RITIRO ON LINE                                                                                                   
marzo 2018

                                                                                                                                                                                                                                                

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Inizia la quaresima.

Con le ceneri.

Un rito semplice che parla da solo.

Un rito terrestre. Polveroso.

Un gesto che va dalle

mani alla testa.
 
E poi giù,

giù fino in fondo al cuore.

Inizia la quaresima. 

E ci ricorda che la vita

è una cosa seria.

Ciò che conta davvero non si trova in



offerta speciale sugli scaffali



accanto alla cassa del supermercato.




Occorre attenzione e dedizione.

 

Inizia la quaresima.


 
E ci ricorda che Dio è invisibile


a tutti


 perchè ciascuno possa vederlo



in modo unico


 
(se lo cerca e si lascia cercare da Lui)


Inizia la quaresima.


 

Inizia un cammino!


                                       (Patrizio Righero)



 

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

(vieni anche tra i tribolati e i perseguitati)

 

 

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Se tuo fratello commetterà una colpa 

La lectio di questo mese è liberamente tratta da una catechesi di padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese, inserita negli “INCONTRI CELIMONTANI 2017-2018”  sul tema

“IL CARCERE E LA GIUSTIZIA: REDENZIONE E RICONCILIAZIONE?”.

Proseguiamo il cammino iniziato nella lectio nel mese passato.

Buona meditazione e buona preghiera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto.  (Matteo 18,18-35)

 

15Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.

 18In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla

 

terra sarà sciolto in cielo.

 

19In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il

 

Padre mio che è nei cieli gliela concederà. 20Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a

 

loro».

 

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte

 

 

dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta

 

volte sette.

 

23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a

 

 

28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo

 

 

soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi

 

pazienza con me e ti restituirò”. 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse

 

pagato il debito.

31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto

 

l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto

 

quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto

 

pietà di te?”. 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.

 

35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !  Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

La correzione fraterna: la sua portata pratica nella nostra vita

(Matteo 18, 18-35)

 

 

In verità io vi dico

Nel testo di Matteo sul quale abbiamo meditato/pregato nel mese di febbraio (Mt 18,15-17) c’è un’aggiunta molto importante, che ribadisce la responsabilità sia della comunità, sia dei due o tre, sia dell’uno che potrebbe essere sintetizzata così: Non datevi pace, perché «in verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto  in cielo» (Mt 18,18).

 

E’ “lui” il problema?

Non ci si può dunque chiamare fuori gioco dicendo: “è lui il problema, non io”, perché tutto ciò che accade qui su questa terra ha ripercussioni in cielo. Non si può pensare di poter camminare facendo a meno di un membro del corpo che resta comunque ferito appunto perché  lo strappo prodotto dal membro non può non far sanguinare il corpo stesso. Non ci si può sentire tranquilli rifugiandoci nel dire che noi siamo perfetti, all’interno del nostro gruppo, della nostra comunità, della nostra Chiesa. Perciò la vocazione ecumenica è parte essenziale in una Chiesa che si ritrova divisa, nonostante tutto, dal momento che certi gesti hanno una ripercussione escatologica. 

Non basta dunque una semplice soluzione giuridica. Noi siamo amministratori della riconciliazione e quello che noi facciamo o non facciamo ha ripercussione in cielo.  È un problema di responsabilità. La dichiarazione di Gesù è solennissima: «In verità, in verità vi dico: tutto quelle che legherete sopra la terra sarà legato in cielo, tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto in cielo» (Mt 18,18).

 

La mia responsabilità

Sul significato di legare e sciogliere si può discutere. Si tratta comunque di modi di esprimersi degli autori del Nuovo Testamento e della letteratura dello stesso periodo, per ribadire la stessa cosa in modo più forte, più preciso. Legare o sciogliere significa che in qualunque situazione vi doveste trovare, che si tratti di legame o di scioglimento, rimane la responsabilità, escatologica, perché ciò che tu sei riuscito o meno a fare qui su questa terra, ha ripercussioni in cielo.

Tutto questo fa capire il perché dello sconvolgimento nell’animo di Pietro, introdotto dal Vangelo di Matteo, con una sottolineatura ancora maggiore, dove si parla di una seconda dichiarazione, altrettanto solenne:

«In verità io vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà» (Mt 18,19).

