NE

RITIRO ON LINE

 

gennaio - anno del Signore 2004

 

 

Ho intenzione di incontrare il Signore nella preghiera. Stampo il Ritiro on line di questo mese. Spengo il cellulare. Preparo accuratamente i posti e i segni.

 

 Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

 Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]  

 

Invoco lo Spirito Santo:  

 

Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi dell'universo, e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra e donale il brivido dei cominciamenti. Questo mondo che invecchia, sfioralo con l'ala della tua gloria. 

 

Dissipa le sue rughe. Fascia le ferite che l'egoismo sfrenato degli uomini ha tracciato sulla sua pelle. Mitiga con l'olio della tenerezza le arsure della sua crosta. Restituiscile il manto dell'antico splendore, che le nostre violenze le hanno strappato e riversa sulle carni inaridite anfore di profumo. 

 

Permea tutte le cose, e possiedine il cuore. Facci percepire la tua dolente presenza nel gemito delle foreste divelte, nell'urlo dei mari inquinati, nel pianto dei torrenti inariditi, nella viscida desolazione delle spiagge di bitume. 

 

Restituiscici al gaudio dei primordi. Riversati senza misura su tutte le nostre afflizioni. Librati ancora sul nostro vecchio mondo in pericolo. E il deserto, finalmente, ridiventerà giardino, e nel giardino fiorirà l'albero della giustizia, e frutto della giustizia sarà la pace. 

 

Spirito di Dio, che presso le rive del Giordano sei sceso in pienezza sul capo di Gesù e l'hai proclamato Messia, dilaga su questo Corpo sacerdotale raccolto davanti a te. 

 

Adornalo di una veste di grazia. Consacralo con l'unzione, e invitalo a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, e a promulgare l'anno di misericordia del Signore. 

 

Spirito del Signore, dono del Risorto agli apostoli del cenacolo, gonfia di passione la vita dei tuoi presbiteri. Riempi di amicizie discrete la loro solitudine. Rendili innamorati della terra, e capaci di misericordia per tutte le sue debolezze. Confortali con la gratitudine della gente e con l'olio della comunione fraterna. Ristora la loro stanchezza, perché non trovino appoggio più dolce per il loro riposo se non sulla spalla del Maestro. 

 

Liberali dalla paura di non farcela più. Dai loro occhi partano inviti a sovrumane trasparenze. Dal loro cuore si sprigioni audacia mista a tenerezza. Dalle loro mani grondi il crisma su tutto ciò che accarezzano. Fa' risplendere di gioia i loro corpi. Rivestili di abiti nuziali. E cingili con cinture di luce. Perché, per essi e per tutti, lo sposo non tarderà.

 

(don Tonino Bello, Vescovo)

 

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

 

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

 

LECTIO      Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano – Ger 20, 7-18

 

    7 Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;

    mi hai fatto forza e hai prevalso.

    Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno;

    ognuno si fa beffe di me.

    8 Quando parlo, devo gridare,

    devo proclamare: “Violenza! Oppressione! ”.

    Così la parola del Signore è diventata per me

    motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno.

    9 Mi dicevo: “Non penserò più a lui,

    non parlerò più in suo nome! ”.

    Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,

    chiuso nelle mie ossa;

    mi sforzavo di contenerlo,

    ma non potevo.

    10 Sentivo le insinuazioni di molti:

    “Terrore all’intorno!

    Denunciatelo e lo denunceremo”.

    Tutti i miei amici spiavano la mia caduta:

    “Forse si lascerà trarre in inganno,

    così noi prevarremo su di lui,

    ci prenderemo la nostra vendetta”.

 

    11 Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,

    per questo i miei persecutori

    cadranno e non potranno prevalere;

    saranno molto confusi perché non riusciranno,

    la loro vergogna sarà eterna e incancellabile.

    12 Signore degli eserciti, che provi il giusto

    e scruti il cuore e la mente,

    possa io vedere la tua vendetta su di essi;

    poiché a te ho affidato la mia causa!

    13 Cantate inni al Signore, lodate il Signore,

    perché ha liberato la vita del povero

    dalle mani dei malfattori.

 

    14 Maledetto il giorno in cui nacqui;

    il giorno in cui mia madre mi diede alla luce

    non sia mai benedetto.

    15 Maledetto l’uomo che portò la notizia

    a mio padre, dicendo:

    “Ti è nato un figlio maschio”, colmandolo di gioia.

    16 Quell’uomo sia come le città

    che il Signore ha demolito senza compassione.

    Ascolti grida al mattino

    e rumori di guerra a mezzogiorno,

    17 perché non mi fece morire nel grembo materno;

    mia madre sarebbe stata la mia tomba

    e il suo grembo gravido per sempre.

    18 Perché mai sono uscito dal seno materno

    per vedere tormenti e dolore

    e per finire i miei giorni nella vergogna?

 

Parola di Dio

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi! “Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

 

MEDITATIO       Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”!

 

I profeti illuminano la rivelazione successiva: i profeti sono in attesa del Salvatore, Colui che deve venire, l’Emmanuele, Gesù Cristo, Figlio di Davide.

