RITIRO ON LINE
giugno - anno del Signore 2004
 
 
 
Ho intenzione di incontrare il Signore nella preghiera. Stampo il Ritiro On Line di questo mese. Spengo il cellulare. Preparo accuratamente i posti e i segni.

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.
[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

Invoco lo Spirito Santo:

Vieni, santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto;
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.

Piega ciò che è rigido.
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò ch'è sviato.

Dona ai tuoi fedeli
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

(Sequenza di Pentecoste)


Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”
[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

LECTIO      Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano – Osea 11, 7-9

7Il mio popolo è duro a convertirsi:  chiamato a guardare in alto nessuno sa sollevare lo sguardo.  8 Come potrei abbandonarti, Efraim,  come consegnarti ad altri, Israele?  Come potrei trattarti al pari di Admà,  ridurti allo stato di Zeboìm?  Il mio cuore si commuove dentro di me,  il mio intimo freme di compassione.  9 Non darò sfogo all’ardore della mia ira,  non tornerò a distruggere Efraim,  perché sono Dio e non uomo;  sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira.

Parola di Dio

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!
“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.
È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.
 

 

MEDITATIO Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”!

I profeti illuminano la rivelazione successiva: i profeti sono in attesa del Salvatore, Colui che deve venire, l’Emmanuele, Gesù Cristo, Figlio di Davide.
Il profeta Osea ha svolto il ministero profetico nel regno d’Israele (Efraim o Giacobbe, come da lui chiamato) durante lo splendido periodo di Geroboamo II° (787-747 a. C.). Egli è il profeta che ha saputo cogliere i rapporti tra Israele e Dio dall’esperienza personale dell’infedeltà della sua donna. Tale esperienza ha assunto valore simbolico e i nomi dei tre figli avuti specificano simbolicamente le conseguenze dell’infedeltà: Izeèl, località nella quale si erano svolte alcune lotte sanguinose nella storia del popolo ebraico; Non-amata, che indica la dolorosa sospensione di ogni sentimento «materno» e «paterno» di Dio per il suo popolo; Non-mio-popolo, che indica l’abbandono del popolo e la condanna di distruzione.
Osea penetra nell’infinita fedeltà e tenerezza del Dio d’Israele. I rapporti tra Dio e il suo popolo sono descritti come rapporti d’amore tra madre e figlia, tra fidanzato e fidanzata, tra sposo e sposa che si appartengono totalmente, accentuando una dimensione materna del tutto nuova nella Bibbia.

 

Ma con le sue infedeltà Israele diviene la figlia «non più amata», la sposa ripudiata. Dio pensa di ricondurlo a sé mediante il castigo. Sarà come tornare al deserto e là Israele, almeno nella parte migliore, il resto, tornerà veramente a Dio. La sofferenza sarà punto di partenza per un nuovo avvenire (Os 11,7-11). Dio ha amato e ama troppo Israele per distruggerlo (Os 11, 8-9) e intende recuperarlo, come lo sposo vuole recuperare la sposa amata, nonostante le infedeltà, come è avvenuto per Osea.
 
 
 

Ø “Il mio popolo è duro a convertirsi.” Come al popolo eletto, il Signore invita anche noi alla conversione e ad un cambiamento di vita. La conversione è un problema di sempre. Eppure, il Signore, anche se siamo testardi al cambiamento di vita, ci considera «suoi», suo popolo, sua proprietà, su cui Egli ha posto la sua benedizione.

"Il mio popolo è duro a convertirsi": che cosa significa «conversione» nella mia vita? Come la realizzo in concreto nella quotidianità? Siamo chiamati a «guardare in alto»: quali sono le paure che mi trattengono dal farlo, che mi fanno vivere mediocremente? Anche se non «sappiamo sollevare lo sguardo», quello del Signore è costantemente rivolto verso di noi: sono davvero consapevole di questo? Mi sento pienamente «Suo»?
 

Ø “Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione.” Questo versetto ci indica quale amore nutre il Signore verso di noi. È un Dio che non disdegna l’umanizzazione dei suoi sentimenti. Possiamo capire l’amore di Dio per noi pienamente in Gesù. È nell’intimo che Dio ci ama, nella profondità, nel cuore.

«Il mio cuore si commuove dentro di me»: faccio esperienza di un dialogo continuo e fiducioso con Colui che mi ama al punto che il «suo cuore si commuove»? Ogni mio impegno, servizio, lavoro, studio, gesto, sorriso..., acquista un senso nuovo e più vero se fatto alla luce del Suo Amore: è sempre questo Amore che muove tutte le mie azioni? Sono capace di vivere la gratuità derivante dal sentirmi profondamente amato? Nelle difficoltà di ogni giorno, lasciamo risuonare questa Parola: «Come potrei abbandonarti»?
 

Ø “Non darò sfogo all’ardore della mia ira, …, perché sono Dio e non uomo…” Dio ama da Dio e non da uomo. Dio ragiona da Dio, è pazzo per l’uomo fino a diventare il maledetto tra i maledetti sulla croce, sempre in mezzo agli uomini.

«Non darò sfogo all'ardore della mia ira»: il perdono e la misericordia, sono delle costanti nel rapporto di Dio con l'uomo: come mi pongo davanti a questo atteggiamento? Lo ritengo un po’ illogico? Sono pronto ad accogliere il perdono di Dio? A perdonare me stesso? E i miei fratelli? Siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio ma il peccato sporca questa somiglianza: lascio lavorare lo Spirito perché agisca nel profondo purificando la mia anima?
 
