RITIRO ON LINE
ottobre - 2008  
 

 

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso di Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]

“Il Dio, diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini.”

[S. Messa di inizio del Ministero Petrino, Omelia di Benedetto XVI, 24 Aprile 2005]

 

Invoco lo Spirito Santo:

 

No, non ci hai lasciati orfani,

soli e sperduti, abbandonati alla complessità delle vicende umane.

No, non siamo in balia del potente o del maestro di turno,

privi della capacità di discernere e di valutare, di decidere e di scegliere.

Tu ci hai fatto dono del tuo Spirito:

è lui l'anima segreta della nostra esistenza,

il fuoco acceso nel nostro petto, il coraggio che vince tante paure,

la forza che emerge dalle nostre debolezze e fragilità.

 

Ma perché il tuo dono divenga operante in noi,

perché la nostra povera vita sia trasfigurata dalla tua presenza

tu ci chiedi di abbandonarci con fiducia alla tua volontà, al tuo disegno.

 

Ci domandi di amarti, non a parole, ma con i fatti,

non nei momenti magici in cui tutto sembra sorriderci,

ma nell'oscurità della vita quotidiana,

nella trama usuale dei giorni, nella fatica e nel sacrificio,

nell'attesa e nel dolore, nelle pene e nelle gioie.

E ci prometti che il nostro amore,

nelle sue modeste dimensioni,

sperimenterà il tuo amore smisurato e quello del Padre.

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

LECTIO          Apro il Vangelo e leggo in piedi il brano dal Vangelo secondo Luca (18,35-43)

 

35Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!». 38Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: 41«Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista». 42E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.

 

Parola del Signore

 

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!

“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

MEDITATIO             Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Questo è l'unico racconto di guarigione di un cieco narrato da Luca. In Matteo (20,29-34) lo stesso episodio ha una variante: i ciechi sono due. In Marco (10,46-52) ha la splendida connotazione del gettar via il mantello, da parte del cieco che balza in piedi quando Gesù lo chiama. Quando poi guarisce, prende a "seguire Gesù sulla strada" che è quella di Gerusalemme, dunque entra nel cammino pasquale di Gesù. In tutti i tre sinottici è identico l'interrogativo di Gesù: "Che vuoi (o che volete in Mt) che io ti (o vi) faccia?". Identico pure è il grido di chi è cieco: "Che io veda!". Sono tre testi simili e complementari di ricco contenuto teologico, se si pensa che il battezzato era chiamato "l'illuminato", colui che passava dalle tenebre del peccato e del non senso alla luce di Dio e della vita tramite Gesù "luce del mondo" (Gv 8,12).

 

 

Contesto:

Importante la collocazione di questo brano. Gesù ha appena parlato ai suoi della sua passione, morte e risurrezione: essenza della sua storia e del suo mistero e l'evangelista ha notato che "essi non ne capirono nulla" (v. 31). Si tratta di vera cecità spirituale che impedisce ai dodici di entrare nella comprensione del mistero di Gesù. Significativo poi è il fatto che, dopo aver narrato della guarigione del cieco che vedendo prende a seguire Gesù, Luca subito narra di Zaccheo: colui che, incontrando il Signore, si converte e compie opere di giustizia e di carità, nella novità di una vita ribaltata dalle tenebre alla luce dell'amore.

 

 

Struttura:

Una introduzione, 3 nuclei e conclusione:

Intr. v. 35   Offre i particolari essenziali del protagonista. Si tratta di un cieco mendicante. Egli si trova ai margini della strada che conduce a Gerico ed è immagine di assoluta povertà.

vv. 36-37      Tanta gente transita per quella strada. Il cieco si informa perché ciò avvenga. Gli viene annunziato che passa Gesù di Nazareth, di cui egli deve aver sentito parlare come di chi è grandemente benefico.

vv. 38-39      Il grido del cieco ne evidenzia l'intuizione profonda: Gesù - lo chiama - e aggiunge il titolo messianico: Figlio di Davide, cioè Colui che fu promesso a Davide come l'atteso Messia. I passanti lo minacciano perché taccia (la stessa espressione usata nei riguardi dei demoni). Egli, lungi dall'arrendersi, grida più forte.

vv. 40-43      Gesù si ferma, comanda che sia condotto da lui e lo interroga: "Che vuoi che io ti faccia?". Risponde il cieco: "Che io veda (ana blèbo letteralmente: che io alzi bene gli occhi). Gesù pronuncia parole di guarigione: "Alza gli occhi, la tua fede ti ha salvato". Il cieco ci vede e prende a seguire Gesù, glorificando Dio.

Concl. v. 43b      Al vedere ciò, anche il popolo loda Dio.

