RITIRO ON LINE
febbraio -  2005
 
 
 
Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.
[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

Invoco lo Spirito Santo:
 

Spirito Santo,
dissipa le nostre paure.
Scuotici dalle nostre omertà.
Liberaci dalla tristezza di non saperci più indignare
per i soprusi consumati sui poveri…

Spirito di Dio,
che agli inizi della creazione ti libravi
sugli abissi dell'universo
e trasformavi in sorriso di bellezza
il grande sbadiglio delle cose,
scendi ancora sulla terra e donale
il brivido della rinascita.

Questo mondo che invecchia
sfioralo con l'ala della tua gloria.
Fascia le ferite che l'egoismo sfrenato
degli uomini ha tracciato sulla sua pelle...

Restituiscici al gaudio dei primordi
della Pentecoste.
Riversali senza misura su tutte le nostre afflizioni.
E il deserto finalmente diventerà giardino
e nel giardino fiorirà l'albero della giustizia
e il frutto della giustizia sarà la pace.

…non rimane che fare festa, pregando perché la Chiesa, sposa dello Spirito, viva oggi la Pentecoste necessaria ad accrescere l'amore...

(Daniela)

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”
[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]
 


LECTIO      Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano – Genesi 28, 10-22

10 Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. 11 Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. 12 Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. 13 Ecco il Signore gli stava davanti e disse: “Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. 14 La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. 15 Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t’ho detto”. 16 Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: “Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo”. 17 Ebbe timore e disse: “Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo”. 18 Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. 19 E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. 20 Giacobbe fece questo voto: “Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, 21 se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. 22 Questa pietra, che io ho eretta come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai io ti offrirò la decima”.

Parola di Dio

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!
“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.
È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.
 
 


MEDITATIO      Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

Durante il viaggio, Giacobbe ebbe una visione celeste straordinaria. Mentre una notte riposava esausto nella regione desertica, una ventina di chilometri a nord del sito della futura Gerusalemme, con la testa appoggiata su una pietra, sognò di vedere angeli che salivano e scendevano lungo una scala sospesa tra il cielo e la terra.

 La scala nella visione di Giacobbe ( ricamo su tela del 1660 ca.)


Alla sommità della scala stava Dio stesso che gli riconfermò la promessa fatta a suo nonno Abramo e al padre Isacco: «La terra sulla quale tu sei coricato la darò a tè e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra» (Gen 28,13-14). Giacobbe si svegliò spaventato e il mattino seguente unse con olio la pietra che gli era servita da cuscino, consacrandola così al servizio di Dio, e chiamò il luogo Betel, che significa "casa di Dio". Inoltre promise al Signore una casa e la decima parte di tutti i suoi averi se lo avesse fatto tornare sano e salvo in Canaan.

Il sogno di Giacobbe e la scala: è stato molto importante nella riflessione spirituale cristiana.
Seguendo il versetto di Giovanni, “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul figlio dell’uomo” (Gv 1,51), S. Agostino indica Gesù Cristo come colui che unisce cielo e terra, e paragona gli angeli che salgono e scendono sulla scala ai predicatori del Cristianesimo. In questa interpretazione, si insiste sulla comunicazione di Dio all’uomo. Altri Padri della Chiesa sviluppano una riflessione spirituale, e nell’immagine della scala vedono il cammino dell’uomo che si eleva, mediante la virtù, all’incontro con Dio. Con questa interpretazione si insiste di più sull’impegno dell’uomo.

Il punto di partenza per capire il sogno di Giacobbe sta nel significato del v. 19: “chiamò quel luogo “Betel”. Questo luogo è identificato dagli studiosi con quello dell’attuale villaggio arabo di “Beitin” a 20 chilometri a nord di Gerusalemme, sulla strada verso Sichem (presso l’odierna Nablus). Il suo nome precedente, “Luz”, significa “mandorlo”. Il nuovo nome datogli da Giacobbe significa in ebraico: “casa di Dio”. Betel fu un santuario importante anche in epoca successiva, quando per un certo periodo vi fu custodita l’ ”Arca” (Gdc 20, 27). Dopo Salomone e la divisione in due del regno, Geroboamo (sec.X) ne fece un centro religioso importante per il regno del nord (1 Re 12, 26-33). Gli scavi archeologici hanno mostrato che nel II° millennio, Betel era una prospera città cananea che fu però distrutta verso il 1550 a.C. La città venne ricostruita, ma fu di nuovo distrutta nel XII° sec. a.C. Gli archeologi riallacciano questa distruzione all’arrivo in Palestina di Israele.