 

Continuiamo nella lettura pregata del libro del profeta Geremia, pregando uno dei suoi brani più famosi, conosciuto, soprattutto le prime frasi.

Il capitolo 20 si conclude con una delle più celebri e drammatiche “confessioni” del profeta. Essa è introdotta da una descrizione del contesto storico e spaziale in cui è proclamata, fin dai primi versetti del capitolo 20. Pascùr, un alto funzionario sacerdotale del tempio, blocca Geremia nella predicazione, lo percuote e lo fa arrestare nel carcere del tempio. Il profeta, appena liberato, scaglia contro questo sacerdote un oracolo che delinea il tragico destino di questo avversario del profeta, votato alla deportazione a Babilonia con i suoi concittadini e alla sepoltura in terra pagana. Anzi, il suo nome sarà simbolicamente mutato in «Terrore all’intorno», lo stesso titolo che ironicamente veniva attribuito al profeta per i suoi oracoli infausti (20,3.10).

Ma la nostra attenzione si fissa ora sull’intensa “confessione” in tre strofe che Geremia lancia verso Dio, quando la crisi interiore lo tenta al punto da voler abbandonare lo stesso ministero profetico.

 

Ø       Prima strofa (20,7-10) lamento: si apre con la famosa dichiarazione sulla «seduzione» divina: «Mi hai sedotto, Signore...». Essa è stata letta in chiave nuziale; in realtà, c’è un aspetto più forte: il profeta, evocando la sua chiamata in giovane età, accusa Dio di circonvenzione di un incapace, approfittando della sua inesperienza. La vita per Geremia è stata da allora solo derisione, costretto come egli è stato a proclamare verità scomode contro le illusioni di Israele, cioè la fine imminente e la rovina. Attorno a lui si è distesa una cortina di ostilità, persino da parte degli amici, pronti a farlo cadere. Egli, allora, si è deciso ad abbandonare una missione così terribile: «Non voglio più parlare in suo nome!». Ma il Signore non lo lascia libero: la parola divina è come un incendio divampante che brucia le ossa del profeta, costretto a continuare la sua missione.

 

In un certo momento della mia vita ho percepito l'amore di Dio che prevale sulle mie resistenze? Mi è mai capitato di dover parlare del Signore, anche non volendolo, ma sentendo la forza che vinceva le mie resistenze? Mi è mai capitato di vivere l'ostilità per le mie parole e l'inimicizia anche delle persone che stimavo? Nel piccolo della mia quotidianità, mi lascio "sedurre" dal Signore? L'ho incontrato veramente? E da allora la mia vita è cambiata? Sono capace di vivere e testimoniare la Sua Parola mettendomi in gioco?

 

 

Ø       Seconda strofa (20,11-13) salmo di lode: forse, posteriore e sarebbe da collocare alla fine della “confessione” come uno spiraglio di luce e di fiducia: si tratta, infatti, di una professione di fede nel Signore che conosce i segreti dell’uomo e salva la sua creatura.

 

Sento la vicinanza del Signore? Sono consapevole che mi conosce pienamente e mi guarda con lo sguardo di Padre? Sono pronto a ringraziarlo per la sua presenza nella nostra vita? Il Signore mi ama, è al "mio fianco come prode valoroso", "libera la mia vita dalle mani dei malfattori", sono capace di accettare questo amore gratuito e disinteressato? Sono capace di affidare veramente la mia vita al Signore? In Lui solo troviamo la vera luce...è veramente così per me?

 

 

Ø       Terza strofa (20,14-18) grido di maledizione: dal tono fortissimo. Risalendo al giorno della sua nascita, allorché suo padre ­ in attesa trepidante ­ fu pieno di gioia per la notizia della nascita di un figlio maschio, Geremia maledice quell’istante e chi comunicò quell’annunzio festoso. Il profeta si domanda con infinita amarezza perché mai la sua vita non si sia interrotta proprio nel grembo di sua madre, così da non dover vivere mai questa esistenza tanto tormentata. Il dolore rende sinceri fino alla durezza e Geremia affida, nella preghiera, questa sua sconfinata infelicità a quel Dio che l’ ha avviato a un impegno talmente aspro e senza pace.

 

Il mio incarico mi può sembrare così duro da chiedere a Dio un motivo dei fatti che mi accadono? Lo sconforto mi può avvicinare a Geremia al punto da chieder motivo della mia nascita? Se vivo questa situazione, quale sentimento riesco a vivere? Capitano spesso nella mia vita momenti di dolore e di profonda tristezza? Sono portato a dare la colpa di tutte le mie sofferenze a Dio? Oppure sono capace di chiedergli aiuto, sapendo anche cogliere i "piccoli miracoli" che Lui opera nella mia vita? Lui ascolta il mio grido d'aiuto...e io, so ascoltarLo?

