RITIRO ON LINE                                                                                                   
novembre
2013  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

 

Sorgi, Signore Dio, alza la tua mano,

non dimenticare i poveri.

Perché il malvagio disprezza Dio

e pensa: «Non ne chiederai conto»?

Eppure tu vedi l’affanno e il dolore,

li guardi e li prendi nelle tue mani.

A te si abbandona il misero,

dell’orfano tu sei l’aiuto.

Tu accogli, Signore, il desiderio dei poveri,

rafforzi i loro cuori, porgi l’orecchio,

perché sia fatta giustizia all’orfano e all’oppresso,

e non continui più a spargere terrore

l’uomo fatto di terra.

 (dal Salmo 10)

 

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

DIROTTAMENTI DELLO SPIRITO

  Gesù passa per le strade nel quotidiano della vita di donne e uomini, sfiora i loro sguardi, parla al cuore, suscita interrogativi e desideri profondi, spinge a fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa.

 IL GRUPPO DEI DISCEPOLI

 

 

 

 

  

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi i brani che mi vengono proposti.   

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Il Regno si realizza quando c’è la compassione

 Oggi nella nostra riflessione incroceremo non un soggetto singolo del vangelo, ma un soggetto plurale: il gruppo dei discepoli.

E sullo sfondo avremo non un episodio singolo, ma una serie di episodi, che sfioreremo non certo con la presunzione di completezza, ma solo nel desiderio di raccogliere qualche suggestione, qualche impressione sul gruppo dei discepoli.

 

Leggendo il vangelo la sensazione è che, dopo le ore entusiasmanti degli inizi della sequela, qualcosa si sia in parte rotto, nel gruppo. Fino a dare un'immagine a volte di pesantezza. Al riguardo i vangeli sono impietosi, lontani da toni enfatici e celebrativi nei confronti dell'insieme dei discepoli. Gli evangelisti non hanno tolto le pagine in cui il gruppo faceva brutta figura.

 

L’assenza di tenerezza

 Ripercorrendo la storia del gruppo, un primo senso di sconcerto ci prende per una sorta di insensibilità che sembra fare capolino ora qui ora là tra le pagine del vangelo. Quasi un'assenza di tenerezza, che fa ancora più problema se pensiamo al loro maestro, ai giorni e alle notti passati con lui. Sembra di essere lontani anni luce.

Già abbiamo sfiorato questo loro atteggiamento parlando della donna cananea:

Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.  (Mt 15,21-28)

Dicevamo che in apparenza sembrano più compassionevoli del maestro con il loro invito a fare qualcosa: "Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando"· Dicevamo che solo in apparenza la loro è una reazione di misericordia. In realtà è il desiderio di togliersi di mezzo una scocciatrice.

Ma il fatto che fa pensare è che quello non fu un episodio singolo. Quante volte infatti ritroviamo nel vangelo questo stesso atteggiamento!

 

Era di un’altra pasta, lui!

 Ricordiamo, ad esempio, quando tentarono di zittire il cieco di Gerico, che sentendo dire che stava passando il profeta di Nazaret urlava il dolore per i suoi occhi spenti?

Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù. Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada. (Mc 10,46-52).

Ma: "Gesù si fermò e disse: 'Chiamatelo!'". Era di un'altra pasta, lui!

 

O ricordiamo quando, passando accanto a un altro cieco, cieco dalla nascita, i discepoli, quasi non abitasse in loro una briciola di misericordia, altro non seppero fare se non mettersi a discutere se per colpa sua o dei suoi genitori fosse nato cieco?

Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. (Gv 9,1-7)

Gesù al contrario, ancora una volta, si fermò: Gesù sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva”.  Era di un'altra pasta lui!

 

Tutti ricordiamo i discepoli che osarono rimproverare i genitori che portavano a Gesù i bambini:

Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.  (Mc 10,13-146)

Gesù però:  "al vedere questo, s'indignò". Era di un'altra pasta lui!

