RITIRO ON LINE
aprile - anno del Signore 2004
adorazione all'altare della reposizione
 
 
Cari amici,

eccoci al Ritiro On Line di aprile!

Ci siamo chiesti: "Perchè non interropere il ciclo dei profeti e, solo in aprile che c'è il Triduo Pasquale, non fare una lectio sulla Passione del Signore un po' per esteso?" Qs lettera pregata della Passione può essere usata per adorare il Signore, Pane di Vita Eterna il Giovedì Santo, e poi adorare il Crocifisso e la Croce il Venerdì e il Sabato Santo, ma non solo per il Triduo Santo ma anche per altri momenti. La Domenica delle Palme forse non si ha tempo di commentare la Passione... si va via in fretta, o peggio il Venerdì Santo... molti non partecipano all'Azione liturgica della Passione del Signore, ma solo alle varie Via Crucis.

Vengono inviate 2 lectio strutturate come il Ritiro On Line: il cap 22 del vangelo di Luca per l'adorazione all'Eucaristia, e il cap 23 per l'adorazione della croce. Pensando anche che molti fra voi pregano il Ritiro On Line comunitariamente abbiamo spedito 2 testi, così da essere comodi a stamparlo.

Ringraziamo anche don Maurizio e don Pierluigi per la collaborazione.

Ricordiamo che  tutti i testi dei Ritiri sono raccolti nel nostro sito www.ritiroonline.net e sono scaricabili in formato zip dal sito cattolico www.qumran2.net/ritiroonline.

Con l'occasione, Paolo, Claudio e tutti i collaboratori a vario titolo, augurano Buona Pasqua nel Signore!

 

                                                                                                                                                                Claudio e Paolo

 

&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&&

La prima parte di questo Ritiro on line è particolarmente indicata come adorazione personale o comunitaria al Giovedì Santo, dopo la Santa Messa vespertina “in coena Domini”.

Mi metto alla presenza del Signore. Ora Gesù, Pane di vita, riposa in un tabernacolo e siamo invitati dalla Chiesa a fare l’esperienza dei Dodici al Getsemani: fare compagnia al Signore, pur con la nostra incomprensione del mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio. Getsemani è un luogo di grande solitudine per Gesù. L'essenza della Passione di Gesù nei Getsemani rimane nascosta agli occhi dei Dodici che si erano addormentati per la stanchezza.
Rimane nascosta anche a molti uomini oggi. I discepoli siamo noi. Il sonno è l'abbandono della vita di pietà ed è l'immagine della nostra debolezza: il Signore non trova in noi un sostegno perché non lo amiamo abbastanza. Quante volte rifiutiamo di partecipare all'amore di Cristo! Anche per piccole cose, che costerebbero nulla: preferiamo scegliere il nostro comodo, con la scusa della fretta o delle troppe cose da fare, e lasciamo il prossimo nella sua solitudine.
Guardiamo a Lui, stiamo con Lui, adoriamolo, supplichiamolo, facciamo anche patti con il Signore: il Signore è lì che ci guarda!

Preghiera di adorazione:
 

Signore,
sto camminando per la strada, in mezzo alla gente,
in mezzo alla confusione di tutti i giorni.
La gente corre verso cose in cui neppure crede;
io sto correndo verso di te, verso la vita,
sento di aver bisogno di te, ora.

Ti sembrerà strano,
ma mi sento solo in mezzo a tanta gente;
ho bisogno di silenzio,
di te, della tua comprensione,
e della sicurezza che solo tu sai dare.

Ho bisogno di fermarmi, per riflettere.
Entro nella tua casa in questo Giovedì Santo,
tu mi stavi aspettando e io aspetto te.

Grazie per avermi saputo attendere
senza mai chiedere il perché del mio ritardo.

 

LECTIO      Apro la Parola di Dio e leggo il brano 

Passione del Signore secondo Luca (Lc 22)
 

 

Complotto contro Gesù e tradimento di Giuda

 1 Si avvicinava la festa degli Azzimi, chiamata Pasqua, 2 e i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano come toglierlo di mezzo, poiché temevano il popolo. 3 Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici. 4 Ed egli andò a discutere con i sommi sacerdoti e i capi delle guardie sul modo di consegnarlo nelle loro mani. 5 Essi si rallegrarono e si accordarono di dargli del denaro. 6 Egli fu d’accordo e cercava l’occasione propizia per consegnarlo loro di nascosto dalla folla.