 

 

 

Dai Padri della Chiesa:

 

 

Vi raccomando di venire qui con costanza, e di seguire con diligenza la lettura delle Scritture divine; e non solo quando siete qui, ma che anche a casa prendiate tra le mani i libri sacri, ricavandone con impegno tutto l’utile in essi presente. Un grande guadagno infatti ne deriva: anzitutto questo: la lettura migliora la nostra lingua; inoltre l’anima si eleva e si fa eccelsa, illuminata dallo splendore del sole di giustizia; si libera in quel tempo dalla sozzura dei pensieri cattivi e gode di molta pace e tranquillità. Quello che fa il cibo corporeo per la conservazione delle nostre forze, lo fa la lettura sacra per l’anima. E` un cibo spirituale che irrobustisce il pensiero, che rende l’anima più costante e più saggia, non le permette di venir travolta dalle passioni irrazionali, ma la rende alata e leggera e la solleva addirittura, per così dire, in cielo. Non trascuriamo dunque, vi raccomando, tanto guadagno, ma anche a casa procuriamo di leggere con attenzione le divine Scritture.

 

       Giovanni Crisostomo, Omelie sul Genesi, 29,2

 

 

E` notte, perché va brancolando quaggiù il genere umano. E` notte, perché non è ancora giunto il giorno non coartato dall’oggi e dal domani, il giorno eterno, senza alba perché senza tramonto. Dunque, è notte quaggiù; ma questa notte ha quasi la sua luce, e le sue tenebre. Se la chiamiamo notte in generale, qual è la sua luce? La prosperità e la felicità di questo mondo, la gioia temporale, l’onore temporale è quasi la luce di questa notte. Ma l’avversità e l’amarezza delle tribolazioni o del disonore, sono le tenebre di questa notte. In questa notte, in questa vita mortale, gli uomini hanno la luce, gli uomini hanno le tenebre: la luce è la prosperità, le tenebre sono le avversità.

       Ma se viene Cristo il Signore e abita nell’anima per la fede, e le promette un’altra luce e le ispira e le dona la pazienza, ed esorta l’uomo a non dilettarsi delle prosperità, a non abbattersi per le avversità, allora l’uomo fedele comincia a essere indifferente a questo mondo, a non innalzarsi quando le cose vanno bene, a non abbattersi quando vanno male, ma a benedire ovunque il Signore: non solo quando è nell’abbondanza, ma anche quando perde; non solo quando è sano, ma anche quando è ammalato. Allora saranno in lui realtà le parole del canto: Benedirò il Signore in ogni tempo, sempre la sua lode sarà sulla mia bocca (Sal 33,2). Se sempre; anche quando questa notte è illuminata, anche quando questa notte è oscura: quando arride la prosperità e quando l’avversità è più nera, sempre vi sia la sua lode sulla tua bocca. Si avvererà allora ciò che abbiamo detto or ora: Come le sue tenebre, così la sua luce (Sal 138,12). Non mi opprimono le sue tenebre, perché non mi innalza la sua luce.

 

       Agostino, Esposizioni sui Salmi, 138,16

 

(by don Pierluigi)

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

 

 

ORATIO     Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare. Se sei in difficoltà, prega così:

 

 

Signore, noi abbiamo ancora le mani insanguinate dalle ultime guerre mondiali,
così che non ancora tutti i popoli hanno potuto stringerle fraternamente fra loro;

 

Signore, noi siamo oggi tanto armati come non lo siamo mai stati nei secoli prima d'ora,
e siamo così carichi di strumenti micidiali da potere, in un istante,
incendiare la terra e distruggere forse anche l'umanità;

 

Signore, noi abbiamo lasciato che rinascessero in noi le ideologie,
che rendono nemici gli uomini fra loro: il fanatismo rivoluzionario, l'orgoglio nazionalista,
l'esclusivismo razziale, le emulazioni tribali, gli egoismi commerciali, gli individualismi gaudenti e indifferenti verso i bisogni altrui;

 

Signore, noi ogni giorno ascoltiamo angosciati e impotenti le notizie di guerre ancora accese nel mondo;

Signore, è vero! Noi non camminiamo rettamente!
Signore, guarda tuttavia ai nostri sforzi, inadeguati, ma sinceri, per la pace nel mondo!

 


Vi sono istituzioni magnifiche e internazionali; vi sono propositi per il disarmo e la trattativa;

Signore, vi sono soprattutto tante tombe che stringono il cuore, famiglie spezzate dalle guerre, dai conflitti,
dalle repressioni capitali; donne che piangono, bambini che muoiono; profughi e prigionieri accasciati
sotto il peso della solitudine e della sofferenza; e vi sono tanti giovani che insorgono
perché la giustizia sia promossa e la concordia sia legge delle nuove generazioni;

 

Signore, Tu lo sai, vi sono anime buone che operano il bene in silenzio, coraggiosamente, disinteressatamente
e che pregano con cuore pentito e con cuore innocente; vi sono cristiani, e quanti, o Signore,
nel mondo che vogliono seguire il Tuo Vangelo e professano il sacrificio e l'amore;

 

Signore, Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace.



(Paolo VI)

CONTEMPLATIO     Si avverte il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Contemplo ed adoro, in ginocchio, il Crocifisso, segno della Risurrezione.

 

 

ACTIO      Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

  

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

 

 

Arrivederci!