RITIRO ON LINE                                                                                                   
settembre
2013  

 

Venero la Parola di Dio, l’Icona ed il Crocifisso.   Traccio sulla mia persona il Segno della mia fede, il Segno della Croce, mi metto alla presenza del Signore che vuole parlarmi.

La mia casa è tutta sottosopra.

Non è pronta per gli ospiti.

Non è pronta nemmeno per me.

Signore Gesù, perché vuoi entrare?

Che cosa pensi di trovarci?

Non ho nulla di buono da offrirti:

la dispensa è vuota,

i letti sono da rifare,

la polvere è ovunque,

i piatti ancora da lavare.

E io non sono meglio.

Perché vuoi venire proprio a casa mia?

Sai che non sono un uomo buono.

Sai che non sono un uomo onesto.

Tuttavia, se proprio insisti

e se non hai paura di inciampare

nei miei peccati sparsi sul pavimento,

sappi che sei il benvenuto.

Oggi sarà per me un giorno nuovo.

Oggi non avrò paura di iniziare

le grandi pulizie.

Oggi non avrò vergogna della gente.

Se proprio vuoi,

entra nella mia vita

e fanne qualcosa di meglio.

Siediti pure alla mia tavola.

Io metterò i bicchieri

e tu li riempirai

con il vino buono della salvezza.

 

(dal “Hai un momento, Dio?” )

 

 Veni, Sancte Spiritus, Veni, per Mariam.

 

   

DIROTTAMENTI DELLO SPIRITO

  Gesù passa per le strade nel quotidiano della vita di donne e uomini, sfiora i loro sguardi, parla al cuore, suscita interrogativi e desideri profondi, spinge a fare della vita una ricerca insonne, mai conclusa.

 ZACCHEO, L’ UOMO DELL’ALBERO

 

 

 

 

 

 

 

 

LECTIO  Apro la Parola di Dio e leggo in piedi il brano che mi viene proposto   (Lc 19, 1-10)

1Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era

 

Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomoro, perché

 

doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

 

6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al

 

Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi

 

per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

 Parola di Dio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

MEDITATIO   Seduto, rileggo la Parola per più volte, lentamente. Anche la lettura della Parola di Dio è preghiera. Siamo entrati in quella zona più sacra e più lunga del nostro Ritiro On Line: il grande silenzio !   Il protagonista è lo Spirito Santo.

 Il modo migliore per assaporare un brano delle Scritture è accoglierlo in noi come un cibo nutriente per il nostro spirito, è avere la certezza che sia Dio a volerci parlare per farci entrare nelle dimensioni del suo disegno di amore e di salvezza. Se ascoltiamo attentamente la Parola potremo entrare in un rapporto vivo con il Padre, per lasciarci plasmare dal suo stesso "cuore".

 

 

Alla figura della donna del pozzo, sulla quale ci siamo soffermati due mesi fa, possiamo accostare la figura dell'uomo dell'albero, dell'albero del sicomoro, Zaccheo, quasi a conferma di chi è Gesù e di come il suo approccio con la donna del pozzo non fosse un evento isolato, ma fosse il suo modo di stare nella vita.

 Attraversare città e percorrere strade

 "Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando". Ritroviamo anche in questo brano, l’andare di Gesù per strade e attraversare città.

Poco fuori di Gerico, sempre sulla strada, Gesù si era fermato al grido di un cieco. Questi gridava per i suoi occhi spenti, e avevano cercato di farlo tacere. Si va con Gesù e poi si cerca di zittire il cieco, quasi fosse un rompiscatole, uno che disturba. Ma Gesù si ferma…

 

Ora Gesù è in Gerico. E’ entrato. Si intravede nel racconto una città, una strada, una casa, un albero. Perché Dio non è chissà dove: è lì dove sono le donne e gli uomini.

Una strada, un albero, una casa; come una delle nostre strade. E non era una strada transennata quella di Gerico, transennata perché lui passava. Normale la strada, normale l'albero di Gerico. Come i nostri. Con una differenza, forse, che allora gli alberi non erano destinati a morte, per invasione di cemento e miopia di cuore, come i nostri. E la casa, la casa di Zaccheo? Casa normale. Se ti avvicini sembra di sentire le voci e l'allegria di una festa.

E "stava attraversando" la città. Ancora questo verbo, all'imperfetto, quindi verbo non concluso, un verbo che dice che l’azione continua.

Gesù continua ad attraversare la nostra città, quella in cui abitiamo.