 

Forse ricordiamo il giorno in cui Gesù e il gruppo si sentirono opporre un netto rifiuto al desiderio di essere ospitati da una città della Samaria: “Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme”. (Lc 9,51-53) E due del gruppo, Giacomo e Giovanni, contrariati gli dissero: "Vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?" . E Gesù li rimbrottò duramente: Si voltò e li rimproverò.  Nel testo della Vulgata il rimbrotto ha preso forma di parole. Gesù a Giacomo e Giovanni dice: "Non sapete di quale spirito siate! Il Figlio dell’uomo non è venuto a perdere le anime, ma a salvarle" (v. 55-56 Vulg.). Come se dicesse: "Non avete proprio capito niente del mio spirito". Possiamo immaginare l'amanuense che copia pazientemente il vangelo. Arriva alle parole che invocano un fuoco di ritorsione e l'amanuense pensa: "Ma questi proprio non hanno capito niente dello spirito di Gesù!". E mette queste parole in bocca a Gesù. Perché la conoscenza che l'amanuense aveva di Gesù, gli faceva d'istinto affermare che quello non era lo Spirito di Gesù. Era di un'altra pasta lui!

 

Ricordiamo la reazione del gruppo, quando, alla notizia della malattia-morte del suo amico Lazzaro, Gesù dice: "Andiamo di nuovo in Giudea"? "Rabbi - gli dicono - poco fa i giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?" (Gv 11,7-8). Era di un' altra pasta lui!

 

Ricordiamo l'episodio del pane spezzato nel deserto episodio conosciutissimo, raccontato per ben sei volte nei vangeli e quindi episodio di un'incontestabile importanza?

Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città.

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.

Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene.

(Mt 14,13-20).

Inizia con il sussulto della misericordia di Gesù, segno del regno di Dio:

"Sceso dalla barca - scrive Matteo - vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati" . L'insegnamento vero nell'episodio è la compassione. E osservate i discepoli, abilissimi, come noi d'altronde, nel fare le indagini, le inchieste sociologiche. "Il luogo è deserto", dicono, ed è vero. "E’ ormai tardi" , dicono, ed è vero. "Non abbiamo altro che cinque pani e due pesci", dicono, ed è vero. I rilievi sono perfetti, un'indagine corretta, ma è un'indagine senza compassione. Tutto quello che si sa dire e fare è congedare la gente: "Congeda la folla" . Gesù al contrario si chiede da dove vengano quegli uomini, quelle donne che ha davanti agli occhi, da quante ore di cammino, da quanta stanchezza, da quante attese e da quante delusioni ... e dove vanno una volta finita la predica. Gesù: “«Portatemeli qui». E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla”.

Ce lo possiamo chiedere, a volte, anche noi: non sarà che si realizzi poco il regno di Dio nelle nostre assemblee liturgiche, perché prendiamo poco sul serio le persone, ci preoccupiamo poco  da dove vengono e dove vanno, da quali problemi vengono e in quali problemi vanno? Era di un' altra pasta lui!

 

Non avete nulla da mangiare?

 Pensiamo all'ultima manifestazione di Gesù risorto secondo il Vangelo di Giovanni (Gv 21,1-14):

Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

 

Qualcuno, giustamente, potrebbe pensare: "Se si manifesta, sarà per dire cose importanti, di che cosa parlerà? Sarà per fare cose importanti, cose che rimangano nella mente. Che cosa farà?".

E’ l'alba di un mattino sul lago, sulle sabbie  del lago di Tiberiade. Di che cosa parla? Di che cosa si preoccupa? "Figlioli, non avete nulla da mangiare?" . Ma come? Gli interessava il mangiare? Sì. E se no, perché quel suo darsi da fare per accendere un fuoco sulla sabbia e arrostire pesce e pane sulla brace? Preoccupato del mangiare! Li immaginava stanchi, prosciugati da una notte di fatiche sul lago. E poi chiede che portino altro pesce: "Portate un po' del pesce che avete preso ora" . "Venite a mangiare" . Prese il pane e lo diede loro e così pure il pesce.

 

Le parole e i gesti sono tutti intorno al mangiare. "Così poco spirituale!", direbbe qualcuno, perché qualche volta ancora si divide corpo e anima, come se le cose dell' anima riguardassero Dio, ma non lo riguardassero invece quelle del corpo. Pensate all'icona da mettere a memoria: il Signore attento ai segni di stanchezza sul volto dei suoi e quel fuoco, quel profumo di pesce arrostito sulle sabbie del litorale.

 

Chi è il più grande?

