RITIRO ON LINE                                                                                                   
novembre
2012  

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,

che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo

per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,

predestinandoci a essere per lui figli adottivi

mediante Gesù Cristo,

secondo il disegno d’amore della sua volontà,

a lode dello splendore della sua grazia,

di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.

In lui, mediante il suo sangue,

abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,

secondo la ricchezza della sua grazia.

Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi

con ogni sapienza e intelligenza,

facendoci conoscere il mistero della sua volontà,

secondo la benevolenza che in lui si era proposto

per il governo della pienezza dei tempi:

ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,

quelle nei cieli e quelle sulla terra.

In lui siamo stati fatti anche eredi,

predestinati – secondo il progetto di colui

che tutto opera secondo la sua volontà –

a essere lode della sua gloria,

noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

In lui anche voi,

dopo avere ascoltato la parola della verità,

il Vangelo della vostra salvezza,

e avere in esso creduto,

avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,

il quale è caparra della nostra eredità,

in attesa della completa redenzione

di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

 

 (da Efesini 1)

  Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

 

LA CARITA’

AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI    

Molte volte Gesù, nella sua terra di Palestina, camminava tra colline piene di sassi, di sterpi e di vigneti. Molte volte con i suoi discepoli, che capivano e non capivano, ha osservato le viti e i tralci, in ogni stagione, parlando di cose umane e dei frutti che sempre ci si aspetta. Molte volte Gesù ha bevuto al calice del vino: per lui era presagio di un amore versato e segno del suo tragico destino; i suoi discepoli avevano altri pensieri, altre aspettative, eppure lo seguivano. Molte volte Gesù ha pensato a quanto costa l'amore.

 

Certamente, dopo i grandi eventi della Pasqua, nella mente e nella fede dei discepoli è rimasta, come un sollievo e come una ferita, quell'ultima cena in cui parlando dell'amore Gesù ha detto con pudore qualcosa di se stesso e ha fatto capire con estrema discrezione qualcosa del cuore del Padre. Ha detto che l'amore, se è amore vero, va fino alla fine, non ha paura di niente. Ha detto che l'amore possiede le caratteristiche di un innesto, non la solitudine di un tronco: l'amore è come un tralcio nella vite. È un rapporto che ospita, assimila, si integra e si unifica sempre di più. I'amore è sofferenza, è integrazione di persone e di razze. L’amore è lavoro e rispetto; è attesa, è sorgente di stima. L’amore è consolazione, amarezza, aiuto. L’amore è riposo, comune riposo.

 

   

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto   (Gv 15, 9-11)

 

«9Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10Se osserverete i miei

 

comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo

 

amore. 11Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».

Parola di Dio 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITAZIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

  

La grandezza della carità

«Ma la più grande di tutte è la carità». È di questa grandezza che dobbiamo parlare. Alla carità ci si avvicina a poco a poco, anche se tutti desiderano l'amore. Ci vuole grazia per la carità, ci vuole perseveranza nella libertà. Il cristianesimo si rende credibile nella storia attraverso la modalità con cui i cristiani riescono a esprime l'amore: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Tuttavia la ricerca dell'amore non è solo un percorso cristiano, ma è un anelito universale.

 

 A partire dalla giovinezza, quando una persona scopre di avere un corpo e di potersi esprimere nella libertà, cerca relazioni che lo avvicinino all'amore. Il desiderio di essere amati e di esprimere l'amore entra spontaneamente nella vita, la riempie, ne fa emergere il gusto, il senso e il valore. L’amore è un frutto complesso, che non sempre arriva a maturazione. L’amore è un flusso di energia vitale che attraversa l'anima e il corpo, e cresce tra la consolazione e la sofferenza, tra il desiderio e il rifiuto, tra la tenerezza e la forza, tra l'attesa e l'appagamento.

Vogliamo percorrere un sentiero che ci aiuti a interpretare l'amore.