 

La strada, luogo dell’imprevisto

Ci possiamo porre una prima domanda: nelle nostre comunità abbiamo la tentazione di sostituire alla pastorale di Gesù, alla pastorale per strade di città e per case di città, la pastorale dei “luoghi ecclesiastici”?

Forse una ragione di questa tentazione potrebbe essere trovata nel fatto che la strada è luogo dell'imprevisto, non c'è nulla di programmato, c'è la vita e la vita accade senza previsioni, e se tu sei un tipo programmato, senti disagio. Preferisci i luoghi dove il programma è già stampato, non c'è che da svolgere un rito già preordinato, senza sorprese né imprevisti.

E poi la strada è di tutti. Lì non c'è una folla radunata ad hoc. Lì tu ci sei, se veramente hai qualcosa da dire, qualcosa che ha un senso. Se no, l'altro se ne va. Sulla strada di tutti, ci sei se hai un gesto che tocca, che tocca veramente l'umanità. Ci sei se parli nel linguaggio delle case, delle strade e della gente.

Gesù parlava nella lingua di tutti.  

 

“Grazie…, grazie per essere qui, grazie per essere venuti… grazie per il gesto di essersi avvicinati, grazie per essere venuti alla Giornata della Gioventù.

Desidero dirvi ciò che spero come conseguenza della Giornata della Gioventù: spero che ci sia chiasso. Qui ci sarà chiasso, ci sarà. Qui a Rio ci sarà chiasso, ci sarà. Però io voglio che vi facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi. Le parrocchie, le scuole, le istituzioni sono fatte per uscire fuori…, se non lo fanno diventano una ONG e la Chiesa non può essere una ONG”.  

(papa Francesco – incontro con i giovani argentini alla GMG di Rio – 25 luglio 2013)

 

Cercare

Attraversava la città. In tutti i sensi. Una città in cui era ancora possibile cercarsi. Colpisce nel brano l'importanza del verbo, che già molte volte abbiamo trovato: il verbo "cercare". Il racconto è incluso tra il verbo cercare, all'inizio: "Zaccheo - è scritto – cercava di vedere chi era Gesù" , e alla fine: "Il Figlio dell'uomo - dirà Gesù - è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" .

Cercare. Zaccheo cerca, Gesù cerca. Ritorniamo con il pensiero alle nostre città, chissà se è vero che ci cerchiamo. E non per vendere qualcosa o per avere qualcosa. Di cose Zaccheo ne aveva. E non tutte erano così immacolate.

Pensate se ci dicessimo che ognuno di noi, al di là delle maschere e al di là del ruolo, ognuno di noi è definito da questo verbo per quello che veramente è: “tu sei quello che cerchi”.

Qui nel vangelo c'è un cercarsi come persone.

 

L’impossibile

Già era avvenuta una cosa incredibile: quell'esattore delle imposte, in avvistamento da un albero di sicomoro, era la riprova che può anche avvenire l'impossibile. Gesù poco prima, parlando di possibili entrate nel regno di Dio, aveva confessato che è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco metta piede nel regno di Dio. Quelli che lo ascoltavano gli avevano detto sconcertati: "E chi può essere salvato?" . E lui, Gesù: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio" . Zaccheo? Potremmo dire: Zaccheo, ovvero tutto è possibile a Dio.

E anche su questo punto dovremmo interrogarci: i cristiani, di fronte al male come reagiscono? La risposta dovrebbe essere: "Sono quelli per cui è possibile l'impossibile" .

"Che cosa ha mai di buono uno come Zaccheo?": forse se lo chiedevano in molti tra quelli che lo conoscevano e accompagnavano Gesù.

"Che cosa ha di buono uno così?". Forse di buono ha il nome. Che poteva significare "puro" o potrebbe significare "Dio si ricorda, Dio ha un pensiero". Ebbene, un nome azzeccato: Dio ha un suo pensiero anche per Zaccheo.

 

Il desiderio che ti salva

Per il resto Zaccheo era "un capo dei pubblicani" , razza odiata, esattore di tasse, mestiere di peccato. E poi "ricco". Che cosa poteva vantare di buono agli occhi della gente? Per di più "piccolo di statura" !

Eppure di lui è scritto: "Cercava di vedere chi era Gesù". Lo salva questo desiderio. Il vangelo non ci spiega perché volesse vedere Gesù. Voleva vederlo e basta. Vederlo di persona. E non c'è, notate, la mediazione della comunità. Anzi, qui c'è una comunità che fa barriera. L'avessero visto gli avrebbero fatto un interrogatorio, magari teologico: ma perché sei qui? che desiderio ti spinge? è un desiderio profondo? o è superficiale? è corretto? è puro?