 

Mi unisco alla sinfonia?

Il verbo greco synphōnēsōsin comporta la necessità che tutti gli strumenti suonino in sinfonia fra di loro, all’unisono fra di loro, in concordia fra di loro. Dunque non si tratta di maggioranza o minoranza, come avviene nel principio moderno della democrazia, dove succede che, per rispettare la democrazia, il 51% ha sempre ragione sul 49%. Di qualunque cosa si tratti, la maggioranza detta sempre legge.

La sinfonia consiste invece nel sentirsi cor unum et anima una.

Ecco perché anche nei Concili Ecumenici si tende ad essere unanimi. Si può discutere anche animatamente tra maggioranza e minoranza, ma poi, alla fine, la proclamazione conciliare crea la sinfonia e tutti obbediscono alla decisione “sinfonica”. E la sinfonia, in quanto tale, produce il cammino della comprensione della verità nella crescita della carità che tende ad una unità sempre più forte fra tutti i membri della comunità ecclesiale.

 

Due o tre riuniti…

Gesù parla di qualunque cosa “chiediate”. Quindi non c’è nessuna eccezione: tutto cade o si costruisce sulla sinfonia. La sinfonia ha un fondamento teologico nella Trinità stessa in cui c’è unità nella distinzione. Il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, benché distinti, sono un unico Dio.

Questa è allora la precondizione per riuscire a guadagnare il fratello. Se invece contrapponiamo a non finire maggioranza e minoranza, o utilizziamo il diritto basato soltanto sull’oggettività dei fatti senza alcun riferimento alla persona, difficilmente riusciremo ad andare avanti. Gesù ha promesso: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).

 

…nel mio nome

La ricongiunzione del fratello è dunque l’esaudimento di una preghiera concorde al cui centro c’è il Signore stesso che intercede “semper vivens pro nobis”. Coloro che si riuniscono “nel nome” hanno, nel nome, la garanzia della presenza di Lui e  perciò stesso sono esauditi.

Allora non sono le leggi, non è il diritto, che garantiscono il ritorno del fratello, ma chi garantisce il ritorno del fratello è Lui. E se due o tre sono davvero animati da un amore profondissimo verso il fratello, otterranno certamente (questa è la promessa di Gesù) ciò che chiedono.

 

…sì, va bene, ma quante volte?

Pietro, che ha capito bene il messaggio di Gesù, fa delle obiezioni, che faremmo tutti:

«Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette». (Mt 18,21-22).

Gesù non solo ribadisce la necessità del perdono, ma lo porta all’eminenza. E questo ci fa paura. Il rischio che paventiamo con questa risposta di Gesù è quello dell’anarchia, del soggettivismo, del relativismo per cui non ci si impegna più, perché tanto poi Lui abbraccia tutti indistintamente. “Settanta volte sette” è un modo di dire per riferirsi al “sempre”.

Secondo il Vangelo di Matteo  noi dovremmo di fatto essere la personificazione stessa del perdono, perché dovremmo cercare di avvicinarci il più possibile alla misericordia del Padre che è nei cieli. E questo senza fretta nel presumere di giudicare o condannare nessuno.

Nella parabola del loglio e del grano buono l’evangelista aveva parlato dei contadini che avevano chiesto al padrone: “Vuoi che andiamo a scardinare subito il loglio?” E si erano sentiti rispondere negativamente (Mt 13,24-30). La risposta di Gesù è coerente con tutto il Vangelo di Matteo.

 

Non è la “semplice” verità, che cambia le cose…

Papa Francesco prima di scrivere l’Amoris laetitia deve aver riflettuto molto su questi testi. Ancora una volta ci viene confermato che non è la verità che cambia, siamo noi che entriamo, grazie a Dio, progressivamente, in una maggiore comprensione del mistero della verità, che è sempre davanti a noi.

 

Mi ricordo del modo con cui Dio si è rapportato con me?

E arriva adesso la parabola che leggiamo in Matteo 18,23-35.

I due debitori della parabola si differenziano in modo enorme tra di loro: uno deve diecimila talenti, l’altro appena cento denari. Stiamo dentro la comunità perché è all’interno della comunità che si determinano certe auto-assoluzioni dovute all’abitudine di aver educato il cuore a rapportarci con gli altri dimenticando il modo con cui Dio si è rapportato con noi.