  

      Il capitolo 15 del Vangelo di Giovanni  

 Il capitolo 15 del Vangelo di Giovanni è un'antologia dell'amore e un ritratto della carità. Ci fermiamo su alcuni versetti di questo capitolo, perché ci colpisce l'insistenza con cui Gesù ci dice alcune cose. Anzi, dice una cosa sola: «amatevi gli uni gli altri». Ma che cos'è veramente l'amore? Si avverte da ogni parte che la parola «amore» ha in sé un fascino e un'attrazione nascosta: è un intreccio giovanile di esuberanza; è qualcosa di irrefrenabile quando c'è, ed è assolutamente necessario, da star male, quando manca. Cosa dice Gesù a proposito di questa manna, che nutre la vita dell'uomo e della donna? Nel Vangelo di Giovanni si dice quello che i discepoli hanno ricordato di Gesù quando parlava dell'amore. Gesù sull'amore ha fatto tre grandi affermazoni. La prima: l'amore è una sorgente che sgorga dal cuore del Padre: «come il Padre ha amato me, anch'io ho amato voi». La seconda: l'amore è un comandamento: «amatevi gli uni gli altri». La terza: l'amore non è amato: «se il mondo vi odia, sappiate che prima ha odiato me».

  

L’amore è una sorgente: «Come il Padre ha amato me»

 Gesù dice che l'amore non è una cosa nostra. C'è una sorgente a cui si attinge l'amore. Noi non avremmo mai pensato che l'amore non fosse una cosa nostra e che provenisse direttamente da una sorgente al di fuori di noi. «Come il padre ha amato me, anche io ho amato voi»: adesso lo sappiamo perché ce lo ha fatto sapere Gesù. La sorgente dell'amore è il cuore del Padre. Conosciamo così poco del mistero di Dio, però Gesù ci ha detto questa cosa. Ci ha dato la possibilità di uno sguardo nel mistero, ha aperto una breccia che ci permette di intuire qualcosa del mondo trinitario di Dio. Ora sappiamo che tutto l'amore vero che gli uomini e le donne del mondo riescono a vivere viene dal cuore di Dio. È bellissimo pensare che se tra noi qualcuno sta vivendo una bella storia di amore, questo amore innamorato viene dal cuore di Dio.

L'amore che viene da Dio è l'unico in grado di distribuirsi nel mondo, di fecondare i corpi e di far germogliare la terra.

Solo questo amore è capace di raggiungere i poveri e di accogliere i piccoli fino alla fine. È un amore che, sorgendo senza risentimenti e senza gelosie dal cuore di Dio, si rivela e si rende visibile attraverso l'umanità di Gesù. L’amore è rivelato, mandato e custodito dalla Parola: «come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore».

La vita di Gesù, Dio povero venuto nel mondo, ci ha mostrato concretamente come si fa ad amare. A Cana di Galilea Gesù ha festeggiato l'amore tra l'uomo e la donna; nel piccolo villaggio di Nain ha consolato una madre che piangeva la morte del suo bambino, e gliela ha fatto rivivere.

E poi abbiamo letto di quella donna «che ha molto amato»: non ha amato troppo, ma ha amato male, e da Gesù è stata accolta e liberata dalla sua solitudine.

A Pietro Gesù ha perdonato il suo orgoglio e la sua presunzione, lo ha amato e gli ha concesso perfino il dono delle lacrime.

Gesù continua a mostrare l'amore che sgorga da una sorgente divina e inesauribile. Ancora oggi Gesù, come un giorno sulla croce, ama tutti noi, soprattutto quando la nostra umanità continua a crocifiggere l'umano. Gesù ama. Gesù invoca il Padre, perché perdoni coloro che non sanno quello che fanno, e anche noi che molte volte non ci rendiamo conto di quello che stiamo facendo. La vita di Gesù, consumata fino alla sua morte, è il segno supremo del suo amore per noi.