 

 

Approfondimento del testo:

La guarigione avviene nei pressi della città di Gerico, che fu la "porta", per così dire, prima di entrare nella terra promessa dopo il lungo "esodo" dalla schiavitù d'Egitto alla libertà. (cfr Gs 6). Imprendibile perché fortificata dal nemico, Gerico si arrese al suono della tromba e alle grida del popolo. Il cieco mendicante (neppure dentro la strada, ma ai margini di essa) è fortemente emblematico di quello che è ciascuno di noi quando non lo illumina la Parola del Signore. "Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce del mio cammino" (Sal 118 (119), 105). La nostra cecità è la non-sequela di Gesù che ha detto di essere la luce del mondo (Gv 8,12). Il nostro male è anche presunzione di vederci, tipica del fariseismo di tutti i tempi e denunciata da Gesù (Gv 9,41); è la "luce tenebrosa" (Lc 11,35) che ci incapsula nell'avidità della roba e del denaro, del pre-varicare sull'altro, del fare dell'altro un "oggetto" di piacere. La "luce tenebrosa" è il tran-tran di un cristianesimo formale e sonnolento: "O tu che dormi destati dai morti e Cristo ti illuminerà" (Ef 5,14). Si tratta dunque anzitutto di prendere atto della propria cecità.

"Annunciarono" (dice il testo originale, v. 37) al cieco che stava passando Gesù il Nazareno. È l'unica volta che Luca lo chiama così, indicando la sua origine terrena. L'annuncio è recepito dal cieco. Il primo passo infatti per incontrare Gesù è l'ascolto.

“Gesù, figlio di David” (v.38). È il nome messianico quello che il cieco proclama. Subito dopo (v. 41) lo chiamerà "Signore", cioè Dio. Gesù significa "Dio-salva". È il nome di "Dio con noi". Proprio per questo Egli è la "luce della vita". "In nessun altro nome c'è salvezza: non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel qua-le è stabilito che possiamo essere salvati (At 2,21; 4,12). "Abbi pietà di me". Se il nome di Gesù esprime la potenza salvifica di Dio, il grido del cieco è preghiera che esprime la piena fiducia di essere salvato dentro quella radice di cecità che è il nostro essere peccatori. Ecco, è la stessa preghiera del pubblicano al tempio che viene perdonato (cfr Lc 18,13). Lo minacciavano ma egli gridava più forte (v.39). Chi prega spesso viene scoraggiato o zittito. Ma la scommessa è di "pregare sempre, senza stancarsi mai" (Lc 18,1; 11,5-13). Che vuoi che ti faccia? Importantissima domanda di Gesù. Che cosa chiedo a Dio per la mia vita? che cosa desidero? Il Vangelo è Gesù che educa i desideri del nostro cuore per condurci a capire di che cosa abbiamo davvero bisogno. “Che io veda” (originale: alzi bene gli occhi). Nell'incontro con Gesù smettiamo di guardare, avidi, solo le cose terrene; si aprono gli occhi del cuore che guardano e cercano gli orizzonti della salvezza totale, dell'amore che non delude.

"Apri (alza) gli occhi. La tua fede ti ha salvato” (v.42). All'iniziativa salvifica di Dio, in Gesù, corrisponde la nostra risposta personale di una fede che ci fa percepire salvati, giorno dopo giorno: dentro il dono di Dio e le nostre scelte.

"E lo seguiva glorificando Dio" (v.43). "Farò camminare i ciechi per vie che non conoscono" (Is 42,15). "Chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 8,12). Seguire Gesù è diventare gloria vivente di Dio, nella vera realizzazione di noi stessi, che è luce anche per gli altri.

 

 

La Parola m’interpella

Ø      Dove si annidano le mie cecità? Ho il coraggio di chiamarle per nome o sono di quelli che "pur essendo ciechi dicono di vederci" (Gv 9,41)?

Ø      Percepisco il continuo passare di Gesù sulla mia strada e il suo interrogarmi: "Che vuoi che io faccia per te?" o vivo sonnolente, anestetizzato da questa società materialista e chiuso nell'orizzonte dei suoi pseudobeni?

Ø      "Signore”, grida il cieco. So che l'illuminazione è riconoscere in Gesù il Dio che mi salva, consegnarmi a lui e vivere le mie scelte di fede alla luce della sua Parola?

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Chiudo gli occhi corporei e, in profondo raccoglimento,

ripeto le parole del cieco:

Gesù, figlio del Dio vivente,

aprimi gli occhi del cuore;

fa che io veda e ti segua.

Gesù, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore.

 

 

CONTEMPLATIO      Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!