RITIRO ON LINE
settembre - 2007  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.

 

Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, il Segno che mi è stato donato nel Battesimo e che mi contraddistingue come cristiano.

 

“Accogliendo ora la sua Croce gloriosa, quella Croce che ha percorso insieme ai giovani le strade del mondo, lasciate risuonare nel silenzio del vostro cuore questa parola consolante ed impegnativa: <Beati…>”.

[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso di Giovanni Paolo II, 25 Luglio 2002]

 

“Il Dio, diventato agnello, ci dice che il mondo viene salvato dal Crocifisso e non dai crocifissori. Il mondo è redento dalla pazienza di Dio e distrutto dall’impazienza degli uomini.”

[S. Messa di inizio del Ministero Petrino, Omelia di Benedetto XVI, 24 Aprile 2005]

 

Invoco lo Spirito Santo:

Spirito di Dio,

fa' della tua Chiesa

un roveto che arde di amore per gli ultimi.

Alimentane il fuoco col tuo olio,

perché l'olio brucia anche.

Da' alla tua Chiesa tenerezza e coraggio,

lacrime e sorrisi.

Rendila spiaggia dolcissima

per chi è solo e triste e povero.

Disperdi la cenere dei suoi peccati.

Fa' un rogo delle sue cupidigie.

E quando, delusa dei suoi amanti,

tornerà stanca e pentita a Te,

coperta di fango e di polvere

dopo tanto camminare,

credile se ti chiede perdono.

Non la rimproverare.

Ma ungi teneramente

le membra di questa sposa di Cristo

con le fragranze del tuo profumo

e con l'olio di letizia.

E poi introducila,

divenuta bellissima senza macchie e senza rughe,

all'incontro con Lui

perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire,

e possa dirgli finalmente: "Sposo mio".

(don Tonino Bello, Vescovo)

 

Veni, Sancte Spiritus

Veni, per Mariam.

 

 

Contemplo i segni della Passione che sono impressi nel Crocifisso.

“Raccolti intorno alla Croce del Signore, guardiamo a Lui…”[XVII GMG Toronto, Festa di accoglienza dei giovani, Discorso del Santo Padre, 25 Luglio 2002]

 

LECTIO          Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano

            Dal vangelo secondo Matteo (Mt 5,1-12)

            1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

 

            3 “Beati i poveri in spirito,

            perché di essi è il regno dei cieli.

            4 Beati gli afflitti,

            perché saranno consolati.

            5 Beati i miti,

            perché erediteranno la terra.

            6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,

            perché saranno saziati.

            7 Beati i misericordiosi,

       perché troveranno misericordia.

            8 Beati i puri di cuore,

            perché vedranno Dio.

            9 Beati gli operatori di pace,

            perché saranno chiamati figli di Dio.

            10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,

            perché di essi è il regno dei cieli.

 

            11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

 

Parola del Signore

 

La Parola di Dio scritta nella Bibbia si legge con la penna e non soltanto con gli occhi!

“Lettura” vuol dire leggere il testo sottolineando in modo da far risaltare le cose importanti.

È un’operazione facilissima, che però va fatta con la penna e non soltanto pensata.

 

MEDITATIO      Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro on line: “Il Grande Silenzio”! Il protagonista è lo Spirito Santo.

 

Le prime beatitudini riguardano specialmente il nostro rapporto con Dio dentro una consapevolezza di fede viva, che diventando vita esige che siano nuovi anche i nostri rapporti col prossimo. Questa novità di rapporti interpersonali è all'insegna della beatitudine della misericordia, cioè della gioia che colma il cuore di chi, esercitando la misericordia, "guazza", per così dire, nella misericordia di Dio.

 

 

Approfondimento del testo:

Anzitutto evidenziamo una caratteristica lessicale: questa beatitudine è tutta fondata su un'unica parola: misericordia; infatti ricorre sia nella prima che nella seconda parte del versetto, che stiamo approfondendo. Questa parola esprime un modo di essere tipico di Dio, ma anche del cristiano. Nell'AT ben trenta volte viene impiegato il termine "misericordioso": solo due volte è riferito all'uomo.