Preparativi della cena pasquale

 7 Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva immolare la vittima di Pasqua. 8 Gesù mandò Pietro e Giovanni dicendo: “Andate a preparare per noi la Pasqua, perché possiamo mangiare”. 9 Gli chiesero: “Dove vuoi che la prepariamo? ”. 10 Ed egli rispose: “Appena entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua. Seguitelo nella casa dove entrerà 11 e direte al padrone di casa: Il Maestro ti dice: Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli? 12 Egli vi mostrerà una sala al piano superiore, grande e addobbata; là preparate”. 13 Essi andarono e trovarono tutto come aveva loro detto e prepararono la Pasqua.
 

La cena pasquale

 14 Quando fu l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15 e disse: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16 poiché vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio”. 17 E preso un calice, rese grazie e disse: “Prendetelo e distribuitelo tra voi, 18 poiché vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non venga il regno di Dio”.

Istituzione dell’Eucaristia

 19 Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”. 20 Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi”.

Annunzio del tradimento di Giuda

 21 “Ma ecco, la mano di chi mi tradisce è con me, sulla tavola. 22 Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito; ma guai a quell’uomo dal quale è tradito! ”. 23 Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciò.

Chi è il più grande?

 24 Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. 25 Egli disse: “I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26 Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. 27 Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

Ricompensa promessa agli apostoli

 28 Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; 29 e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, 30 perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele.

Annunzio del ritorno e del ringraziamento di Pietro

 31 Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; 32 ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli”. 33 E Pietro gli disse: “Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte”. 34 Gli rispose: “Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi”.

L’ora del combattimento decisivo

 35 Poi disse: “Quando vi ho mandato senza borsa, né bisaccia, né sandali, vi è forse mancato qualcosa? ”. Risposero: “Nulla”. 36 Ed egli soggiunse: “Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37 Perché vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termine”. 38 Ed essi dissero: “Signore, ecco qui due spade”. Ma egli rispose “Basta! ”.

Sul monte degli Ulivi

 39 Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40 Giunto sul luogo, disse loro: “Pregate, per non entrare in tentazione”. 41 Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: 42 “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. 43 Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. 44 In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. 45 Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46 E disse loro: “Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione”.

L’arresto di Gesù

 47 Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostò a Gesù per baciarlo. 48 Gesù gli disse: “Giuda, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo? ”. 49 Allora quelli che eran con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: “Signore, dobbiamo colpire con la spada? ”. 50 E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51 Ma Gesù intervenne dicendo: “Lasciate, basta così! ”. E toccandogli l’orecchio, lo guarì. 52 Poi Gesù disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: “Siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? 53 Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre”.

Rinnegamenti di Pietro

 54 Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55 Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. 56 Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: “Anche questi era con lui”. 57 Ma egli negò dicendo: “Donna, non lo conosco! ”. 58 Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei di loro! ”. Ma Pietro rispose: “No, non lo sono! ”. 59 Passata circa un’ora, un altro insisteva: “In verità, anche questo era con lui; è anche lui un Galileo”. 60 Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61 Allora il Signore, voltatosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò delle parole che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. 62 E, uscito, pianse amaramente.
 

Primi oltraggi

 63 Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, 64 lo bendavano e gli dicevano: “Indovina: chi ti ha colpito? ”. 65 E molti altri insulti dicevano contro di lui.

Gesù davanti al sinedrio

 66 Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: 67 “Se tu sei il Cristo, diccelo”. Gesù rispose: “Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68 se vi interrogo, non mi risponderete. 69 Ma da questo momento starà il Figlio dell’uomo seduto alla destra della potenza di Dio”. 70 Allora tutti esclamarono: “Tu dunque sei il Figlio di Dio? ”. Ed egli disse loro: “Lo dite voi stessi: io lo sono”. 71 Risposero: “Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca”.

Parola del Signore
 
 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!
“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.
È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

MEDITATIO      Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”!