 

 

Barriere o alberi?

Zaccheo vede solo schiene, una barriera di schiene, e non volti, una barriera di schiene che, per uno come lui, piccolo come lui, era muraglia. E si inventa, lui piccolo, un luogo di avvistamento: l'albero del sicomoro. Il sicomoro appartiene alla famiglia dei fichi e i rabbini spiegavano: "Stare sotto il fico significa essere alla ricerca della verità".

Zaccheo sale sull' albero. Ci possiamo chiedere dove siano oggi gli alberi di avvistamento di Gesù. Ci sono più alberi o più barriere? Le nostre comunità: barriere o alberi? L'albero è sulla strada. Non ti chiede appartenenze. Non ti fa l'interrogatorio. Sali e poi vai. E un po', tra i rami e le foglie, ti puoi anche nascondere. E però è possibile  l’avvistamento di Gesù! Ce n'è, molto più che non in mezzo alle schiene degli osannanti.

  

Tu sei quello che cerchi

L'espressione "cercava di vedere chi era Gesù" suggerisce alcune notazioni.

La prima relativa al verbo cercare. Che presuppone una curiosità. Si parla della conversione come di un fatto non accaduto una volta per sempre, ma come un continuo cercare. Si dice che è questa sete che ci fa grandi. E che se c'è un'arte da coltivare e da insegnare a coltivare, in tempi di spegnimento e di ottundimento, è l'arte di interrogarsi e di interrogare, l'arte di cercare. L'ideale non è la calma della sazietà. Meglio l'inquietudine e il brivido della ricerca.

Tu sei quello che cerchi. E dunque il nostro ideale non è quello di stare in pace, sognando figli e figlie, uomini e donne che siano tranquilli e che non ci inquietino con le loro domande.

Punto d'onore anche secondo la Bibbia è educare a essere sanamente curiosi, a essere cercatori di senso, educare a cercare. Veniamo da un'educazione fatta di risposte, di risposte su tutto e di risposte date prima ancora che sia nata la domanda.

La tradizione ebraica ci potrebbe insegnare qualcosa al riguardo: il teologo Paolo De Benedetti scrisse che “anziché dare risposte prima che sorgano le domande, l'ebreo come impegno primario sente quello di suscitare domande”.

 

Dove ti porta la tua sete?

Dove va la tua sete? Capire dove va la sete delle donne e degli uomini di oggi è importante.

In un midrash della tradizione ebraica su Esodo 3, leggiamo:

 “Fu con il gregge che il Signore lo mise alla prova. Osservano i nostri maestri: una volta, quando Mosè pascolava il gregge di Ietro nel deserto, gli fuggì un capretto: Mosè gli corse dietro sino alla fessura di una roccia; giunto là, il capretto si fermò davanti a una cisterna per bere. Quando Mosè gli fu vicino, gli disse: "Ma io non sapevo che tu corressi per la sete! Sei, dunque, stanco?". E, nel dire così, se lo mise sulle spalle e continuò a camminare. Allora il Santo, benedetto egli sia, gli disse: "Poiché tu hai compassione e sai guidare il gregge degli uomini, sono certo che saprai guidare anche il gregge del mio popolo Israele”.

 

Non si può essere guide se non si sa dove va la sete.

Può sembrare impossibile che uno come Zaccheo, uno come noi – anche noi bassi di statura -, possa sentirsi un giorno attraversato da un desiderio di vedere "chi era Gesù". Dentro la vita di ogni giorno, fatta di scartoffie e di soldi, di protezioni e di corruttele, chissà come mai gli era nato sorprendentemente in cuore quel desiderio. Il quale, notate, era più profondo di quanto a prima vista possa apparire. Non era semplicemente il desiderio di vedere Gesù, di vederlo con gli occhi. Ce n’era di gente cui bastava questo: era il grande personaggio, dicevano, che aveva doti taumaturgiche. Allora tutti in fila. C'era una folla, un assedio di folla. Anziché portarlo a lui, erano una barriera, erano schiene. I militanti-barriera ci fanno sempre pensare. Non fanno una buona figura nel vangelo; nemmeno le folle fanno una gran bella figura, contagiate come sono da facili entusiasmi, spersonalizzate. Siamo alla fine del vangelo. Tra poco la folla griderà: "Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba" (Lc 23,18).