Ecco i testi tipici:

"Il Signore passò davanti a Lui (Mosè) proclamando: Il Signore, il Signore. Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà" (Es 34,6; cfr Dt 31; Tb 3,11; Sap 9,1). "Ti farò mia sposa per sempre nella giustizia e nel diritto, nella misericordia e nell'amore" (Os 2,21). "Perdona questo popolo nella grandezza della tua misericordia" (Num 14,19).

Per capire bene quel che intende dire Gesù ci rifacciamo all'originale greco: makarioi oi elhmones, da cui viene il termine italiano elemosina che significa dare soldi a chi ne ha bisogno. Se approfondiamo però, visitando altri testi del Vangelo, vediamo emergere l'ampiezza e profondità del termine, come è usato da Gesù. In Mt 9,13: "Andate dunque e imparate che cosa significhi : misericordia voglio e non sacrifici. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Gesù risponde ai farisei che lo accusano di sedersi a tavola coi peccatori. Ciò che gli interessa non è difendere un atteggiamento esteriore di allegra e permissiva cortesia ma di evidenziare il suo profondo modo di essere che è quello stesso di Dio con l'uomo. Già nell'AT è detto che non solo Dio ricupera il suo popolo infedele, ma "lo rinnova col suo amore" (cfr Sap 3,17). In Mt 12,7: "Se aveste compreso che cosa significa misericordia voglio e non sacrifici, non avreste condannato individui senza colpa". Qui Gesù, contro le accuse dei farisei, difende i discepoli che coglievano in giorno di sabato le spighe dei campi, pur di sfamarsi. Egli richiama un testo di Osea (6,6) che ritiene decisivo per affermare che la misericordia è più importante delle opere di culto (sacrifici) e vale più dell'osservanza del sabato.

Essere misericordiosi è dunque anzitutto un atteggiamento interiore. Nel cuore abitato da Dio, espropriato da possessi egoistici, vestito di umile mitezza perfino nelle persecuzioni e affamato di quella giustizia che è santità; sì, da questo cuore libero e magnanimo fiorisce la misericordia. Come si esprime concretamente chi ha misericordia? Non si limita alla compassione per ogni vivente; neppure si limita a coltivare in sé una mente non giudicante il prossimo. La misericordia è una forza esplosiva che passa all'attacco. Nel senso che è amore che comprende, partecipa e soccorre concretamente, secondo la propria possibilità, chi è nel bisogno. I connotati del misericordioso sono fortissimi e di folgorante bellezza spirituale. Li troviamo nel Vangelo. In Mt 22,35ss: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo…malato…carcerato". Gesù addirittura assimila a sé ognuno che vive nel bisogno e promette la "promozione" all'esame finale (il giudizio al termine della vita) per chi avrà esercitato la misericordia, cioè, in concreto, si sarà realizzato amando veramente. In Mt 6,2: "Quando fai l'elemosina non suonare la tromba davanti a te come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodato dagli uomini. In verità vi dico hanno già ricevuto la loro ricompensa". Qui Gesù sferza la tentazione di voler "apparire" misericordiosi. Egli è sempre per l'autenticità dell'essere, contro l'insidia dello sprecare l'esistenza nel "sembrare": un fatto narcisistico di egoismo ipocrita che spegne la vita dentro al cuore. Non solo nel Padre Nostro (la preghiera del cristiano per eccellenza) Gesù lega il perdono di Dio all'impegno dell'essere misericordiosi nel perdonare, ma nel cap. 6 secondo il vangelo di Luca, invita a un crescendo di amore misericordioso perfino verso chi ci è nemico, chi ci maledice e ci maltratta (vv. 27-28) E conclude con una esortazione-vertice di tutto il suo dire: "Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro celeste". Da ultimo è importante contemplare l'icona della misericordia, cioè l'atteggiamento di Gesù proprio alla conclusione della sua vita mortale. E' lì che la misericordia più risplende. Si rivolge a Dio: "Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno". Risponde al ladrone pentito dei suoi peccati: "Oggi sarai con me in paradiso" (Lc 23,43).

