pace!".

 

 

CONTEMPLATIO Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

 

 

ACTIO        Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!