In questo capitolo si apre la Passione del Signore secondo l’opera lucana e si leggono questo e il capitolo successivo nel vangelo della Domenica delle Palme del ciclo liturgico C.
Luca, autore anche degli Atti degli Apostoli, fu un colto medico siriano, convertitosi in Antiochia verso l’anno 43. Conobbe Cristo dai primi testimoni della sua vita e si preparò alla stesura del vangelo con una accurata indagine. All’intelligenza più profonda del mistero evangelico contribuì il fatto che Luca fu discepolo e collaboratore di Paolo (Col-Fm-Tm). Il vangelo è preceduto da un’esemplare prefazione, contenente la dedica ad un ignoto quanto illustre Teofilo, equivalentemente alla comunità cristiana d’origine pagana, e la dichiarazione dello scopo dell’autore, che è quello di offrire la documentazione fondamentale della fede cristiana. Luca, narratore di sicure risorse letterarie, inizia il suo racconto con l’infanzia di Gesù. Lo schema ulteriore del terzo vangelo è assai vicino a quello di Marco, largamente utilizzato: preludio all’attività pubblica di Gesù (3, 1-4, 13), predicazione e miracoli in Galilea (4, 14-9, 50), viaggio verso Gerusalemme (9, 51-19, 28), mistero pasquale in Cristo (19, 29-24, 53). Il complesso di 9, 51-18, 24 è senza paralleli negli altri vangeli e contiene preziosi apporti di Luca. Il vangelo, che precedette gli Atti  dello stesso autore, fu scritto fra il 65 e il 70 e presenta Cristo come Salvatore dell’intero genere umano, dando rilievo particolare alla sua bontà per i peccatori. È il vangelo della misericordia. Altri temi significativamente sottolineati sono: la preghiera, la povertà, la gioia del vangelo, la parte delle donne nel messaggio e nella vita di Cristo.

Il vangelo di Luca appare come un grande viaggio. È detto il vangelo del viaggio, del viaggio di Gesù a Gerusalemme, dove ci sarà il compimento della sua missione, la passione, la morte, la resurrezione e ascensione. Non sempre abbiamo la possibilità di stare accanto al Signore, non sempre abbiamo il privilegio di stare “nella sala al piano superiore” (Lc 22,12), di fare uno sforzo per vivere qualcosa di più della quotidianità.
“La stanza al piano superiore” è il luogo dove Gesù si fa corpo e sangue, e dove i tradimenti del Signore si fanno reali, è il luogo in cui Gesù profetizza quello che sarebbe accaduto a Pietro; e al monte degli Ulivi stare in compagnia di Gesù diventa pesante o presso il fuoco del rinnegamento di Pietro.

Giuda: Giuda non ha capito Gesù, non riesce a capirlo, ha in mente il liberatore d’Israele ma Gesù non si rivela così. Egli finge di appartenere a Gesù e vuole piegare Lui al suo progetto. Giuda fa un gesto antico che dice intimità: intinge (Mc 14,20) nel piatto di Gesù. Solo i familiari e gli amici più cari avevano la possibilità di fare questo gesto che a noi, forse, non dice nulla. Ma Giuda si rivela molto intimo a Gesù. La lavanda dei piedi è stata fatta anche a Giuda; il Signore si è chinato e ha lavato i piedi anche al suo traditore, come a Pietro ed agli altri Dodici. “Guai…” (Lc 22, 22b) è il grido di dolore di Gesù che vive la sofferenza e l’angoscia di Giuda. Egli non ce la fa a credere che Gesù sta morendo anche per lui. Ci sarà il pentimento, ma sarà sterile perché non porterà a conversione ma ad un gesto suicida. Giuda non crede che l’amore di Dio arrivi fino a quel punto: dare la vita.

Pietro: “Non lo conosco” (Lc 22, 57): è sincero Pietro. Non conosce il Gesù che si era costruito lui. Non conosce il Gesù, non è il Gesù che aveva visto acclamato dalle genti, operatore di miracoli… No, non può essere Gesù! Ora vede Gesù carcerato, in giudizio, rifiutato da tutti. “E, uscito, pianse amaramente” (Lc 22, 62) Esce dal luogo dove c’è Gesù, non c’è il Signore, “esce”…, e “pianse”. Queste lacrime sono il battesimo di Pietro, le acque in cui affoga il faraone che lo tiene schiavo, l’orgoglio religioso, la presunzione di essere bravo, di essere lui a morire per Gesù e non viceversa e che gli fa dire “Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte” (Lc 22,33). Questa è la resurrezione di Pietro, la sua nuova identità: l’amore del suo Signore che muore per lui.