 
 

Dai Padri della Chiesa:
 

Solo in questa vita Dio ha concesso agli uomini il tempo per acquistare la vita eterna, e in esso ha voluto che la penitenza sia fruttuosa. Essa è fruttuosa quaggiù, precisamente perché qui l’uomo può spogliarsi della propria malizia e vivere bene, può mutare la propria volontà iniqua, può mutare le opere e i meriti, e compiere nel timor di Dio ciò che a Dio piace. Quelli che non faranno ciò in questa vita, si rammaricheranno nella vita futura della loro malvagità, ma non troveranno indulgenza al cospetto di Dio: vi sarà infatti lo stimolo a pentirsi, ma non vi sarà più possibilità di mutare in bene il proprio volere. Condanneranno la loro iniquità, ma non potranno affatto amare o desiderare la giustizia. La loro volontà porterà per sempre in sé il supplizio della loro malvagità, ma non potrà mai accogliere anche un solo desiderio di bontà. Precisamente come quelli che regneranno con Cristo non avranno in sé più nessuna traccia di cattiva volontà, così quelli che saranno destinati al supplizio del fuoco eterno, insieme col diavolo e i suoi angeli, non potranno mai avere un buon volere, come non avranno mai più riposo. E come ai coeredi di Cristo verrà donata la perfezione della grazia per la gloria eterna, così ai consorti del diavolo la loro stessa malizia accumulerà pena su pena, quando destinati alle tenebre esteriori non saranno più illuminati dall’interiore luce della verità.

 Fulgenzio di Ruspe, Regola della vera fede, 3,36
 

La potestà nemica viene vinta nel nome di colui che assunse l’umanità e la portò senza peccato, tanto che in lui, quale sacerdote e insieme sacrificio, si attuò la remissione dei peccati; cioè nel Mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Gesù Cristo (1Tm 2,5), per opera del quale ebbe luogo la purificazione delle colpe e la nostra riconciliazione con Dio. Solo infatti dai peccati gli uomini vengono separati da Dio; e da essi in questa vita ci si purifica non per le nostre forze, ma solo per divina misericordia: per sua indulgenza, non per nostra potenza. Infatti la stessa forza, quantunque essa sia, che può esser detta nostra, ci è concessa dalla sua bontà. Molto ci attribuiremmo in questa carne se fino alla sua deposizione non vivessimo nel suo perdono. A questo motivo, a opera del Mediatore ci è stata elargita la grazia che, macchiati per la carne del peccato, siamo purificati dalla somiglianza della carne di peccato. Per questa grazia di Dio, per la quale egli palesa in noi la sua grande misericordia, veniamo guidati in questa vita con la fede e dopo questa vita veniamo condotti alla perfezione più piena con la contemplazione della verità immutabile.

 Agostino, La città di Dio, 10,22
 

(by don Pierluigi)


La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.
 


ORATIO Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare. Se sei in difficoltà, prega così:

Con il giorno luminoso della tua conoscenza,
allontana, Signore, la notte oscura, perché la nostra intelligenza illuminata
ti serva con una purezza tutta nuova...
Il principio della corsa del sole segna per i mortali l’inizio del lavoro:
prepara nelle nostre anime, Signore, una dimora per quel giorno che non conosce tramonto.
Concedi di vedere in noi la vita della risurrezione
e riempi i nostri cuori delle tue delizie eterne.

Imprimi in noi, Signore, con la nostra fedeltà nel servirti,
il segno di quel giorno che non dipende né dal sorgere, né dalla corsa del sole.
Ogni giorno, ti abbracciamo nei tuoi santi misteri e ti riceviamo nel nostro corpo:
concedici di sperimentare in noi stessi la risurrezione che speriamo.
Divieni per i nostri pensieri, Signore, le ali che ci portano, leggeri, sulle altezze
e ci conducono fino alla nostra vera dimora.

Noi portiamo il tuo tesoro nel nostro corpo in grazia del battesimo;
questo tesoro aumenta alla mensa dei tuoi sacri misteri:
concedici di trovare la nostra gioia nella tua grazia.
Il tuo memoriale, Signore, noi lo accogliamo in noi stessi alla mensa spirituale:
fa’ che possiamo possederne la realtà al tempo del rinnovamento futuro.
A quale bellezza siamo chiamati, fa’ che possiamo comprenderlo
con questa bellezza spirituale
che la tua volontà immortale risveglia in noi fin da questa vita mortale.

La tua crocifissione, o nostro Salvatore, mise termine alla tua vita corporale:
concedici di crocifiggere il nostro spirito in vista della vita nello Spirito.
La tua risurrezione, o Gesù, faccia crescere in noi l’uomo spirituale,
e la contemplazione dei tuoi misteri sia lo specchio in cui possiamo riconoscerlo.
I tuoi divini disegni, o nostro Salvatore, formano il mondo spirituale:
concedici di conformarci ad essi con sollecitudine da veri uomini spirituali...

Non privare le nostre anime, Signore, della manifestazione del tuo Spirito
e non sottrarre alle nostre membra il tuo dolce calore...
Concedici, Signore, di affrettarci verso la nostra beata Patria,
e di possederla fin d’ora nella contemplazione
come Mosè ha visto la terra promessa dalla cima della montagna.

(Sant’Efrem il Siro)



CONTEMPLATIO Si avverte il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!
 

Contemplo ed adoro, in ginocchio, il Crocifisso, segno della Risurrezione.
 

 
ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!
 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!