Che cosa avevano capito di Gesù? Zaccheo voleva capire che tipo di uomo, che tipo di Messia fosse. Gesù trova Zaccheo a una fessura di sete, come Mosè trovò il capretto. Dice il vangelo: "Cercava di vedere chi era Gesù".

 

Vedere Gesù

Vedere Gesù. È questo il centro. Dall'inizio del vangelo c’è l’inizio di una ricerca. All'inizio del Vangelo di Giovanni troviamo i due discepoli del Battista che vogliono vedere dove abita.

E, a metà del vangelo, il gruppo dei greci che dicono a Filippo: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,21). Gesù, chiediamoci, è al centro della nostra testimonianza, della nostra predicazione (per chi ha questo servizio)? Qualcuno viene a dirci: "Ma parlateci di Gesù, del vangelo!". Vogliamo vedere Gesù!

Cerchiamo il Gesù dei vangeli attraverso le pagine che la liturgia ci regala ogni domenica! cerchiamo di capire chi era! e quale era il suo modo di stare al mondo, perché diventi il nostro!

Non basta un entusiasmo. Occorre confrontarci seriamente con le Scritture. Ascoltarlo, vederlo non nelle suggestioni, ma nelle Scritture.

  

Chi è Gesù?

C'è un' altra profondità rilevante nell' espressione "cercava di vedere chi era Gesù". "Chi era", quali sentimenti, pensieri, sogni lo abitavano, quale passione? Il problema forse non è Dio o l'esistenza di Dio, bensì quale Dio. Quale immagine di Dio, quale immagine di Gesù?

E allora la domanda: Zaccheo ha trovato, o meglio, ha intravisto chi mai fosse Gesù. Ma quando e dove?

Lo capì dall'alto dell'albero, e lo capì nella casa. Capì chi era Gesù.

Sull'albero capì che Dio sì lo cerchi, ma grazia delle grazie è che tu sei cercato da Dio. Dall'albero si accorse dello sguardo di Gesù, uno sguardo per lui: "Gesù - è scritto - alzò lo sguardo" . Si accorse che nel desiderio di Gesù c'era anche lui, uno come lui. Pensava di essere lui a cercarlo, si accorse di essere cercato. Lo sentirà dire nella sua casa: "Sono venuto a cercare chi era perduto". Quel Messia era veramente una sorpresa: aveva occhi per uno come lui, basso in tutti i sensi. E ne ebbe una conferma nella casa perché, tra le tante case di Gerico che avrebbero potuto offrire a lui ospitalità, lui aveva scelto proprio la sua, e ci stava bene.

 

Si sta bene, a casa di Zaccheo

Zaccheo vedeva che Gesù ci stava bene. E Gesù difendeva la sua casa. La difendeva contro tutti quei militanti che lo criticavano: "È entrato - dicevano - in casa di un peccatore" . E lui in faccia a loro difese la sua casa, proprio la sua. Disse: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza”. E smettete di sbandierare la vostra appartenenza ad Abramo! “perché anch’egli è un figlio di Abramo" . Zaccheo, uno che conobbe nel giro di poche ore chi era Gesù, lo capì prima dallo sguardo, così diverso da quello della folla che lo accompagnava. Poi lo capì dalla cena nella sua casa, la cena con i peccatori.

 

Grande insegnamento! Si può camminare anni, gridando un'appartenenza e non capire niente di lui, e puoi passare poche ore e capire. Capire che lui è la misericordia, la misericordia che ti mette in piedi e ti invita a camminare. Cosa che non andava giù agli altri.

Essere cercati, questa è la grazia. Cercati da Dio, pensate! Essere nel suo desiderio, nel suo amore. Essere amati da Dio.

 

Cercato e amato quando ancora sono un peccatore

E grazia delle grazie essere cercati e amati, quando ancora, come Zaccheo, siamo peccatori. Come ricorda Paolo: "Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (Rm 5,8).

"Mentre!": grazia delle grazie! Ma anche scandalo e motivo di mormorazione. Luca annota: "Vedendo ciò tutti mormoravano: 'È entrato in casa di un peccatore!" .

"Tutti!" pensate, tutta quella folla di osannanti. E non si sarebbero di certo scandalizzati se si fosse fatto invitare a una cena di peccatori convertiti. Lo scandalo era che quel rabbi mangiava con peccatori e pubblicani non convertiti!