- Rileggo con calma questo capitolo più volte. La Parola di Dio è imbevuta di Spirito Santo. Anche la lettura è preghiera.
-  Cosa provo nel mio cuore?
-  L’esperienza di Giuda – l’esperienza di Pietro – la mia esperienza...
-  “Non lo conosco” come Giuda, come Pietro…
 

NOSTRO FRATELLO GIUDA
Registrazione effettuata a Bozzolo – Giovedì Santo 1958

Miei cari fratelli, è proprio una scena d’agonia e di cenacolo. Fuori c’è tanto buio e piove. Nella nostra Chiesa, che è diventata il Cenacolo, non piove, non c’è buio, ma c’è una solitudine di cuori di cui forse il Signore porta il peso. C’è un nome, che torna tanto nella preghiera della Messa che sto celebrando in commemorazione del Cenacolo del Signore, un nome che fa’ spavento, il nome di Giuda, il Traditore. Un gruppo di vostri bambini rappresenta gli Apostoli; sono dodici. Quelli sono tutti innocenti, tutti buoni, non hanno ancora imparato a tradire e Dio voglia che non soltanto loro, ma che tutti i nostri figlioli non imparino a tradire il Signore. Chi tradisce il Signore, tradisce la propria anima, tradisce i fratelli, la propria coscienza, il proprio dovere e diventa un infelice. Io mi dimentico per un momento del Signore o meglio il Signore è presente nel riflesso del dolore di questo tradimento, che deve aver dato al cuore del Signore una sofferenza sconfinata. Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. E’ uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po’ di pietà per il nostro povero fratello Giuda. Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: “Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo!” Amico! Questa parola che vi dice l’infinita tenerezza della carità del Signore, vi fa’ anche capire perché io l’ho chiamato in questo momento fratello. Aveva detto nel Cenacolo non vi chiamerò servi ma amici. Gli Apostoli son diventati gli amici del Signore: buoni o no, generosi o no, fedeli o no, rimangono sempre gli amici. Noi possiamo tradire l’amicizia del Cristo, Cristo non tradisce mai noi, i suoi amici; anche quando non lo meritiamo, anche quando ci rivoltiamo contro di Lui, anche quando lo neghiamo, davanti ai suoi occhi e al suo cuore, noi siamo sempre gli amici del Signore. Giuda è un amico del Signore anche nel momento in cui, baciandolo, consumava il tradimento del Maestro. Vi ho domandato: come mai un apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha scoperto dentro di sé il male. L’abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci siamo abbandonati al male, perché siamo diventati dei bestemmiatori, dei negatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla Chiesa. Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male, di dove è venuto fuori? Chi ce l’ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l’innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Chi ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro! Fratello in questa comune miseria e in questa sorpresa! Qualcheduno però, deve avere aiutato Giuda a diventare il Traditore. C’è una parola nel Vangelo, che non spiega il mistero del male di Giuda, ma che ce lo mette davanti in un modo impressionante: “Satana lo ha occupato”. Ha preso possesso di lui, qualcheduno deve avervelo introdotto. Quanta gente ha il mestiere di Satana: distruggere l’opera di Dio, desolare le coscienze, spargere il dubbio, insinuare l’incredulità, togliere la fiducia in Dio, cancellare il Dio dai cuori di tante creature. Questa è l’opera del male, è l’opera di Satana. Ha agito in Giuda e può agire anche dentro di noi se non stiamo attenti. Per questo il Signore aveva detto ai suoi Apostoli là nell’orto degli ulivi, quando se li era chiamati vicini: “State svegli e pregate per non entrare in tentazione”. E la tentazione è incominciata col denaro. Le mani che contano il denaro. Che cosa mi date? Che io ve lo metto nelle mani? E gli contarono trenta denari. Ma glieli hanno contati dopo che il Cristo era già stato arrestato e portato davanti al tribunale. Vedete il baratto! L’amico, il maestro, colui che l’aveva scelto, che ne aveva fatto un Apostolo, colui che ci ha fatto un figliolo di Dio; che ci ha dato la dignità, la libertà, la grandezza dei figli di Dio. Ecco! Baratto! Trenta denari! Il  piccolo guadagno. Vale poco una coscienza, o miei cari fratelli, trenta denari. E qualche volta anche ci vendiamo per meno di trenta denari. Ecco i nostri guadagni, per cui voi sentite catalogare Giuda come un pessimo affarista. C’è qualcheduno che crede di aver fatto un affare vendendo Cristo, rinnegando Cristo, mettendosi dalla parte dei nemici. Crede di aver guadagnato il posto, un po’ di lavoro, una certa