RITIRO ON LINE                                                                                                   
ottobre
2015                                  

                                                                                                                                                                                                                                               

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi. 

 

Non aver paura di guardarti dentro,

scoprirai che l’amore è a un passo.

 

Non aver paura di guardarmi negli occhi,

io raccoglierò la sofferenza delle tue inquietudini

e la tua incompiuta purificazione di luce.

 

Non aver paura della paura,

io raccoglierò le tue durezze affamate

di dolcezza,

i tuoi pianti imbevuti di miracoli.

Non aver paura,

io benedirò la tua misericordia

quando si fa abbraccio,

la tua pietà quando si fa tenera,

il tuo dolore quando si fa pane.

 

Non aver paura,

ci sarà pace anche per il tuo cuore ribelle,

poiché il mio cuore è a casa solo accanto al tuo.

 

(don Luigi Verdi)

 

Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

 

 

Proseguiamo una serie di lectio, iniziata nel mese scorso, che ci porteranno passo dopo passo a incontrare Gesù Risorto fra poco più di cinque mesi. Un viaggio nei giorni del mistero pasquale, nel cuore della fede cristiana. Don Angelo Casati, della Chiesa di Milano, ci accompagna nei giorni cruciali della vicenda di Gesù, nel luogo decisivo di ogni incontro con Lui, con le sue meditazioni tinte di una luce delicata e poetica. Buona meditazione e buona preghiera.

 

IL  GIORNO  DELL’INGRESSO

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto (Lc 19,28-41).  

28Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. 29Quando fu vicino a Betfage e a Betania, presso il monte detto

 

degli Ulivi, inviò due discepoli 30dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno.

 

Slegatelo e conducetelo qui. 31E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». 32Gli inviati

 

andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». 34Essi

 

risposero: «Il Signore ne ha bisogno». 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli

 

avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di

 

gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, 38dicendo:

 

«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

 

 

39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le

 

 

pietre».

 

 

41Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Ingresso trionfante?

Nel suo vangelo Luca poco prima di narrare l'ingresso di Gesù in Gerusalemme, quell'ingresso che forse solo impropriamente chiamiamo trionfale, ha un ricordo di lui che, scrive, «camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme».

 

Ingresso solitario!

Vedendolo andare tutto solo davanti, ci viene spontaneo interrogarci su quella sua solitudine. Forse potremmo fare nostri i pensieri di uno studioso di esegesi biblica che così commenta il camminare di Gesù davanti a tutti. Scrive: «Giunto alla fine del cammino, quando si trova difronte alla città, che abbraccia dall'alto del monte degli Ulivi, non sono più menzionati né la folla né i discepoli, come se Gesù si trovasse ormai solo. Si direbbe che tutti sono scomparsi, per lasciarlo faccia a faccia con la Città e il suo destino, il loro comune destino. I dodici erano stati invitati a seguirlo sino alla fine: "Ecco che saliamo a Gerusalemme". Se, arrivato ormai così vicino al termine, Gesù sembra avanzare da solo sulla strada, sarà probabilmente perché essi non hanno capito nulla di ciò che egli aveva detto loro» (Roland Meyner).

 

            Lo “stile nuovo” dell’ingresso a Gerusalemme

Ed ecco che Gesù sembra fare un estremo tentativo perché finalmente capiscano. Perché sia chiaro ai loro occhi e agli occhi di tutti, ora che sta per concludersi, qual era il senso della sua missione. A rivelarlo sarebbe stata puntualmente la modalità della sua visita alla città, lo stile nuovo, inusuale, del suo ingresso in città. E lo predetermina, lasciatemi dire, nei particolari, che non sono particolari: sono lo svelamento di chi è e di chi è stato in mezzo a loro. Leggendo del suo ingresso in Gerusalemme, viene infatti spontaneo notare con quanta puntualità di indicazioni, con quante precisazioni, lui quel giorno abbia inviato due dei suoi discepoli in una strana ricerca. C'è da stupire, la ricerca di un asino.

Dice: «Andate al villaggio difronte, entrando troverete un puledro sul quale non è mai salito nessuno. Scioglietelo e conducetelo qui. E se qualcuno vi domanda... rispondete così ...».

 

            Non si entra trionfanti sul dorso di un asino…

Quanta precisione per un asino.  Quando  normalmente  tutti per il loro ingresso sono in anelito di ben altro, non sanno più che cosa inventare, non sanno più che cosa andare a cercare. Lui invece in anelito di cose minime, il minimo: un asino. Voleva si stampasse a memoria. Per noi! Dirottava gli occhi dal potere in ubriacatura di se stesso, alla mitezza dell'essere, alla umiltà dell'essere. Convinto che si vince con altro. A memoria lascia l'asino, a memoria! A memoria per  noi.

 

            Che significato ha questo corteo?

Nasce la domanda: abbiamo capito? Oggi ci chiediamo se quelli del piccolo corteo di quel giorno avessero capito. C'è da dubitare di loro, come di noi: infatti l'evangelista Giovanni narrando il fatto e le predizioni dei profeti, scrive: «I suoi discepoli sul momento non capirono queste cose, ma, quando fu glorificato, si ricordarono che di Lui erano state dette». Non avevano capito, perché resistente,  dura a morire in loro, era l'idea di un Messia socialmente e politicamente trionfatore, l'idea che la vittoria fosse legata alla forza, vincente la forza, non la debolezza.