Succede che crediamo nella misericordia di Dio, ma soltanto a nostro uso e consumo. E può succedere che in certi casi ci prostriamo perfino per terra, non avendo il denaro da restituire, per commuovere un creditore potente che può comandare che siano messi sul lastrico la moglie e i figli dopo aver sequestrato tutti i beni.

La parabola racconta che quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa» (Mt 18,27). La richiesta è sincera, non è ipocrita. È sincerissima.

Imparare dalla lezione

Il problema non sta nella mancanza di sincerità da parte del debitore nei confronti del padrone, ma piuttosto nel fatto che egli non ha imparato nulla dalla lezione che gli ha impartito il suo padrone.

Non ha capito che il padrone, condonandogli tutto, gli aveva trasmesso un insegnamento preziosissimo sul comportamento che avrebbe dovuto tenere, a sua volta, con gli altri. Infatti non si può agire utilizzando due pesi e due misure in modo tale che ne utilizziamo una quando ci auto-misuriamo e un’altra quando misuriamo gli altri.

 

C’è forse qualcuno di voi che può condannare?

Un esempio molto calzante è, a questo proposito, il famoso testo del Vangelo di Giovanni, della donna sorpresa in flagrante adulterio che viene portata davanti a Gesù:

«Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». (Gv 8,3-11)

Gli accusatori sostengono che la legge prescrive, inflessibile, che va lapidata, punto e basta! Gesù, per tutta risposta, si piega verso terra strisciando le dita sul pavimento, come per dire che si è messo allo stesso livello della donna, poi si alza e dice: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei» (Gv 8,7).  In parole povere Gesù domanda: “C’è forse qualcuno di voi che è senza peccato?”

 

Egli sposta così l’argomento dall’esame della donna all’esame di coscienza di coloro che intendevano lapidarla. Quasi per dire: “Tu, tu, tu, tu: come vorresti essere trattato? Non è forse vero che desidereresti una misura più conforme alla tua debolezza? E perché allora pretendi di utilizzarne un’altra nei confronti di questa donna?” E di nuovo – dice il testo – si china per terra proseguendo a strisciare le sue dita sul pavimento in compagnia della povera donna trascinata davanti a lui. E così veniamo posti con sublime ironia di fronte allo spettacolo del dileguarsi di tutti gli accusatori, a cominciare dai più anziani.

 

Uno di fronte all’altro

E furono lasciati loro due soltanto: misera et misericordia, dice Agostino.

E Gesù: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»  (Gv 8,10-11).

Potrebbe essere una domanda: “Non peccherai più?” Forse... Perché l’amore con cui è stata trattata la donna  ha esaudito fino in fondo il suo desiderio di amore, e come potrà più esserci spazio per il peccato quando il cuore è stato abitato tutto dall’amore?

 

Coinvolgendo “le viscere”

 

La risposta data da Gesù a Simone nel vangelo di Matteo «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette» (Mt18,22) possiamo dunque metterla accanto a questa scena di Giovanni che comunque corrisponde all’insegnamento concreto di Gesù. Un insegnamento che viene dedotto da Gesù stesso a conclusione della parabola che, dopo aver accennato al trattamento del duro di cuore da parte del padrone, sentenzia: «Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello»  (Mt 18,35).

“Di cuore” potremmo anche esprimerlo con “coinvolgendo le viscere”, e il testo evangelico potrebbe quasi suonare: “Così succederà anche a voi se non perdonerete, coinvolgendo le viscere, al vostro fratello”.

 

 

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ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Signore, tu non pretendi che

la tua Chiesa

sia una comunità di perfetti,

ma vuoi che diventi luogo

 

di perdono,

società di perdonati.

Padre, perdona e accogli

 

me peccatore,

così come accogli chiunque

 

si rivolge a te,

affinché il mondo sappia che

non c’è limite

 

alla tua misericordia.

Illuminami con la luce del tuo volto,

perché possa capire

 

la tua tenerezza

e ogni giorno possa gustare

la gioia della tua benevolenza

e la manifesti

 

nel perdono fraterno.

 

 

 

(don Canio Calitri)

 

 

 

 

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.  È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,  

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.  Amen

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!  Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!  

(spunti liberamente tratti da una lectio di padre Innocenzo Gargano, monaco camaldolese)