stima, una certa considerazione, tra certi amici i quali godono di poter portare via il meglio che c’è nell’anima e nella coscienza di qualche loro compagno. Ecco vedete il guadagno? Trenta denari! Che cosa diventano questi trenta denari? Ad un certo momento voi vedete un uomo, Giuda, siamo nella giornata di domani, quando il Cristo sta per essere condannato a morte. Forse Lui non aveva immaginato che il suo tradimento arrivasse tanto lontano. Quando ha sentito il crucifigge, quando l’ha visto percosso a morte nell’atrio di Pilato, il traditore trova un gesto, un grande gesto. Va’ dov’erano ancora radunati i capi del popolo, quelli che l’avevano comperato, quella da cui si era lasciato comperare. Ha in mano la borsa, prende i trenta denari, glieli butta, prendete, è il prezzo del sangue del Giusto. Una rivelazione di fede, aveva misurato la gravità del suo misfatto. Non contavano più questi denari. Aveva fatto tanti calcoli, su questi denari. Il denaro. Trenta denari. Che cosa importa della coscienza, che cosa importa essere cristiani? Che cosa ci importa di Dio? Dio non lo si vede, Dio non ci da’ da mangiare, Dio non ci fa’ divertire, Dio non da’ la ragione della nostra vita. I trenta denari. E non abbiamo la forza di tenerli nelle mani. E se ne vanno. Perché dove la coscienza non è tranquilla anche il denaro diventa un tormento. C’è un gesto, un gesto che denota una grandezza umana. Glieli butta là. Credete voi che quella gente capisca qualche cosa? Li raccoglie e dice: “Poiché hanno del sangue, li mettiamo in disparte. Compereremo un po’ di terra e ne faremo un cimitero per i forestieri che muoiono durante la Pasqua e le altre feste grandi del nostro popolo”. Così la scena si cambia, domani sera qui, quando si scoprirà la croce, voi vedrete che ci sono due patiboli, c’è la croce di cristo; c’è un albero, dove il traditore si è impiccato. Povero Giuda. Povero fratello nostro. Il più grande dei peccati, non è quello di vendere il Cristo; è quello di disperare. Anche Pietro aveva negato il Maestro; e poi lo ha guardato e si è messo a piangere e il Signore lo ha ricollocato al suo posto: il suo vicario. Tutti gli Apostoli hanno abbandonato il Signore e son tornati, e il Cristo ha perdonato loro e li ha ripresi con la stessa fiducia. Credete voi che non ci sarebbe stato posto anche per Giuda se avesse voluto, se si fosse portato ai piedi del calvario, se lo avesse guardato almeno a un angolo o a una svolta della strada della Via Crucis: la salvezza sarebbe arrivata anche per lui. Povero Giuda. Una croce e un albero di un impiccato. Dei chiodi e una corda. Provate a confrontare queste due fini. Voi mi direte: “Muore l’uno e muore l’altro”. Io però vorrei domandarvi qual è la morte che voi eleggete, sulla croce come il Cristo, nella speranza del Cristo, o impiccati, disperati, senza niente davanti. Perdonatemi se questa sera che avrebbe dovuto essere di intimità, io vi ho portato delle considerazioni così dolorose, ma io voglio bene anche a Giuda, è mio fratello Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me. Io non posso non pensare che anche per Giuda la misericordia di Dio, questo abbraccio di carità, quella parola amico, che gli ha detto il Signore mentre lui lo baciava per tradirlo, io non posso pensare che questa parola non abbia fatto strada nel suo povero cuore. E forse l’ultimo momento, ricordando quella parola e l’accettazione del bacio, anche Giuda avrà sentito che il Signore gli voleva ancora bene e lo riceveva tra i suoi di là. Forse il primo apostolo che è entrato insieme ai due ladroni. Un corteo che certamente pare che non faccia onore al figliolo di Dio, come qualcheduno lo concepisce, ma che è una grandezza della sua misericordia. E adesso, che prima di riprendere la Messa, ripeterò il gesto di Cristo nell’ultima cena, lavando i nostri bambini che rappresentano gli Apostoli del Signore in mezzo a noi, baciando quei piedini innocenti, lasciate che io pensi per un momento al Giuda che ho dentro di me, al Giuda che forse anche voi avete dentro. E lasciate che io domandi a Gesù, a Gesù che è in agonia, a Gesù che ci accetta come siamo, lasciate che io gli domandi, come grazia pasquale, di chiamarmi amico. La Pasqua è questa parola detta ad un povero Giuda come me, detta a dei poveri Giuda come voi. Questa è la gioia: che Cristo ci ama, che Cristo ci perdona, che Cristo non vuole che noi ci disperiamo. Anche quando noi ci rivolteremo tutti i momenti contro di Lui, anche quando lo bestemmieremo, anche quando rifiuteremo il Sacerdote all’ultimo momento della nostra vita, ricordatevi che per Lui noi saremo sempre gli amici.
(Don Primo Mazzolari)
 