 

Potenza o mitezza?

Qualche esegeta vede nell'asino legato, una immagine, quella della mitezza e dell'umiltà per troppo tempo legate per far posto a immagini di potenza. lmmagini, quelle della mitezza e dell'umiltà, legate, emarginate, che Gesù slega. Sdogana. Perdonate il verbo, sdogana l'immagine dell'asino, la cavalca, cavalca l'umiltà e la mitezza.

Fa molto pensare la conclusione dell'episodio: sembra segnare un'incomprensione dell'icona del «Messia che viene cavalcando un puledro» . Marco scrive: «Ed entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con i dodici verso Betania».

 

Lo sguardo di Gesù

E’ a dir poco struggente questo sguardo di Gesù, uno sguardo che passa  in rassegna  ogni cosa nel  tempio.  Ogni cosa ed è il vuoto, il nulla. Nulla che lo facesse fermare nel tempio, nulla che avesse minimamente sintonia con il segno, il segno di quel suo venire su dorso di mulo. Una religione diremmo atea, che ha, in verità, cancellata ogni aspirazione a qualcosa di diverso. Di diverso dal successo, dal denaro, dal profitto personale o di gruppo. Una religione appiattita sui trionfi mondani, fondamentalmente atea.

 

            Noi, a cosa siamo disposti?

Rimane la domanda: che cosa siamo disponibili  a seguire, noi? Un Gesù nell'immagine del Messia che viene su dorso d'asino?  Siamo disposti a fare spazio in noi a una immagine di umanità mite e umile, a credere che la vera forza di un essere umano non sta nell'esibizione dei suoi muscoli o del suo potere, non sta negli appoggi umani,  non sta nell'arroganza del suo ruolo o nella sua pretesa di verità, ma sta in quella dimensione che attinge al profondo di se stessi, nella coscienza, là dove il vangelo  ci va ricordando,  con  l'icona  di   Gesù a groppa  d'asino,  una  verità  purtroppo  dimenticata  in una società dove l'urlo è diventato costume?

 

            Reazione dei “maggiorenti”

Di certo, quel giorno ci fu una reazione piena di livore e di distruttività di alcuni tra i farisei, rosi com'erano dall'invidia per quella folla che acclamava il Rabbi di Nazaret: uno che demitizzava ogni potere, l'arroganza del loro potere sulle coscienze. La strategia che oppongono è quella cha da  sempre usano  i poteri  forti, quella di zittire, prima  che la  resistenza delle coscienze libere metta a repentaglio gli assetti del potere e dell'arroganza, dell'arroganza in tutte le sue forme e declinazioni, purtroppo numerose.

 

            La voce dei “piccoli”

Alcuni dei farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli!». Rispondendo, disse: «Vi dico che se tacessero costoro, griderebbero le pietre». Ed era come se Gesù riconoscesse ed esaltasse non la forza delle voci dei potenti, ma la forza della voce dei piccoli. Notate la differenza: i piccoli, come i potenti, non tacciono, ma, al contrario dei potenti, la loro voce non si affida al tuono della forza, ma al cimbro disarmato della verità.

Lo stile della vita di Gesù, dalla modalità della sua nascita in una mangiatoia, fino all'ingresso in Gerusalemme su groppa d'asino, sino al suo morire su legno di croce, non si  smentisce, è nel segno dell'umile, del mite, del piccolo.

 

            Assetati di altro

Dunque messaggio per il piccolo, per la piccolezza evangelica. Che dice un sentirsi assetati, assetati d'altro, di altro dalla propria immagine, un confidare nella forza inerme della coscienza e non negli appoggi mondani, lontani  da ogni delirio  di apparire e da ogni pretesa di sapere, capaci di quella sapienza che è appresa dalle cose quotidiane. Quella piccolezza che è germoglio di vita e di festa, contrariamente all'arroganza che è principio di morte e di oppressione.

 

            La groppa a disposizione

Quella piccolezza che Gesù, potremmo forse dire, ci ha indicato con la scelta di un asino per il suo ingresso, un animale forse più intelligente di quanto noi comunemente pensiamo, uno che la sua groppa la mette a disposizione. E se la tua passione è di mettere la tua groppa a disposizione, potrà anche capitarti un giorno o l'altro di aver dato un passaggio al Signore. Anche perché un giorno lui ha detto: «Ricordatevelo: quello che avrete fatto a uno di questi piccoli voi l'avrete fatto a me».

 

 

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ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Ama, saluta la gente, dona, perdona,

ama ancora e saluta.

 Dai la mano, aiuta, comprendi, dimentica

e ricorda solo il bene.


E del bene degli altri godi e fai godere.


Godi del nulla che hai, del poco che basta

giorno dopo giorno:


e pure quel poco, se necessario, dividi.

E vai, vai leggero dietro il vento e il sole

e canta.

Vai di paese in paese e saluta, saluta tutti,

il nero, l'olivastro e perfino il bianco.


Canta il sogno del mondo: che tutti i paesi

si contendano d'averti generato.

(David Maria Turoldo)

 

  

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.

Amen

 

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)