Ora l’autore biblico, vuole spiegare le origini del culto e della fama di questo santuario. Ciò si chiama tecnicamente “eziologia cultuale” : cioè le origini del termine Betel.
Il nome della località è emblematico; in ebraico: “Betel” significa “casa di Dio” e lo spiega nel v. 17. Ma ci sono molti altri elementi nella narrazione che rimandano alla qualità sacra di quella località. C’è innanzitutto l’immagine stessa della scala che congiunge terra e cielo. E’ facile pensare che ci sia un’allusione alle “zigurrat”: i templi babilonesi a gradoni, di cui si è già parlato a proposito della “Torre di Babele” (Gen 11, 1-9); la base era terrestre ma la cima entrava nel cielo col santuario divino. C’è poi la presenza degli angeli che esprimono il contatto tra Dio e l’uomo e c’è l’idea dello spazio già consacrato da Dio stesso, prima di ogni decisione umana: “C’è il Signore in questo luogo e io non lo sapevo” esclama Giacobbe (v. 16). Nella stessa linea si può spiegare il sonno e il sogno: nell’antico oriente vigeva la cosiddetta “incubazione sacra” per cui un fedele dormiva all’interno dell’area di un tempio per ottenere nella notte una rivelazione divina durante il sonno.

Che il nostro racconto abbia la funzione di illustrare l’importanza del santuario di Betel emerge anche dalla preghiera finale di Giacobbe col voto di fedeltà al Dio di Betel, dalla “stele” sacra eretta in memoria. La stele eretta, in ebraico “massebah”, indica che il luogo è sacro. Infatti anticamente si pensava che la divinità fosse presente soltanto in alcuni luoghi particolari. Per costruire un santuario occorreva che vi si manifestasse in qualche modo la divinità come presente: non ogni luogo poteva essere sede di culto. Secondo l’uso tipico degli indigeni cananei, essi innalzavano pietre sulle quali si versava olio in segno di prosperità e fecondità. Emerge anche dalla menzione delle “decime” (v. 22), cioè dalla dotazione economica per il futuro clero di quel santuario.

Il sogno di Betel, che è per certi versi una parabola della preghiera, dialogo tra Dio e l’uomo, contiene al suo interno il rinnovamento della promessa divina, sorgente di speranza per un futuro glorioso, impensabile ora per questo profugo che ha solo una pietra ove posare il capo. Le nostre chiese dovrebbero essere come Betel, “casa di Dio”, il luogo ove si incontra il Signore, ove si riposa lo spirito e si spera.

Ma anche noi siamo “casa di Dio”. San Paolo lo ripete più volte alle comunità che ha fondato. Sant’Agostino, dopo aver cercato la Verità in modo assillante, la scopre dentro di sé e grida: «Io ti cercavo fuori di me e tu eri in me». Quanti santi hanno fatto questa scoperta e si sono riconciliati con se stessi, con la propria umanità, quella stessa che Cristo aveva fatta sua.

E, non dimentichiamolo, che materialmente noi diventiamo “casa di Dio” ogni qual volta ci accostiamo per ricevere la Comunione. Come Maria anche noi portiamo in noi Cristo, diventiamo dei tabernacoli viventi, in grado di portare Cristo al mondo intero.

Ø Il rinnovamento delle promesse di Dio: il Signore è fedele e ha rinnovato con Giacobbe la promessa stipulata con Abramo.
Mi accorgo della fedeltà di Dio attraverso i segni della sua misericordia? Ed io gli sono fedele, o preferisco ricorrere a lui solo nel bisogno? Mi sento parte della promessa fatta ad Abramo e rinnovata a Giacobbe?