 

 

Meditiamo attualizzando:

E' importante percepire quanto nella nostra società siano evidenti i segni di morte, nonostante l'esasperato culto del corpo e un vitalismo cercato per tutte le strade : quelle di genuine forze energetiche riscoperte e quelle di confusi e aberranti sentieri di occultismo, di magia e perfino di satanismo, dentro circuiti di violenza anche psicologica, di non-amore, di morte. Diventa dunque ancor più attuale vivere questa beatitudine, dove Gesù promette vita, una qualità di vita permeata di amore e comprensione (= misericordia), e dunque gioia a chi si impegna a produrre - con le energie dello Spirito Santo! - misericordia. Dio regala vita e amore a chi dona comprensione con gioia (cfr 2Cor 9,7). La seconda parte del versetto: "troveranno misericordia", questo appunto significa. Perché se in modo eminente ciò avverrà al termine della vita col giudizio finale, anche lungo i giorni dell'esistenza terrena, chi esercita questo amore-dono, questo amore misericordioso è colmato di ogni bene da Dio. Scrive San Paolo: "Sono ricolmo dei vostri doni (…) che sono un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza, con magnificenza in Cristo Gesù" (Fil 4,18-19). A proposito di questa sovrabbondanza nel ricompensare da parte di Dio, così si esprime un grande Padre della Chiesa: "Sembra a prima vista, che la ricompensa sia uguale al bene che si è fatto; in realtà è infinitamente più grande: gli uomini infatti esercitano la misericordia da uomini, ma otterranno misericordia dal Dio dell'universo" (San Giovanni Crisostomo).

 

 

 

La Parola m’interpella

*      Nel mio modo di dialogare, rispondo sullo stesso "registro"? Con dolcezza a chi parla con dolcezza, con tono duro e aspro a chi mi tratta con durezza, con modi aggressivi a chi li usa con me? Perché non mi decido a lasciar traboccare l'onda della misericordia, già nel tono del mio parlare?

*      Il mio è silenzio (quando c'è) accanto alle persone che rispetto e che amo o è un mutismo che ferisce peggio delle parole? E il mutismo degli altri come aiuto a sbloccarlo? Con piccoli gesti di misericordia o con altrettanto astio?

*      Quando sento il cuore pesante e ferito, quando subisco maltrattamenti, decido anzitutto di pregare per la persona che mi fa soffrire?

*      Con gente diversa da me (extracomunitari, oppure persone che si sono perse su strade sbagliate) so non essere giudicante e so fare, io per primo, qualche gesto di benevolenza e di aiuto?

*      Di fronte ad atteggiamenti negativi, di chiusura, di cattiva interpretazione dei miei buoni tentativi di aiuto, di misconoscenza, come reagisco? Forse mi chiudo e mi pento del bene che ho fatto? Dove sto andando, circa la mia maturazione umana e cristiana, nella gratuità dell'amore?

 

 

La meditazione non è fine a se stessa, ma tende a farmi entrare in dialogo con Gesù, a diventare preghiera.

 

ORATIO        Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Nel silenzio di tutto il mio essere, lascio emergere,

alla presenza del Signore,

tutto quello che avverto essere per me ostacolo a uno stile di misericordia.

Con il liberante coraggio della verità chiamo per nome questi ostacoli:

orgoglio, durezza, arroganza, mente giudicante, paura di soffrire, ecc.

Consegno poi tutto a Gesù,

chiedendogli di sperimentare in me il suo perdono,

anzi la sua misericordia infinita, di sperimentarla con gioia.

Gli chiederò poi che prenda il mio cuore di pietra

e mi dia un cuore di carne capace di vivere la fatica e la gioia della misericordia.

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarsi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 

È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questo brano, quello che mi ha colpito di più nella meditatio, che ho ripetuto nell’oratio, che ho vissuto come adorazione e preghiera silenziosa nella contemplatio e adesso vivo nell’actio.

 

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

 

Prego con la Liturgia della Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

 

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

 

Arrivederci!