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santo Natale
2013  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

O Gesù, mi sconcerta la sproporzione

tra la grandezza del mistero del tuo Natale

e la mia vita quotidiana, che non cambia mai

e che, passate le feste, mi ritorna tra le mani

intricata, contorta, meschina come sempre.

Il timore, il dubbio, la paura recano in sé

una domanda che mi rimbomba dentro:

che senso ha questo annuncio

per la mia realtà quotidiana?

 

Ti adoro Gesù, mio Dio fato bambino,

povero e debole come me!

 (don Canio Calitri)

 

Veni, Sancte Spiritus.  Veni, per Mariam.

 

  

 

AUGURI SCOMODI

 

DAL MESSAGGIO NATALIZIO DI MONS. TONINO BELLO ALLA SUA DIOCESI

Santo Natale 1985

 

Non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi «Buon Natale» senza darvi disturbo.

lo, invece, vi voglio infastidire.

Non posso, infatti, sopportare l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.

Mi lusinga, addirittura, l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E vi conceda la forza di inventarvi un'esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la carriera diventa idolo della vostra vita; il sorpasso, progetto dei vostri giorni; la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla ove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che lo sterco degli uomini, o il bidone della spazzatura, o l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunziano la pace portino guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che, poco più lontano di una spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfrutta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano i popoli allo sterminio per fame.

l poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell' indifferenza, vi facciano capire che, se volete vedere «una gran luce», dovete partire dagli ultimi.

Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.

Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano.

Che i ritardi dell'edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.

Che i ricorsi a tutti i Tar della terra sono inammissibili quando a farne le spese sono i diritti sacrosanti di chi non conta mai niente.

Che i poveri, i poveri veri, hanno sempre ragione, anche quando hanno torto.

l pastori che vegliano nella notte «facendo la guardia al gregge» e scrutando l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio profondo di vivere poveri: che poi è l'unico modo per morire ricchi.

Buon Natale!

Sul vostro vecchio mondo che muore nasca la speranza.

 

 

 

 

Signore Gesù,

rendici attenti

alla sofferenza del mondo:

facci scoprire solidali

nella povertà con tutti

i desolati e gli oppressi

della terra.

Fa che non viviamo ciechi

alle piaghe degli uomini

e sordi ai gemiti dei dolenti.

Fa che il nostro cuore batta

nell’unico palpito del

dolore dell’Uomo.

Fa che la nostra esistenza

sia spesa con Te

al servizio degli uomini:

vedendo noi, glorifichino Te.

 

(mons. Bruno Forte)

 

 

Il nostro Natale non si limiti alle solite parole stereotipate ma si concretizzi nell’accoglienza dei poveri, dei sofferenti, di coloro che non hanno voce, di chi ha perso ogni speranza… e si manifesti in azioni di amore, di giustizia e di pace.

Auguriamo a tutti i nostri amici di lasciarsi disturbare dagli auguri scomodi!

 

                                              don Claudio Chiozzi e Paolo Capuzzo