Ø Betel, cioè “casa di Dio”.
Le chiese sono Betel. Rispetto i luoghi sacri con un atteggiamento dignitoso? Faccio volentieri anche una breve visita al Santissimo Sacramento durante la settimana o andare in chiesa è solo affare della domenica?

Ø Anche io sono “casa di Dio”.
Nel Battesimo e nella Cresima anch’io sono stato unto e diventato “casa di Dio”. Mi ricordo del giorno del mio Battesimo? Considero il giorno del mio Battesimo il più grande per me? Conservo viva memoria di questo dono? Considero me stesso e gli altri a partire da questo dono e non dalle apparenze?
 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.
 


ORATIO      Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare. Se sei in difficoltà, puoi pregare così:
 

Fa' che io ami grazie alla Presenza

Mio Dio,
donami il continuo sentore della tua presenza,
della tua presenza in me e attorno a me...
e, al tempo stesso, quell'amore carico di timore
che si prova in presenza di tutto ciò
che si ama appassionatamente,
e che fa sì che si rimanga
davanti alla persona amata,
senza poter staccar gli occhi da lei,
con il desiderio grande
e la volontà
di fare tutto quel che la compiaccia,
tutto quel che è buono per lei;
e con il grande timore di fare.
dire o pensare
qualcosa che le dispiaccia o la ferisca...
In te, da te e per te.
Amen.

(Charles De Focault)
 
 
ELEVAZIONE ALLA SS. TRINITÀ

Mio Dio, Trinità che adoro,
aiutatemi a dimenticarmi interamente,
per fissarmi in voi, immobile e quieta come se la mia anima fosse già nell'eternità;
che nulla possa turbare la mia pace o farmi uscire da voi, mio immutabile Bene,
ma che ogni istante mi porti più addentro nella profondità del vostro mistero.
Pacificate la mia anima, fatene il vostro cielo, la vostra dimora preferita e il luogo del riposo;
che io non vi lasci mai solo, ma sia là tutta quanta, tutta desta nella mia fede,
tutta in adorazione, tutta abbandonata alla vostra azione creatrice.

O mio amato Cristo, crocifisso per amore,
vorrei essere una sposa del vostro Cuore;
vorrei coprirvi di gloria e vi chiedo di rivestirmi di Voi stesso,
di immedesimare la mia anima con tutti i movimenti della vostra Anima,
di sommergermi, d’invadermi, di sostituirvi a me,
affinché la mia vita non sia che un’irradiazione della vostra vita.
Venite nella mia anima come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore.

O Verbo Eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarvi;
voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da voi.
Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze,
voglio fissare sempre Voi e restare sotto la vostra grande luce.
O mio Astro amato,
incantatemi, perché non possa più uscire dallo splendore dei vostri raggi.

O Fuoco consumatore, Spirito d’amore,
scendete sopra di me,
affinché si faccia della mia anima come un’incarnazione del Verbo,
ed io sia per Lui un’aggiunta d’umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo mistero.

E Voi, o Padre,
chinatevi sulla vostra piccola creatura,
copritela con la vostra ombra, e non guardate in lei che il Diletto
nel quale avete riposto tutte le vostre compiacenze.

O miei Tre, mio Tutto,
mia Beatitudine, Solitudine infinita, Immensità in cui mi perdo,
mi consegno a Voi come una preda.
Seppellitevi in me, perché io mi seppellisca in Voi,
in attesa di venite a contemplare, nella vostra luce,
l’abisso delle vostre grandezze.

(Beata Elisabetta della Trinità)



CONTEMPLATIO      Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.
 

Noi ti preghiamo per tutta l'umanità.
Anche se divisi in nazioni e razze,
tutti gli uomini sono figli tuoi,
da te ricevono vita ed esistenza,
e tu comandi loro di obbedire alle tue leggi
così come ciascuno può conoscerle e comprenderle.

Fa che scompaiano odi e lotte,
fa che una pace perenne riempia la terra,
e che in ogni luogo l'umanità possa godere i frutti della pace.
Così lo spirito di fratellanza tra gli uomini
dimostrerà la loro comune fede in te, Padre di tutti.


È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo
a te, Dio Padre Onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli.


 


ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!