Dai Padri della Chiesa:

Gesù, sapendo che era ormai venuto il tempo di dar compimento alla sua gloriosa Passione, disse: "L’anima mia è triste fino alla morte" (Mt 26,38), e ancora: "Padre, se possibile passi da me questo calice" (Mt 26,39). Con tali parole rivelatrici di un certo timore, egli guariva condividendole le emozioni della nostra debolezza e aboliva, sottomettendovisi, la paura della sofferenza da subire. È dunque in noi che il Signore tremava del nostro terrore, di modo che, assumendo la nostra debolezza e rivestendosene, vestì la nostra incostanza con la fermezza scaturita dalla sua forza.
 Egli, infatti, era disceso dal cielo in questo mondo come un mercante ricco e benefattore, e, per un ammirabile scambio aveva concluso un affare, prendendo ciò che apparteneva a noi, e accordando ciò che era suo, dando l’onore per gli obbrobri, la guarigione per i dolori, la vita per la morte; e lui che per sterminare i suoi persecutori poteva avere a suo servizio più di dodicimila legioni di angeli (cf. Mt 26,53), preferì meglio subire il nostro terrore piuttosto che fare uso della propria potenza.
 Quanto quella umiltà fosse di profitto per tutti i fedeli, il beato apostolo Pietro lo sperimentò per primo, lui che, con la sua violenta tempesta, l’assalto della crudeltà aveva scosso; con brusco cambiamento, ritornò in sé e ritrovò la sua forza; attingendo il rimedio nell’esempio, quel membro tremante indossò immediatamente la fermezza del suo Capo. Il servo, in effetti, non poteva essere più grande del suo Signore, né il discepolo più del Maestro (cf. Gv 15,20); e non avrebbe potuto vincere il terrore dell’umana fragilità, se il vincitore della morte non avesse dapprima tremato. Il Signore dunque guardò Pietro (cf. Lc 22,61), e, pur in mezzo alle calunnie dei sacerdoti, alle menzogne dei testimoni, alle ingiurie di coloro che lo colpivano e lo schernivano, incontrò il discepolo scosso da quello sguardo che in anticipo aveva visto che sarebbe rimasto turbato; la Verità penetrò in lui per scoprire il punto in cui il cuore reclamava la correzione, era come se una non so quale voce del Signore avesse detto: «Pietro, perché scappi? Perché ti rinchiudi in te stesso? Ritorna a me, abbi fiducia, sono io (cf. Gv 21,23); questo è il tempo della mia Passione, l’ora del tuo martirio non è ancora venuta. Perché hai paura di ciò che anche tu supererai? Non lasciarti sconcertare dalla debolezza che ho voluto assumere. Se io tremo, è in proporzione di quanto prendo da te, ma tu, sii senza paura in proporzione di quanto prendi da me».

 (Leone Magno, Sermo 41 [54], 4-5)

(by don Pierluigi)

 

ORATIO     Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare. Se sei in difficoltà, prega così:
 

Cristo del dono senza contraccambio,
illumina le nostre giornate.
Nel vuoto di questo mondo che passa apri il nostro cuore al tuo amore.
Sì, insegnaci ad ascoltare nella gioia dell'adorazione.
Ci vuoi felici, concedici di renderti grazie!

Cristo, tu sei il capo e la vite, noi le membra e i tralci.
Il tuo Spirito ci irrighi, perché portiamo frutto.
Sii benedetto per tante vocazioni al servizio,
che giungono, per grazia e amore, fino ai limiti dell'impossibile.
Ricevi la lode del popolo santo,
a gran prezzo strappato alle lacrime.
Ricevi la lode dei risorti che vanno verso la tua dimora.

Cristo, solo nella lode possiamo riconoscere
questo mondo che passa
e il regno di gloria
che viene per chiamarci
alla gioia senza nome.

(Pierre Griolet)

 

CONTEMPLATIO      Si avverte il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

Contemplo ed adoro, in ginocchio, il Santissimo Sacramento, Gesù Pane per noi e segno della Risurrezione.

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù:
Padre Nostro...