 Indugiamo ora su un altro atteggiamento che sembra crescere con il cammino del gruppo e stride enormemente a confronto con l'insegnamento e l'esempio di Gesù. Ce lo ricorda un brano del Vangelo di Marco: la disputa lungo la strada su chi dovesse essere il più grande (Mc 10,35-45):

Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

 Il contesto è quello del viaggio a Gerusalemme, viaggio verso la passione e la croce. E Gesù per la terza volta preannuncia la sua passione.

Che strana cosa! Al primo annuncio, Pietro si ribella all'idea e rimprovera Gesù. Al secondo annuncio segue la disputa dei discepoli lungo la strada su chi fosse il più grande fra loro. Al terzo annuncio, come risposta, i due fratelli Giacomo e Giovanni fanno una questione di posti: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". E: "Gli altri dieci, avendo sentito, incominciarono a indignarsi" .

Come se Gesù avesse parlato a vuoto. Succede anche oggi. A me. Esco di chiesa ed è come se Gesù avesse parlato a vuoto.

Ciò che provoca ancor più meraviglia è il fatto che con questo racconto non ci troviamo ai primi passi della sequela di Gesù, quando uno può anche non avere ancora capito. Qui ci troviamo quasi alla fine. E di strada quei dodici devono averne fatta! E sono lontani anni luce dai pensieri, dagli orizzonti del loro maestro, che ha appena finito di dire loro che cosa sarebbe accaduto di lì a poco. E loro a chiedere posti, uno a destra e uno a sinistra! Quando la croce, e solo la croce, sarebbe stato il trono della sua gloria. E a destra e sinistra, alla sua destra e alla sua sinistra, posti riservati: due ladroni.

Ma come si fa ancora a non capire?

 

La carta costituzionale

All'udire la proposta dei due, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Gli altri dieci all'unanimità: unanimi nella gelosia, nella rivalità, chissà… E Gesù approfitta per dare la carta costituzionale dei veri discepoli e, potremmo dire, della Chiesa. C'è un articolo nella sua costituzione:

“Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti” (Mc 10,42-44).

 

Notiamo la sottile ironia di Gesù, non dice: "I governanti", ma: "Coloro che 'sono considerati' governanti", coloro che fanno di tutto per esibirsi tali. Per esibirsi come "benefattori", dirà nel Vangelo di Luca. Ma a loro sta a cuore altro, sta a cuore il potere, sta a cuore la loro immagine. E per il potere si vendono e vendono. E’ il loro idolo. Idolatri della loro immagine. Al posto di Dio hanno messo se stessi, in adorazione di se stessi. E questa è idolatria: dare valore di assoluto a se stessi, alle proprie opere, alle proprie proclamazioni, alle proprie scelte. Peccato in cui ricadiamo spesso.

 

Torniamo alla parola inequivocabile del vangelo che ci fa avvertiti della “differenza” cristiana. Eccola, secondo il vangelo: "Tra voi non è così", Essere servi, essere gli ultimi.

E non aspettate domani. "Essere servi, come io sono stato in mezzo a voi" . Quante cose cambierebbero, se solo facessimo memoria più frequentemente di come è stato in mezzo a noi il Signore!

 

 

 

ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Ho scoperto in te, Cristo Signore,

cosa significa servire l'uomo.

Servire l'uomo è rimetterci da mattina a sera,

è perdersi senza possibilità di ripresa.

 

Servire l'uomo è inginocchiarglisi davanti

per fargli i piedi puliti

e prendersi l'acqua sporca.

 

E’ portare i pesi del fratello

e non farsi portare.

 

Servire l'uomo è tirar fuori gran parte del proprio paradiso

per donarlo, senza farlo pesare, a chi è all'inferno.

 

Servire l'uomo è salire sulla croce e rimanerci inchiodati

lasciando a Dio il compito di "far da schiodatore”.

 

E’ ferirsi le mani per il prossimo e

non brontolare perché si sono ferite.

Servire l'uomo non significa né adoperare l'uomo,

né vendersi all'uomo,

ma essergli fratello per camminare insieme

verso la casa del Padre comune.

 

Donami, o Signore,

un cuore umile sì che sappia servire,

un cuore semplice sì che goda se altri

servono meglio di me,

un cuore puro sì che nel servire

non cerchi me stesso,

un cuore povero sì che sappia

guardare non tanto il servizio che ho fatto,

uanto piuttosto quello che

ancora c'è da compiere.

 

Amen  

 

(A.Dini)

 

 

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)