 

Gesù non ha fatto niente, proprio niente, mai niente, per evitare questo scandalo. Perché? Perché ne va del centro della nostra fede, che è la gratuità di Dio. Non un do ut des: mangio con te perché ti sei convertito. Questo appartiene alla nostra ovvietà: tu mi dai, io ti do.

lo non so se noi oggi scandalizziamo per questo perché mangiamo con i peccatori, perché predichiamo non la reciprocità ma la gratuità, perché diamo testimonianza nella vita a una logica che non è ristretta all’ “io ti amo se tu mi ami e quanto tu mi ami". A costo di scandalizzare, custodiamo questa buona notizia, che i benpensanti - non pensanti secondo il vangelo - cercano di rimuovere.

Per loro Gesù ha sbagliato casa andando da Zaccheo. Loro sanno qual è la casa in cui devono stare loro e deve stare Dio.

Gesù invece ha scelto un'altra casa. È come se fosse una necessità per lui, una necessità del cuore, infatti dice: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermar mi a casa tua" .

"Devo", non posso fare a meno, è per me una necessità, una necessità di cuore: "Oggi devo fermarmi a casa tua".

Come se Gesù dicesse agli osannanti, a loro che già hanno stabilito quali sono le case per lui e chi sono i figli di Abramo: "Non siete voi a prenotare a Dio la casa".

 

In movimento

Ma Gesù quel giorno sbalordì tutti, vide muoversi Zaccheo, solo lui in movimento, a differenza degli osservanti immobili nei loro schemi e pregiudizi. Vide Zaccheo muoversi nello spirito, lo udì dire: "lo do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto".

E in faccia a coloro che fissano case e distribuiscono patenti del Regno, lui, Gesù, in una casa di peccatori, disse, a memoria per i secoli futuri: "Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" .

 

Sgorga dal cuore di chi è stato cercato da Dio

lo non so quali saranno stati i pensieri di Zaccheo, quando la notte chiuse la casa. Ma non sono lontano dall'immaginare che avrebbe potuto quella notte rivolgersi a Dio con la bellissima preghiera del libro della Sapienza, vera anche per ciascuno di noi:

Signore, tutto il mondo davanti a te

è come polvere sulla bilancia,

come una stilla di rugiada mattutina

caduta sulla terra.

Hai compassione di tutti,

perché tutto puoi,

chiudi gli occhi sui peccati degli uomini,

aspettando il loro pentimento.

Tu infatti ami tutte le cose che esistono

e non provi disgusto

per nessuna delle cose che hai creato.

 (Sap 11,22-24).

 

 

 

 ORATIO    Domando umilmente di poter essere coerente con le indicazioni emerse dalla meditatio. Esprimo fede, speranza, amore. La preghiera si estende e diventa preghiera per i propri amici, per la propria comunità, per la Chiesa, per tutti gli uomini. La preghiera si può anche fare ruminando alcune frasi del brano ripetendo per più volte la frase/i che mi hanno fatto meditare.

 

Tu, nostro Dio, sei buono e veritiero,

sei paziente e tutto governi

secondo misericordia.

Anche se pecchiamo, siamo tuoi,

perché conosciamo la tua potenza;

ma non peccheremo più,

perché sappiamo di

appartenerti.

Conoscerti, infatti,

è giustizia perfetta,

conoscere la tua potenza

è radice d’immortalità.

 

(da Sapienza 15, 1-3)

 

 

CONTEMPLATIO     Avverto il bisogno di guardare solo a Gesù, di lasciarmi raggiungere dal suo mistero, di riposare in lui, di accogliere il suo amore per noi. È l’intuizione del regno di Dio dentro di me, la certezza di aver toccato Gesù.

 È Gesù che ci precede, ci accompagna, ci è vicino, Gesù solo! Contempliamo in silenzio questo mistero: Dio si fa vicino ad ogni uomo!

 

Per Cristo, con Cristo e in Cristo

a te, Dio Padre Onnipotente,

nell’unità dello Spirito Santo,

ogni onore e gloria

per tutti i secoli dei secoli.

AMEN

  

 

ACTIO     Mi impegno a vivere un versetto di questi brani, quello che mi ha colpito di più.

Si compie concretamente un’azione che cambia il cuore e converte la vita. Ciò che si è meditato diventa ora vita!

Prego con la Liturgia delle Ore, l’ora canonica del giorno adatta al momento.

Concludo il momento di lectio recitando con calma la preghiera insegnataci da Gesù: Padre Nostro...

Arrivederci!

 

(spunti liberamente tratti da una riflessione di don Angelo Casati)