 L’amore è una sorgente: l'acqua preziosa di questa sorgente chiede stabilità, durata, gusto e perseveranza: «rimanete nel mio amore». Gesù ci invita a rimanere dentro il fiume di questo amore. Le parole di Gesù impongono argini impegnativi, non sempre facili da capire, e neppure da accettare. A volte ci viene da pensare che Gesù limita la nostra libertà. La mediazione di Cristo, in realtà, non imprigiona l'amore, ma lo raccoglie e lo custodisce, per la stagione dei frutti. Così raccolto e guidato, come un'energia soprannaturale, l'amore non si disperde in esuberanza di potere, in immediatezza di istinto o di possesso; al contrario, brucia e purifica tutto ciò che è superfluo e dona pienezza alla vita.

 

 Tutta la vita cristiana è un essere, anzi un rimanere in Cristo: come il tralcio è nella vite, così il battezzato è chiamato a rimanere nel suo amore e a imparare ad amare come ha amato Gesù. Così si entra in amore e si costruiscono i veri rapporti umani. Così ci si innamora. Così si rimane fedeli. Così ci si consuma nell'amore per lunghissimi anni. Poi, in successive stagioni, vengono i frutti: il frutto dell'amore è la gioia di Dio che riempie il cuore dell'uomo. Un amore che ha la sua sorgente nel cuore del padre, un amore che vive l'appassionata pazienza di rimanere nell'amore di Gesù, produce un frutto bellissimo, un frutto da conservare con cautela perché si corrompe in fretta: produce la gioia!

 

 «Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi, e la vostra gioia sia piena.» La gioia, che è sempre il frutto di un legame ed è sempre la traccia di una relazione, si percepisce come un sentimento delicatissimo che può essere subito sciupato. Ma se la gioia che hai nel cuore è quella di Dio, non c'è sofferenza che la possa annullare e non c'è incomprensione che la possa ferire. Se la forma con cui desideri amare è proprio quella della tua vocazione, allora non temere! Non temere neppure una possibile solitudine odierna: ci sarà sempre in te, unita alla preghiera, una pienezza di gioia.

 

Per la riflessione

Signore Gesù, ti preghiamo: donaci sempre di tornare alla sorgente di questo amore; i nostri pensieri, i nostri desideri, il nostro corpo e la nostra anima siano sempre al servizio di questo amore che abbiamo ricevuto attraverso di te, dal cuore del Padre.

 

Faccio memoria della sorgente dell'amore.

Mi ricordo della parole di Gesù e desidero essere come Lui.

Il suo comandamento sarà lo stile delle mie relazioni:

voglio esercitarmi a rimanere con perseveranza nel suo amore.

Gesù si fa conoscere nella preghiera e mi rivela il cuore del Padre.

 

Quali sono i contesti e le relazioni della mia vita in cui mi sento amato?

Sento l’amore di Dio che mi raggiunge e mi rassicura?

Quali sono le persone che mi amano di più nella vita?

Quali sono le persone che amo e quelle che non amo abbastanza?

 

 

 

 ORATIO   Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Ci hai invitati tu, Padre nostro,

 

e noi abbiamo accettato il tuo invito.

 

Perché tu non fai discriminazioni:

 

non guardi come ci vestiamo,

 

non guardi quanti soldi abbiamo,

 

non guardi i nostri risultati sportivi

 

e non conti quanti amici abbiamo su facebook.

 

Tu, Padre nostro,

 

ci inviti tutti perché guardi il nostro cuore

 

e sai che ognuno di noi

è un capolavoro

 

unico e irripetibile.

 

Tu, Padre nostro,

 

ci inviti tutti a casa tua

 

perché siamo tuoi figli

 

e sai che ciascuno di noi

 

è capace di generosità e altruismo.

 

Tu ci inviti, Padre nostro,

 

e noi accettiamo volentieri il tuo invito.

 

(da “Hai un momento, Dio?”)

 

  

 CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

  

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di mons. Pagani)